Un vademecum per risparmiare acqua, energia e terreni, utilizzando le tecniche dei nostri nonni e facendo dell’agricoltura il settore più genuino dei comparti produttivi. Una utopia, visto che a determinare le scelte di produzione agricola non sono più i contadini ma le grandi produzioni di smercio. Alla base soprattutto il profitto . Ma Lega Ambiente di Terra di lavoro ci prova comunque a dettare le antiche regole. Qualcuno abboccherà. Ecco, dunque, i dieci comandamenti agricoli.
Scegliere colture autoctone. Selezionare i prodotti sulla base delle caratteristiche climatiche, geologiche e ideologiche del terreno piuttosto che sulla base degli incentivi elargiti o di una poco attenta rincorsa del mercato. Pianificare con attenzione l’ampiezza delle colture riducendo le quantità che finiscono al macero. Micro irrigazione a goccia, a zampillo, a spruzzo, a nebbia, è la tecnica che permette di realizzare i risparmi più consistenti. Mappatura delle falde idriche, quando si trova ad una profondità raggiungibile dalle loro radici le piante ricavano direttamente e quindi, riducendo la necessità di irrigazione l’acqua per il loro fabbisogno. Utilizzo di strumenti della tradizione come le siepi, molto diffuse in passato e sacrificate ai metodi agricoli intensivi, che servono da barriere frangivento, riducendo l’evaporazione facilitando la formazione di rugiada e la copertura del terreno con paglia, strame, foglie, compost, per ripararlo dal gelo, smorzare le oscillazioni di temperatura e ridurre l’evaporazione e l’erosione. Ridurre perdite e prelievi illegali nelle reti idriche, in media un terzo dell’acqua. Intervenire sull’irrigazione non autorizzata. Orientare i fondi stanziati per l’agricoltura nei piani di sviluppo verso quegli agricoltori che sceglieranno colture meno intransigenti. Impiegare i cosiddetti reflui civili, ossia le acque di scarico delle città opportunamente depurate. Ridurre gli sprechi domestici.
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