6 MAGGIO 2015 RIUNIONE OPERATIVA DELLA PROTEZIONE CIVILE REGIONALE CON I SINDACI
Si è svolta oggi la riunione operativa sul rischio Vesuvio con i sindaci della zona rossa per fare il punto sui piani territoriali e i piani di emergenza comunali.
All’incontro, coordinato dall’Assessorato alla Protezione civile, hanno partecipato 18 sindaci (sui 25 che fanno parte della zona rossa), rappresentanti del Dipartimento nazionale di Protezione civile, i vertici dell’Acam (l’Agenzia campana per la mobilità) e della Protezione civile regionale.
In particolare, sono stati affrontati i temi relativi ai gemellaggi con le altre Regioni, alle aree di incontro dove le regioni ospitanti si faranno carico dei cittadini da evacuare, alle aree di attesa comunali, alle problematiche dei trasporti.
Si è stabilito di dare priorità assoluta alla scelta delle aree di attesa comunali, quelle in cui i cittadini, che non utilizzano mezzi propri in caso di evacuazione, verrebbero prelevati da veicoli regionali.
La competenza è dei Comuni, coordinati dalla Regione al fine di assicurare compatibilità fra i Comuni adiacenti e con il piano regionale dei trasporti.
A breve sarà convocata una ulteriore riunione specifica con il Comune di Napoli, stretto fra due vulcani.
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25 aprile 2015 – VESUVIO e CAMPI FLEGREI le due zone.
IL VESUVIO di NAPOLI è un vulcano di tipo composito, raggiunge l’altezza di 1281metri s.l.m. Ha una superficie di 150kmq.e la popolazione più esposta consta di 800mila persone ma si calcola che complessivamente sarebbero 3milioni le persone coinvolte in un eventuale evento vulcanico. Cominciò la sua attività 39mila anni fa; l’ultima eruzione è avvenuta nel 1944: a Napoli non furono pochi i tetti crollati sotto il peso della cenere. Attualmente il suo stato è definito quiescente e la scoss di magnitudo 2.4 avvenuta lunedì 4 maggio 2015 rientra, secondo gli studiosi, nella normale attività di sonnolenza. Rassicura il fatto che il Vesuvio è il vulcano più monitorato al mondo, anche più dell’Etna che regala ancora emozioni con le sue eruzioni annuali.
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CAMPI FLEGREI di NAPOLI: è una caldera, con numerosi crateri e fumarole sparse per tutto il comprensorio puteolano. Raggiunge l’altezza massima di 458metri s.l.m. Ha una superficie di 180kmq.con una attività che risale a 60mila anni fa. L’ultima eruzione, nel 1538, dette vita ad un vulcano (Monte nuovo) distruggendo l’intero abitato di Tripergola. Lo stato attuale è quiescente e la popolazione dei 6 comuni circostanti ammonta a 500mila unità.
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Vesuvio e Campi Flegrei, sarebbe un unico bacino magmatico, doppio rischio. Secondo lo studio di due vulcanologi dell’Osservatorio Vesuviano, i due siti hanno una camera magmatica comune da cui il magma potrebbe risalire in qualunque momento. Ci sarebbe un’unica, estesa, camera magmatica a 8-10 chilometri di profondità nel Distretto vulcanico napoletano. Un bacino comune alla caldera dei Campi Flegrei e al Vesuvio, colmo di magma, che potrebbe fuoriuscire in qualsiasi momento e risalire in tempi brevi verso la superficie. A sostenerlo, in uno studio recente pubblicato nella sezione Scientific Reports della rivista scientifica Nature, due vulcanologi dell’Osservatorio Vesuviano, Lucia Pappalardo e Giuseppe Mastrolorenzo.(sintesi del servizio di Viviana Monastero, National Geogrephic Italia)
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16 APRILE 2015 – RISCHIO VESUVIO, PROTEZIONE CIVILE AI SINDACI: “ATTENZIONE AI CARICHI DA CENERE NELLA PREDISPOSIZIONE DEI PIANI DI EMERGENZA E NEGLI STRUMENTI URBANISTICI”
Una missiva ai sindaci della zona rossa e della zona gialla del Vesuvio è stata inviata dalla Protezione civile della Campania per chiedere alle amministrazioni di valutare con attenzione gli effetti strutturali che potrebbero derivare dai carichi da cenere in caso di eruzione del Vesuvio sia nella zona rossa che nella zona gialla, tenendo conto delle linee guida approvate dalla Giunta regionale il 9 febbraio scorso.
La necessità è emersa per fare in modo che i Comuni interessati si dotino di un valido strumento che porti ad adeguare gradualmente gli immobili rendendoli in grado di resistere ai carichi da cenere. Inserendo infatti le Linee Guida nei piani di emergenza che i Comuni stanno sviluppando con fondi regionali di protezione civile e inserendole nei piani urbanistici si potrebbe intervenire nell’adeguamento delle costruzioni esistenti e sulle nuove costruzioni.
Ai sindaci si segnala che, in coordinamento con il Dipartimento nazionale di Protezione civile, si è valutato il valore di un carico che probabilisticamente sia omogeneo con le norme tecniche sulle costruzioni; in particolare si è scelto il carico da cenere che ha probabilità del 10% di superamento nel corso dell’eruzione subpliniana di scenario, considerando il massimo valore in ciascun comune che si é ricavato dagli studi dell’INGV; nella valutazione del massimo sono escluse le zone Sic e Zps.
Il carico a secco della cenere va opportunamente incrementato in caso di pioggia e vanno utilizzate le stesse regole del calcolo delle azioni da neve. Quindi il carico indicato vale per le coperture piane, mentre diminuzioni del carico si hanno all’aumentare della pendenza del tetto.
Si allega il carico massimo per Comune/Quartiere per probabilità di superamento del 10%.
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13 APRILE 2015 – DOMANI CONFERENZA STAMPA SU CENTRO SPERIMENTALE DI SVILUPPO DELLE COMPETENZE NELLE COSTRUZIONI L’assessore al Lavoro della Regione Campania interverrà domani, martedì 14 aprile, alle 12 presso l’azienda Aedifica in via Brin, 63 alla conferenza stampa di presentazione del Centro Sperimentale di Sviluppo delle Competenze nell’area delle Costruzioni EDIL-LAB.
Il CSSC EDIL-LAB nasce con l’obiettivo di rafforzare la qualità dell’offerta formativa nell’area delle costruzioni in Campania, in risposta a specifici fabbisogni professionali espressi dalle imprese del settore presenti sul territorio. Promosso dalla Regione Campania, il Centro è una struttura abilitata a programmare iniziative formative utili a favorire un sempre più effettivo incontro tra domanda e offerta di lavoro.
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3 APRILE 2015 – CAMPI FLEGREI, APPROVATA ZONA GIALLA COSENZA: “INCLUDE 24 QUARTIERI DI NAPOLI E 6 COMUNI. SI AGGIUNGONO A QUELLI IN ZONA ROSSA”
“Sono 24 i quartieri di Napoli (tutti tranne Ponticelli e quelle già inserite in zona rossa) e ulteriori 6 i Comuni della provincia partenopea inclusi nella Zona Gialla dei Campi Flegrei appena approvata dalla Giunta regionale della Campania, così come trasmessa dal Dipartimento nazionale di Protezione civile al termine di un intenso processo di condivisione interistituzionale. E’ questa anche l’area che è maggiormente sotto vento secondo le statistiche dei venti in quota”. Così l’Assessore regionale alla Protezione civile, Edoardo Cosenza.
“La Zona Gialla – ha detto l’assessore Cosenza – si aggiunge alla Zona Rossa già individuata precedentemente che include 550mila abitanti dei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, parte di Marano e una piccola zona di Giugliano, nonché alcune aree di Napoli (Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Soccavo, Posillipo, Chiaia, una parte di Arenella, Vomero, Chiaiano e San Ferdinando)”.
“La Zona Gialla è quella che include le aree in cui vi è una probabilità del 5% che vi sia un carico di cenere ‘asciutta’ superiore a 300 kg/mq, nel caso in cui si verifichi l’eruzione scelta di scenario. La definizione di quest’area, cui si è giunti in raccordo con il Dipartimento della Protezione civile e la Commissione di esperti, si basa su recenti studi e simulazioni della distribuzione a terra di ceneri vulcaniche prodotte da un’eruzione di taglia media da una bocca eruttiva in qualunque posizione all’interno della caldera flegrea, con altezza della colonna eruttiva pari a 12 chilometri” ha spiegato l’assessore.
“La proposta relativa alla individuazione della Zona Gialla dei Campi Flegrei è fra gli ultimi atti firmati da Franco Gabrielli, appena nominato Prefetto di Roma, nella qualità di Capo del Dipartimento nazionale di protezione civile” ha ricordato Cosenza.
“Tutti i Comuni inclusi nella Zona Gialla dovranno valutare la tenuta degli edifici dai carichi da cenere previsti e tenerne conto nella predisposizione dei relativi Piani di emergenza già finanziati dalla Regione, identificando le strutture sicure staticamente per un pronto ricovero dei cittadini e seguendo le indicazioni regionali e nazionali che verranno successivamente prodotte, nel caso che si debba provvedere a evacuare la popolazione, in tutto o in parte, fuori dal Comune”.
“Naturalmente l’obiettivo di medio termine – ha detto, ancora, l’assessore – è quello di evitare completamente queste problematiche, mettendo in sicurezza tutte le coperture della Zona Gialla. A tal fine la delibera approvata dalla Giunta regionale fornisce anche indicazioni, così come fatto anche per la Zona Gialla del Vesuvio, sui carichi verticali da cenere (concomitanti con la pioggia), che dovranno essere considerati nella realizzazione di nuove costruzioni o nell’adeguamento delle esistenti, e sugli spessori di cenere attesi. Sarà molto importante l’adozione di tali indicazioni da parte dei Comuni che potranno inserirle nei Piani di emergenza e nei Piani Urbanistici comunali”.
“Oltre al problema del collasso dei tetti, la deposizione delle ceneri vulcaniche può produrre, a livello locale, l’intasamento delle fognature, difficoltà di circolazione degli automezzi, interruzione di linee elettriche e di comunicazione, possibilità di arresto di motori. Pertanto, sono fornite indicazioni sugli spessori di cenere anche al di fuori della Zona Gialla: i Comuni in un’area molto vasta intorno ai campi Flegrei dovranno comunque tenerne conto, considerando le azioni per ripristinare immediatamente la funzionalità di tutti i servizi essenziali” ha concluso Cosenza.
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30 marzo 2015 A proposito degli eventi vulcanici che potrebbero interessare la Campania dal Vesuvio ai Campi flegrei con Napoli tra i due fuochi.Le cifre del rischio.
PERSONE
700mila abitanti nell’area vesuviana;
550mila abitanti nei Campi flegrei.
COMUNI nella zona rossa:
vesuviana sono venticinque
nei Campi flegrei sono sei
QUARTIERI di Napoli:
nella zona orientale sono quattro
nella periferia occidentale sono sette
I LIVELLI DI ALLARME che precedono l’eruzione sono quattro
TUTTE le regioni italiane sono gemellate con i comuni delle aree vulcaniche
I PORTI nell’area vesuviana sono sei
quelli nell’area flegrea sono quattro
LE RETI FERROVIARIE nell’area vesuviana sono due; nell’area flegrea sono tre.
LE STRADE DI FUGA sono poche quelle che offrono possibilità di uscire dal territorio interessato ad eventi vulcanici; infatti, sono ancora troppe quelle anguste ed è un settore nel quale bisognerà agire in fretta altrimenti le misure di prevenzione messe in atto saranno tutte vanificate.
LO STATO ATTUALE
Wikipedia: Dopo l’eruzione del 1944, il Vesuvio è in fase di quiescenza. Tale periodo di riposo, in base alla descrizione del ciclo sopra descritta, appare atipico, in quanto la ripresa dell’attività eruttiva pare fortemente in ritardo. Per questo, si ritiene che il Vesuvio sia uscito dal tipo di attività fino ad ora studiato, caratterizzato da un condotto praticamente sempre aperto sin dal 1631.
Tuttavia, nel 2001, una ricerca condotta dalle Università di Napoli e di Nizza, e i cui risultati sono stati pubblicati su Science[8], ha permesso di accertare che a una profondità di circa otto chilometri sotto la superficie è presente un accumulo di magma che si estende per circa quattrocento chilometri quadrati, dal centro del golfo di Napoli fino quasi ai contrafforti preappenninici.
Per via di ciò, è lecito aspettarsi i segnali di una ripresa dell’attività in qualunque momento: quindi, il Vesuvio è strettamente monitorato.
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23 MARZO 2015 VESUVIO: NESSUN ALLARME, DOMANI SOPRALLUOGO TECNICO
“Dal monitoraggio costante effettuato dall’Osservatorio Vesuviano non risultano alterazioni dei parametri. Nessun allarme per il Vesuvio”.
Così l’Assessore regionale alla Protezione civile, Edoardo Cosenza dopo aver sentito il direttore dell’Osservatorio, Giuseppe De Natale, in merito alle emissioni di fluidi al largo del Porto di Napoli, segnalate da alcuni quotidiani e siti web.
“Domani mattina – ha riferito l’Assessore Cosenza – i ricercatori dell’Osservatorio, insieme ad unità navali della Guardia Costiera, si recheranno in ogni caso sul posto per effettuare un sopralluogo tecnico e definire con esattezza le cause di queste emissioni”.
“Il fenomeno segnalato – dice Giuseppe De Natale – non è accompagnato da alcun parametro anomalo nelle nostre aree vulcaniche (di tipo sismico, deformativo, termico, ecc).
Domani i ricercatori effettueranno prelievi e misurazioni per accertare la reale natura di tali emissioni che, allo stato attuale di conoscenza, potrebbero essere prodotte da molti fenomeni diversi (es. rottura di condutture, fognature sottomarine, ecc.) piuttosto che da fenomeni vulcanici.
In particolare, la localizzazione fornita del punto di emissione risulta esattamente in corrispondenza con le condutture fognarie che partono dall’impianto di depurazione localizzato sul punto della costa più prossimo ad esso”.
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13 FEBBRAIO 2015 – VESUVIO, APPROVATA NUOVA ZONA GIALLA
COSENZA: “INCLUDE 63 COMUNI ESPOSTI AL RISCHIO CADUTA CENERI”
GABRIELLI: “ULTERIORE TASSELLO PER PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA”
“Sono 63 i Comuni inclusi nella nuova zona Gialla del Vesuvio insieme ai quartieri di Barra, San Giovanni e Ponticelli del Comune di Napoli”.
Così l’assessore regionale alla Protezione civile Edoardo Cosenza, sull’approvazione della nuova proposta di delimitazione dell’area approvata dalla Giunta regionale e definita in accordo con il Dipartimento nazionale della Protezione civile.
“La zona gialla – ha detto l’assessore Cosenza – include i Comuni che ricadono all’interno o sono intersecati dalla curva di probabilità di superamento del 5% del carico di 300 kg/mq determinato dall’accumulo di ceneri vulcaniche. La definizione di quest’area, cui si è giunti in raccordo con il Dipartimento della Protezione civile, si basa su recenti studi e simulazioni della distribuzione a terra di ceneri vulcaniche prodotte da un’eruzione sub-Pliniana, in funzione della direzione variabile del vento. L’emissione delle ceneri vulcaniche all’inizio dell’eruzione è molto abbondante e, in poche ore, porta ad accumuli considerevoli a 10-15 Km dal vulcano. Spessori di deposito maggiori di 10 cm possono coprire aree a distanza di 20-50 km dal vulcano; ovviamente, l’estensione dell’area esposta alla ricaduta di ceneri dipende dall’altezza della colonna eruttiva e dalla direzione dei venti al momento dell’eruzione”.
“I Comuni della zona gialla sono stati definiti considerando le statistiche storiche del vento in quota, statistiche che indicano le direzioni est e sud-est come quelle dove il vento spira più giorni all’anno: perciò, nello scenario eruttivo considerato, quest’area è considerata quella con una probabilità maggiore di essere coinvolta nella ricaduta di ceneri vulcaniche con il possibile conseguente crollo dei tetti. I 63 Comuni interessati dovranno tener conto del problema nei piani di emergenza recentemente finanziati dalla Regione Campania, identificando le strutture sicure staticamente per un pronto ricovero dei cittadini e seguendo le indicazioni regionali e nazionali che verranno successivamente prodotte, nel caso che si debba provvedere a evacuare la popolazione, in tutto o in parte, fuori dal Comune.
“Naturalmente l’obiettivo di medio termine – ha aggiunto l’assessore – è quello di evitare completamente queste problematiche, mettendo in sicurezza tutte le coperture della zona gialla. A tal fine la delibera approvata dalla Giunta regionale fornisce anche indicazioni sui carichi verticali da cenere (concomitanti con la pioggia), che dovranno essere considerati nella realizzazione di nuove costruzioni o nell’adeguamento delle esistenti, e sugli spessori di cenere attesi. Sarà molto importante l’adozione di tali indicazioni da parte dei Comuni che potranno inserirle nei Piani Urbanistici comunali. Finalmente poniamo rimedio ad una mancanza dei decenni passati. Anche i comuni in zona rossa potranno utilizzare le indicazioni per la messa in sicurezza delle coperture.
“Oltre al problema del collasso dei tetti, la deposizione delle ceneri vulcaniche può produrre, a livello locale, l’intasamento delle fognature, difficoltà di circolazione degli automezzi, interruzione di linee elettriche e di comunicazione, possibilità di arresto di motori. Pertanto, sono fornite indicazioni sugli spessori di cenere anche al di fuori della zona gialla: i Comuni in un’area molto vasta intorno al Vesuvio dovranno tenerne conto nella redazione dei piani di emergenza, considerando azioni per ripristinare immediatamente la funzionalità di tutti i servizi essenziali”, conclude Cosenza.
“La delibera regionale – ha ribadito il capo del Dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli – è un ulteriore tassello del complesso puzzle che è la pianificazione di emergenza; infatti, si aggiunge al decreto del presidente del Consiglio dei Ministri sull’aggiornamento della zona rossa vesuviana, agli indirizzi per l’aggiornamento della pianificazione che devono essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale. E ancora una volta emerge come la condivisione dell’intero percorso all’interno del Servizio nazionale della protezione civile sia fondamentale, partendo proprio dai Comuni.”
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21 GENNAIO 2015 – 268 DEL VESUVIO, COSENZA E VETRELLA IN VISITA AL CANTIERE. NUOVO SVINCOLO DI ANGRI E COLLEGAMENTO CON L’AUTOSTRADA A3 PRONTI ENTRO NOVEMBRE
“Procedono spediti i lavori ai cantieri relativi al Grande progetto che riguarda la Statale 268 del Vesuvio.”
Lo dice l’assessore Edoardo Cosenza, coordinatore dei Grandi progetti regionali, che questa mattina ha effettuato un sopralluogo sul posto insieme con l’assessore ai Trasporti Sergio Vetrella e con la coordinatrice della task force Campania dell’Agenzia per le Politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri Paola De Cesare, per verificare lo stato di attuazione delle opere con il capo Compartimento Anas della Campania Eugenio Gebbia, il dirigente delle nuove costruzioni Gioacchino Lucangeli ed il direttore dei lavori Giovanni Guarino.
“Il nuovo svincolo di Angri e il collegamento con l’Autostrada A3 – ha confermato Cosenza al termine della visita – saranno pronti entro novembre 2015.
“Si tratta di un collegamento cruciale tra la Statale 268 e la A3 che chiude l’anello stradale intorno al Vesuvio. Una cerniera che, da un lato, è garanzia di sicurezza dei cittadini inclusi nella zona rossa poiché costituisce una essenziale via di fuga e, dall’altro, favorisce la viabilità quotidiana di una zona densamente urbanizzata.
Il cantiere che abbiamo visitato è un bell’esempio di come, attraverso i fondi europei, è possibile attuare opere che risolvano, allo stesso tempo, problemi di protezione civile, di viabilità, di sicurezza e che siano ambientalmente compatibili.
E’ la dimostrazione che la Giunta Caldoro apre i cantieri e porta avanti le opere strategiche per il territorio con determinazione.
Il Grande progetto SS 268 del Vesuvio ha un quadro economico complessivo di 53 milioni di euro ed è finanziato con fondi Por della programmazione 2007-2013.”
“Quest’opera – ha commentato a sua volta l’assessore Vetrella – si inserisce nel quadro integrato di investimenti per la rete autostradale della Campania che abbiamo portato avanti e si innesta negli obiettivi tesi a migliorare la sicurezza sulle strade della regione che vedono ogni anno migliaia di famiglie ferite nei loro affetti. Oltre a quanto già previsto attraverso la spesa dei fondi europei in completamento entro 2015 ho voluto prevedere sul piano 2014/2020 ulteriori significativi fondi per mettere in sicurezza le nostre strade. Opere che si integrano con quelle già avviate e che saranno completate entro l’anno come la Statale 268 del Vesuvio.”
Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Scafati Pasquale Aliberti:
“E’ un’opera straordinaria per Scafati che ci consentirà di risolvere il problema della viabilità e del traffico.
Il nostro comune ha un’unica via di accesso e diventa impossibile transitare sul territorio agevolmente. Un ringraziamento all’assessore Cosenza e alla Giunta Caldoro”.
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12 GENNAIO 2015 – A3 A TRE CORSIE, COSENZA: “COSÌ MIGLIORIAMO VIE DI FUGA DAL VESUVIO”.
“Stanotte cadranno gli ultimi due ostacoli alla sicurezza degli abitanti della zona rossa del Vesuvio: i vecchi viadotti “Via Trecase” e “Via Viuli” tra Torre del Greco e Torre Annunziata e contestualmente entreranno in esercizio i nuovi cavalcavia.”
Così l’assessore ai Lavori pubblici e alla Protezione civile della Regione Campania Edoardo Cosenza ha commentato la notizia della demolizione delle due opere da parte della società Autostrade Meridionali, per la quale la Regione si è fortemente battuta.
“L’abbattimento delle vecchie infrastrutture viarie – ha spiegato Cosenza – è l’ultimo passo decisivo alla realizzazione delle tre corsie sulla A3, che è la principale via di fuga dal Vesuvio, così come evidenziato dal Piano di evacuazione dell’area in caso di emergenza. I due viadotti impedivano, infatti, il completamento delle tre corsie nel tratto torrese della Napoli-Salerno.
“Quello di stanotte – ha proseguito Cosenza – è un evento storico per il miglioramento della vita degli automobilisti che quotidianamente transitano sulla A3 ma, soprattutto, per la tutela della comunità locale.
La demolizione dei due vecchi cavalcavia è accompagnata dall’entrata in esercizio dei nuovi.
Le nuove infrastrutture viarie saranno transitabili già da domani. La caduta dei cavalcavia è il risultato degli sforzi congiunti di tutte le istituzioni coinvolte.
Occorre lavorare in questa direzione per garantire la maggiore sicurezza possibile dei cittadini della zona rossa, nell’ottica di una moderna protezione civile.
“Il mio ringraziamento va alla Società Autostrade Meridionali, al sindaco Borriello e a tutti gli enti che hanno partecipato al processo. Siamo orgogliosi, come Regione, di aver dato un contributo al raggiungimento di tale risultato”, ha concluso.
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8 gennaio 2015 CAMPANIA. VESUVIO di NAPOLI
Wikipedia: Il Vesuvio è un vulcano esplosivo in stato di quiescenza dal 1944, situato nel versante orientale della città metropolitana di Napoli, nel territorio dell’omonimo parco nazionale istituito nel 1995. La sua altezza, al 2010, è di 1.281 m[2], sorge all’interno di una caldera di 4 km di diametro. Quest’ultima rappresenta ciò che è rimasto dell’ex edificio vulcanico (Monte Somma) dopo la grande eruzione del 79 d.C., che determinò il crollo del fianco sud-orientale in corrispondenza del quale si è successivamente formato il cratere attuale. È attualmente l’unico vulcano di questo tipo attivo di tutta l’Europa continentale.[3]
È fra i vulcani più rischiosi e studiati nel mondo; ciò è dovuto al fatto che sulle sue pendici e nelle vicinanze vi abitano circa tre milioni di persone e le conseguenze di un’eruzione sarebbero estremamente devastanti.
Il Vesuvio è un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. Fa parte del sistema montuoso Somma-Vesuviano. È situato leggermente all’interno della costa del golfo di Napoli, ad una decina di chilometri ad est del capoluogo campano.
Il Vesuvio costituisce un colpo d’occhio di inconsueta bellezza nel panorama del golfo. Una celebre immagine da cartolina ripresa dalla collina di Posillipo lo ha fatto entrare di diritto nell’immaginario collettivo della città di Napoli. Il Vesuvio detiene un primato a livello mondiale, cioè quello di essere stato il primo vulcano ad essere studiato sistematicamente (per volontà della casa regnante dei Borbone), studi che continuano tuttora ad opera dell’Osservatorio Vesuviano. Risale infatti al 1841 (per volontà del re Ferdinando II delle Due Sicilie) la costruzione di un Osservatorio (tuttora funzionante, anche se solo come filiale di più moderne strutture ubicate a Napoli) e si può dire che la vulcanologia, come vera e propria disciplina scientifica, nasca in quegli anni. A riprova dell’elevato grado di leadership scientifica della struttura napoletana, basti pensare che quando nei primi decenni del XX secolo gli statunitensi decisero di creare un osservatorio alle isole Hawaii, presero esempio dall’osservatorio vesuviano.
Dal 1944 non si sono verificate più eruzioni. Pur tuttavia, essendo il vulcano considerato in stato di quiescenza, alcuni interventi legislativi hanno individuato una zona rossa.
La nuova zona rossa è stata ampliata, rispetto a quella prevista nel Piano del 2001, comprendendo i territori di 24 Comuni e tre circoscrizioni del Comune di Napoli. Oltre ai 18 indicati già in zona rossa (Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase), saranno ricomprese le circoscrizioni di Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio del Comune di Napoli, i Comuni di Nola, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano e Scafati, e l’enclave di Pomigliano d’Arco nel Comune di Sant’Anastasia.
Il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, con la collaborazione della comunità scientifica e delle autorità locali, ha predisposto un piano di emergenza che viene costantemente aggiornato.
Di recente, la Regione ha predisposto incentivi atti a favorire il decongestionamento dell’area a maggior rischio. L’incentivazione economica però, non ha avuto il risultato sperato, in quanto le popolazioni dei comuni interessati hanno mostrato resistenza a lasciare i luoghi. Infatti quasi tutti dicono che sarebbe stato meglio (invece di utilizzare i fondi per destinarli a questi incentivi di esodo) creare altre “vie di fuga” dal vulcano e istituire un sistema di monitoraggio preventivo ancora migliore, per sapere in anticipo di eventuali manifestazioni eruttive. Inoltre le popolazioni hanno richiesto modifiche sostanziali agli interventi legislativi relativi alla “zona rossa” (ad esempio la diversificazione dei vincoli tra la zona vesuviana marittima da quella della zona interna “sommana” e, ancora, la diversificazione in base all’altitudine).[4]
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CAMPANIA: CAMPI FLEGREI di NAPOLI. Campi Flegrei sono una vasta area di natura vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli; la parola “flegrei” deriva dal greco flègo, che significa “brucio”, “ardo”. Nella zona sono tuttora riconoscibili almeno ventiquattro tra crateri ed edifici vulcanici, alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose effusive (area della Solfatara) o idrotermali (ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino), nonché sono causa del fenomeno del bradisismo (molto riconoscibile per la sua entità nel passato nel cosiddetto tempio di Serapide a Pozzuoli). Geologicamente l’area dei campi flegrei è una grande caldera in stato di quiescenza con un diametro di 12–15 km nella parte principale, dove si trovano numerosi crateri, piccoli edifici vulcanici e zone soggette a un vulcanismo di tipo secondario (fumarole, sorgenti termali, bradisismo…). In tutta la zona sono visibili importanti depositi di origine vulcanica come il Tufo Grigio Campano (o Ignimbrite Campana) o il Tufo Giallo. Nella zona sono presenti dei laghi di origine vulcanica (Lago d’Averno) e laghi originatisi per sbarramento (Lago Fusaro, Lago di Lucrino e Lago Miseno).
Nel 2003, in attuazione della Legge Regionale della Campania n. 33 del 1.9.1993, è stato istituito il Parco regionale dei Campi Flegrei. I Campi Flegrei costituiscono un’area ad alto rischio e sono monitorati dall’Osservatorio Vesuviano sia con campagne periodiche sia con monitoraggi continui[1]. Zone di importante valore biologico e naturale sono il Capo Miseno, il Parco sommerso di Baia e il Cratere degli Astroni.
Attualmente l’area dei Campi Flegrei è compresa nei comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto Flegreo. Ricadono altresì in essa a Napoli i quartieri di Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Posillipo, Soccavo, e le località di Agnano e Pisani.
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ELENCO DEI VULCANI [wikitesto]
Massiccio tufaceo del Monte Gauro e
lungo la costa l’altipiano della Starza
(veduta da Pozzuoli)
La Solfatara di Pozzuoli
Colata lavica (duomo trachitico) della Solfatara su cui è situata l’Accademia AeronauticaDi seguito un elenco delle principali eruzioni, dei crateri spenti, dei vulcani e delle zone ancora attive, e dei picchi più facilmente riconoscibili nella morfologia dei luoghi, elencati in ordine cronologico di formazione:
Datazione dai 35.000 ai 10.500 anni fa:
Posillipo – Collina dei Camaldoli – Monti San Severino – Monte di Cuma (parte tufacea) – Monte di Procida
Capo Miseno (Bacoli)
Bacoli e Punta Pennata (Bacoli)
Monte Gauro (Pozzuoli)
Quarto
Datazione dai 10.500 agli 8.000 anni fa:
Isola di Nisida (Napoli)
Montagna Spaccata (Quarto Flegreo)
Fondi di Baia e Golfo di Baia (Bacoli) [8.400 a.f.]
Datazione dai 8.000 ai 500 anni fa:
La Starza (Pozzuoli)
Monte Cigliano (Pozzuoli)
Agnano (Napoli) [4.400 a.f.]
Monte Olibano (Pozzuoli)
duomo trachitico dell’Accademia Aeronautica
Solfatara (Pozzuoli) [3.900 a.f.]
Lago d’Averno (Pozzuoli) [3.800 a.f.]
Cratere degli Astroni (Napoli) [3.700 a.f.]
Cratere Senga [3.700 a.f.]
Monte Nuovo (Pozzuoli) [1538]
Isole (da precisare)
Monte Epomeo (Isola d’Ischia)
Isolotto di San Martino (Monte di Procida)
Procida (diversi crateri: Chiaia, Carbonchio, Pozzovecchio)
Isola di Vivara
Golfo di Genito — tra Procida e Vivara
Piane indifferenziate:
Fuorigrotta (Napoli)
Pianura (Napoli)
Pisani (Napoli)
Soccavo (Napoli)
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