ALFONSO MATTOZZI, RISTORATORE EUROPEO
Di Laura Caico
Un artista dell’accoglienza. Varcata la soglia de “L’Europeo” di Mattozzi, uno dei templi partenopei della civiltà delle tavola, ci riceve – con la sua consueta affabilità – una delle eccellenze della gastronomia partenopea, il titolare Alfonso Mattozzi (per gli amici Fofò): con elegante semplicità – che è poi la cifra di riconoscibilità del suo locale – l’amabilissimo proprietario, abbronzato e chic, accetta di aprire lo scrigno dei ricordi di famiglia.
Come e quando nasce questo ristorante?
” Noi Mattozzi siamo una famiglia patriarcale, che ha dato a Napoli ben 4 generazioni di pizzaioli, ha attraversato epoche devastanti di conflitti mondiali, miseria, fame, per non parlare poi dell’esplosione del colera a Napoli nel 1973 che procurò alla nostra città
30 miliardi di danni: infatti, il vibrione colerico del ceppo El Tor tipo “Ogawa”, inferse un colpo micidiale alla ristorazione, al turismo, all’economia locale, portando alle stelle i prezzi di sterilizzanti, limoni, antisettici e germicidi.
Ascoltare queste “cronache di vita vissuta” dalla voce di mio padre, era scoraggiante ma abbiamo resistito malgrado le ristrettezze delle guerre, i razionamenti del cibo, i bombardamenti, la mancanza di energia elettrica: per attirare i clienti che non potevano individuare dall’esterno il locale – che allora si chiamava Pizzeria Internazionale Mattozzi – per via dell’oscuramento, avevamo posto per strada un imbonitore che richiamava l’attenzione. Poi è arrivato il boom economico della ripresa postbellica e Eugenio Mattozzi ne cavalcò l’onda fra gli anni ‘50 e i Fabulous Sixties, trasformando la pizzeria nel Ristorante Pizzeria Mattozzi l’Europeo, che è subito assorto a faro della ristorazione di qualità frequentato da armatori, industriali, aristocratici mitteleuropei, politici, imprenditori che ricostruivano la città”.
Quanto tempo dedica alla sua attività?
“Direi tutta la vita, perché si tratta di una passione e non di un qualunque mestiere, che assorbe le mie energie, il mio interesse e mantiene fortissima la voglia di offrire qualcosa di speciale, accompagnato da un servizio impeccabile: ho ricevuto un grande addestramento dai miei predecessori e continuo nel solco dei loro insegnamenti, mettendo al primo posto la soddisfazione del cliente, che va seguito e consigliato ma, soprattutto, rispettato e assecondato al meglio, con un servizio di grande livello, all’altezza della qualità delle preparazioni della nostra tradizione”.
Che tipo di cucina proponete?
“Noi portiamo in tavola – e serviamo con stile in piatti di ceramica di Vietri – la grande tradizione napoletana che affonda le sue radici nelle epoche antiche, del Regno delle Due Sicilie, nella Corte Borbonica, nell’età dei Monsù e che ha saputo produrre capolavori del gusto come il ragù, la genovese, il sartù, le zuppe di verdure, legumi e frutti del bosco come funghi e castagne, le paste miste con pesce, di netta impostazione mediterranea: grandi accostamenti, sapori che conservano l’impronta di un glorioso passato che noi facciamo rivivere con gioia, per non smarrirne la memoria.”
Cos’è la colazione alla forchetta?
“E’ il tratto distintivo del passaggio dal cibo di strada mangiato con le mani a una forma di alimentazione più strutturata, avvenuto nel dopoguerra e citato nell’insegna storica della nostra azienda: questa dicitura delinea anche la trasformazione delle possibilità economiche di chi, in quell’epoca, ha potuto finalmente sedersi a tavole ben apparecchiate e gustare con piacere un pranzo a base sempre di carne, da iniziare con un primo piatto di pastasciutta, minestra o risotto, seguito da contorni di verdure, uova, formaggi o frutta per concludersi con un buon caffè nero ristretto e bollente che rappresenta un’altra specialità per cui la nostra bellissima Napoli – vera capitale del Mediterraneo di cui siamo tutti orgogliosi – è famosa nel mondo.”


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