Le Aree Marine Protette sono strumenti gestionali in grado consentire un recupero degli ecosistemi marini, ormai soggetti ad elevati disturbi antropici, ma anche un miglioramento delle rese di pesca artigianale, invertendo il declino al quale si assiste negli ultimi decenni. E’ quanto emerso nel corso del convegno “SeAVE. Pesca in AMP tra illeciti e sorveglianza”, organizzato all’hotel Continental di Ischia dall’area marina protetta Regno di Nettuno insieme al Rotary Club Isola d’Ischia, al Wwf e alla Stazione Zoologica Anton Dohrn.
“Contemperare l’inderogabile esigenza della tutela della biodiversità marina alle esigenze della pesca, in particolare quella artigianale, e dell’intero comparto turistico, è uno dei nostri principali obiettivi”, ha spiegato Antonino Miccio, direttore del Regno di Nettuno.
“Perché le aree marine protette funzionino è indispensabile la presenza di efficaci attività di sorveglianza e controllo, in inglese “enforcement”, che favoriscano il rispetto delle regole imposte al loro interno. – ha sottolineato Antonio Di Franco, primo ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn – Senza enforcement le AMP esistono solo sulla carta. In Italia, ma più in generale a livello globale, carenze nell’enforcement delle aree marine sono state segnalate ripetutamente: gli utilizzatori del mare, come i pescatori artigianali, percepiscono elevati livelli di mancato rispetto delle regole e un’elevata frequenza di attività di pesca illegali nelle AMP. Garantire controllo e sorveglianza deve quindi essere una priorità, che può consentire alle aree marine di esprimere il loro potenziale benefico per l’ambiente e l’uomo”.
Nel corso del convegno, moderato dal giornalista Pasquale Raicaldo e aperto dai saluti del presidente del Rotay Club Isola d’Ischia, Emanuele di Meglio, e del presidente del consiglio comunale di Ischia, Gianluca Trani, sono intervenuti Giancarlo Spezie, già ordinario di Oceanografia all’Università Parthenope, che ha sottolineato i potenziali danni dell’uomo all’ambiente marino e Giulia Prato, Responsabile Mare WWF Italia. “Il Mediterraneo – ha detto – è un serbatoio di biodiversità caratterizzato dalla presenza di molte specie endemiche, minacciate dall’uomo e dal riscaldamento climatico. Attualmente la nostra protezione è inefficace e serve un cambio di passo entro il 2030. La sorveglianza della pesca nelle aree marine protette – ha aggiunto – è fondamentale al loro funzionamento”. Nicolo Carnimeo, che insegna Diritto della navigazione all’Università di Bari, ha sottolineato come “la legge 394 del 1991 è un’arma spuntata ma modificabile. I regolamenti delle AMP dovrebbero essere modificati in poco tempo, oggi servono mediamente tre anni”. L’armatore Salvatore Lauro ha parlato dello sforzo in chiave green delle compagnie marittime.
Dal mondo della giustizia è arrivata invece una disamina delle criticità legate alla prevenzione degli illeciti, e alla punizione dei reati: Giulio Vanacore, Sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli, Matteo de Micheli, Sostituto Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, e Antonio Ricci, Procuratore di Vallo della Lucania, hanno tra l’altro evidenziato come le sanzioni pecuniarie a carico dei pescatori di frodo siano il più delle volte un deterrente inefficace, anche perché molto raramente le sanzioni vengono effettivamente riscosse. Infine, il comandante del Circomare Ischia, Antonio Cipresso, ha invece sottolineato il ruolo fondamentale della guardia costiera nella repressione delle attività illecite legate alla pesca, e non solo, nelle aree marine protette, in particolare nel Regno di Nettuno.
Categorie: Mare
0 commenti