È arrivata un’emergenza grave, che può colpire tutti, da subito. Così, in pochi giorni, abbiamo dimenticato emergenze ambientali ben più difficili da combattere e che potrebbero mettere a rischio la vita stessa del nostro pianeta tra 30, 50, 100 anni.
Il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai, l’oltraggio ai suoli, i rifiuti e le scorie, i carburanti fossili, le discariche incontrollate, le emissioni fuori regola, sono solo alcuni dei fattori gravi di rischio per la nostra salute. Ma perché dovrebbero colpire proprio noi? Perché preoccuparci, ci penserà qualcun altro dopo di noi.
E l’agroalimentare? Ci viene assicurato che le forniture sono garantite. Eppure la quantità non può prendere il posto della qualità. Dobbiamo continuare a valorizzare i prodotti migliori, le filiere certificate, la vendita diretta, il biologico, le aziende rispettose della terra e del lavoro anche stagionale e precario, gli allevamenti che credono nel benessere animale,
Le competenti autorità aiutino tutti ma garantiscano il sostegno maggiore a coloro che, spesso a costo di grandi sacrifici, hanno investito nella lotta all’inquinamento e nelle energie pulite, che ci garantiscono buon cibo e buone bevande.
Se crediamo in tutto questo, noi giornalisti che ci autodefiniamo ” specializzati ” approfittiamo del delicato momento per dimostrare al mondo dell’informazione e ai cittadini-consumatori che lo siamo davvero e che abbiamo un ruolo importante che merita di essere valorizzato e rispettato anche attraverso dignitosi riconoscimenti professionali ed economici.
Costruiamo nuove competenze utilizzando al meglio il tempo che forzatamente abbiamo a disposizione; scriviamo articoli per sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso le reti digitali che abbiamo in casa, per valorizzare le tante realtà virtuose, sociali e imprenditoriali che operano nei settori di nostra competenza.
Così facendo, quando tutto sarà finito, ci ritroveremo con qualcosa in più di un aperitivo con gli amici.
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