EVENTI SLOW FOOD 6 WINE
mese di gennaio 2013

25 gennaio 2013
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L’azienda Contrade di Taurasi festeggia con Slow Wine i suoi 10 anni di
attività
Prima verticale storica di Taurasi dal 1998 al 2008
ROMA, VENERDI 25 GENNAIO
ore 18 e 30
Hotel Excel di Roma
via degli Scolopi 31
Azienda Contrade di Taurasi
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L’azienda nasce con il marchio Cantine Lonardo, divenuto in seguito
Contrade di Taurasi, nel 1998, nel cuore del territorio storico di
produzione, a Taurasi, per opera della famiglia Lonardo e si dà come
missione quella di produrre vino da vitigni autoctoni, studiando e
sperimentando le migliori tecniche colturali ed enologiche .
La cantina dal 2011 ha il massimo riconoscimento – “la chiocciola” della guida Slowine – a testimonianza della qualità e dei valori trasmessi.
Grazie alla loro disponibilità e a Marina Alaimo che ha ideato la
degustazione, curandone tutti i dettagli, avremo il piacere di presentare nella bella sala meeting dell’hotel Excel:

Grecomusc 2011
Da vitigno autoctono su piede franco, salvato e vinificato in purezza
esclusivamente da Contrade di Taurasi.
Taurasi
1998, 1999, 2000, 2001, 2003, 2004, 2005, 2007 e 2008
Coste e Vigne d’Alto 2008
( i due crù aziendali)

Con:
– Francesca Rocchi presidente Slow Food Lazio
– Luciano Pignataro giornalista de”Il Mattino” e responsabile Slowine Campania, vicepresidente Arga Campania,
– Fabio Turchetti giornalista de”Il Messaggero” e responsabile Slowine Lazio
– Marina Alaimo giornalista e Slowine Campania
– Flavio Castaldo archeologo e vignaiolo dell’azienda Contrade di Taurasi
– Andrea Petrini Slowfood Roma e Wineblogger
– Paolo Mazzola Slowine.

La degustazione sarà accompagnata da:
Focaccia bianca del forno di Veroli di Franco Sanità
Pane di Montecalvo az. La Pacchiana
Mozzarella di bufala del consorzio “Mozzarella di bufala d.o.p.”
Pecorino maturato in grotta del Caseificio De Juliis
Capocollo di Mario Carrabs
Pecorino Carmasciano a.agr. d’Apolito
Gelato al Grecomusc dell’artigiano Roberto Troiani

Il costo dell’evento è 20 euro per i soci Slow Food e 22 Euro per i non soci

Per le prenotazioni:
Paolo Mazzola 3402637060
Andrea Petrini 3771615140

Lo starseto di Taurasi:i resti di un antico paesaggio
di Flavio Castaldo
Taurasi è un piccolo paese rurale sulla riva del Calore, nel cuore
dell’Irpinia. E’ diventato famoso nel mondo per aver dato il nome
all’unico vino DOCG rosso campano. E’ per tradizione ultracentenaria un
paese produttore di vino.
Sono suggestivi i racconti di molti anziani di quando commercianti di vino, provenienti da ogni parte d’Italia giravano per il paese alla ricerca di vino sfuso da acquistare. Ancora in paese si vedono case in stile Liberty che ricordano il periodo di massima fioritura di un tal tipo di commercio. Nei primi anni del XX secolo era non a caso anche la stazione ferroviaria da cui partivano vini e uve per le grandi
cantine del nord dell’Italia e della Francia, dove la filossera ebbe
effetti devastanti e si sentì la necessità di importare vini dal Meridione d’Italia, che restò a lungo immune dal fenomeno prima degli anni 20 del’900.
Il centro antico è appoggiato su una piccola collina, a circa 350
metri sul livello del mare. Per arrivarci superato il ponte sul fiume
Calore si percorre una strada tortuosa che si arrampica su di una collina.
Al di là delle insegne o di pubblicità piuttosto rare a dimostrazione che
l’industria enoturistica non ha ancora invaso il territorio, se si guarda
intorno si vedono numerosi nuovi impianti di vigneti, noceti, e aree
coltivate a grano.
La frammentarietà della proprietà a giudicare da documenti della fine del XVI secolo sembra un fatto storico accreditato.
Si possono leggere i nomi delle attuali famiglie di questo piccolo centro
nell’elenco dei proprietari terrieri donatori per i lavori di costruzione
della Chiesa della Madonna del Rosario. Molte di queste famiglie sono
attualmente produttori di vino o conferitori di uva. La piccola proprietà
ha salvaguardato la promiscuità delle culture ma la presenza dei filari di
viti a cordone speronato aumenta anno per anno.
“ (…) Quando per detta esportazione il vino diventò una merce grandemente
ricercata e pagata a prezzo altamente remunerativo, si distrussero i
castagneti, si abbatterono le piantagioni di nocciuoli e con rapidità
fulminea, nei piani, sui colli e ovunque v’era palmo di terreno libero, si piantarono viti senza più badare se ad esse confacessero terreno e
clima”. Queste parole sembrano descrivere quanto sta avvenendo oggi ma la storia è fatta di corsi e ricorsi e A. Valente parla di ciò che avveniva
un secolo fa. L’aglianico, per la sua alcolicità, il suo colore rubino
intenso e la complessità dei profumi, così come il primitivo pugliese o il
nero d’avola siciliano, era adatto per tagliare le grandi produzioni del
nord. Di recente è stato pubblicato uno studio della regione Campania sui
Patriarchi di Provincia è non a caso il piccolo centro si è rivelato ricco
di piante ultracentenarie: Il Cea ha censito a Taurasi dieci piante di
vite ultracentenarie aglianico, rovello bianco detto comunemente
Grecomuscio e coda di volpe, che per la loro vecchia robustezza non si
sono mai accorte della filossera e ne sono sopravissute.
Questi ultimi due vitigni, giudicati per molti anni minori, erano usati
per fare un poco di vino spumante, dolce, per uso esclusivamente
familiare, come si usava dire adatto alle donne. Allora gli impianti di
vite erano tutti col sistema tradizionale “a starseto” o
“avellinese”.
Un impianto con una tradizione millenaria come è possibile dedurre dalla descrizione che ne da Plinio il Vecchio nel I sec. d.C. (Naturalis
Historia XVII.166) chiamandolo vigna a compluvium, poiché sembra formare
una stanza con uno spazio aperto al cielo. Nel compluvium o starsete le
vigne sorrette da pali oppure da alberi bassi sono disposte ai quatto lati
di un quadrilatero, a circa 3/4 metri di distanza le une dalle altre. Ai
quatto pali sono legate le corde di giunco in modo da unire i quattro lati
e le diagonali del quadrilatero, a circa 1.80/ 2.00 metri di altezza.
Questo tipo di impianti oltre a garantire una grande produttività
consentiva di lasciare liberi degli spazi per una promiscuità di colture
su di un livello superiore con olivi o alberi da frutta e inferiore con
ortaggi, grano o mais. Il piccolo proprietario terriero in questo modo
aveva la possibilità di trarre più fondi di reddito dal suo podere.

Il visitatore che arriva a Taurasi aspettandosi di vedere paesaggi quali
quelli del Chianti o delle Langhe resta deluso o affascinato da una vista
assolutamente originale.
Quello starsete così frequentemente utilizzato agli inizi del ’900 è sopravvissuto in molte proprietà e non tutte le aziende, per lo più piccole e a conduzione familiare, hanno adottato gli impianti viticoli più facili e più produttivi a cordone speronato anche se
quei lunghissimi filari con notevole densità di piante hanno vita facile
sulle dolci pendenze della collina di Taurasi.

Queste dieci sono solo un esempio di tutte le viti secolari che ancora
numerose sono sparse nelle campagne taurasine. Ancorasi possono vedere i
contadini che su scale a tre piedi ( o’ trespolo) potano oppure
vendemmiano con una lentezza e una meticolosità di altri tempi.
Passeggiando per i campi di Taurasi è bello ammirare questi patriarchi con
piedi dai diametri insoliti per chi è abituato a vedere gli impianti nuovi
a cordone speronato o a guyot. Si ammirano rami simili a spire di serpenti
sospesi in alto in un equilibrio apparentemente precario ma che dura da
secoli. I terreni sciolti a base calcarea e limosa hanno impedito il
proliferare della filossera salvando le vigne su piede franco e questi
meravigliosi impianti. Come anche lo stesso Plinio racconta il compluvium
non è ottimale per la qualità a causa della cattiva esposizione al sole
ma allora era usato perché consentiva una grande produzione d’uva, oggi
bisogna salvarli perché ultimi testimoni di una tradizione che non
conosceva ancora le denominazione di origine ma che soddisfaceva le
esigenze di generazioni di agricoltori e commercianti della favolosa
bevanda.
da: LUCIANO PIGNATARO press@lucianopignataro.it

SLOW FOOD CALABRIA
eventi di gennaio 2013

Domenica 20 Gennaio ore 13,15 ‘A Quadara ed. 2013. Il cibo locale e di stagione trova la massima espressione, in questo periodo, nel maiale. Il rito della quadara viene interpretato al meglio nei paesi della presila cosentina e a Magli di Trenta in un ristorante storico, All’ Ulivo ( 0984432371) le sorelle Vecchio, Duilia in cucina e Anna in sala, appassionate e competenti, presenteranno le tradizionali preparazioni successive alla macellazione. Partenza, perciò, con le classiche frittule e, a seguire, involtino di verza al forno, gelatina, pitta sfornata al momento cu li frisuli, pennoni al ragù di costine e pancetta, provaturo, fegato al velo, soffritto, capicollo arrosto, pancetta e l’immancabile uovo. Il tutto inframezzato da scarola riccia a mappina, friitino, olive ‘mbite. A chiudere, turdilli, scalilli e chinulille incartellate. In abbinamento il Gaglioppo di Carmine Gagliardi e la fisarmonica di Salvatore. Posti disponibili 45. I soci pagano ?. 25,00. Gli aspiranti ?. 30,00

Sabato 16 Febbraio 2013 ore 20,00 Laboratorio del Gusto, I VINI ARTIGIANALI. Affrontiamo un argomento che in futuro susciterà sempre più interesse. Il vino “industriale” con i suoi supporti chimici viene messo in discussione quando ci si imbatte in vini artigianali fatti bene. Esistono pratiche di vinificazione corrette che ci fanno dire che non tutti i vini del “contadino” fanno venire mal di testa e arsura. Tematiche appassionanti da affrontare seduti ai tavoli della trattoria “La Giara” di Cerzeto. A confronto tre vini di diversi produttori da degustare in maniera anonima, prima dalla giuria tecnica (4 esperti) e successivamente, nel corso della cena, dalla giuria popolare ( 30 partecipanti ). Emilio, per l’occasione, preparerà l’abituale lunga serie di antipasti, seguiti da due primi e dai suoi formaggi ai quali viene restituita dignità di vero secondo. Chiuderanno i dolci tipici di Filomena. L’iniziativa avrà carattere annuale, sarà riservata a piccoli produttori che vinificano solo le proprie uve, esclusi, perciò, tutti quelli che comprano le uve, anche se raggiungono un buon risultato. Posti disponibili 30. Riservato ai soci in regola che pagheranno ?. 20,00.

Domenica 24 Febbraio 2013 ore 13,15 Pranzo quaresimale, né carne né pesce. La Quaresima ha importanti aspetti spirituali, dovrebbe essere l’occasione per riparare gli errori passati e purificare lo spirito. Anche il corpo, con l’astinenza e il digiuno, troverebbe vantaggio depurandosi da tante scorie. Il messaggio che viene da chi,come noi, predica il diritto al piacere deve intendersi come l’occasione per verificare che si può avere godimento dal cibo anche senza la carne, assaporando legumi, cereali,verdure, uova, patate, formaggi ecc.ecc. Siamo a Conflenti nel ristorante dell’azienda agrituristica “Le Muraglie” (Osterie d’Italia) -096864367- nel regno dei fagioli che quì chiamano “suriaca”. In cucina la mitica signora Matilde, nell’orto il marito Armando, in sala il figlio Massimiliano. Possiamo parlare di metro zero, anche il piacevole vino rosso è prodotto da loro. Si finisce con mostaccioli al miele,biscottini con le mandorle, bocconotti con mostarda. Posti disponibili 35. Soci ?. 22,00. Aspiranti ?. 25,00. Conflenti si raggiunge dall’uscita A3 Altilia -a sx- seguendo le indicazioni per Martirano. Tempo di percorrenza da Cosenza: 30 minuti tranquillamente.
Prenotazioni: stesso mezzo o 337875782

da: Raffaele Riga

Categorie: Slow Food

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