AMBIENTE MEDITERRANEO
Il Presidente

Napoli,15 Settembre 2013
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Ai Sigg. Soci, Amici e collaboratori iscritti nella mailing-list
di Ambiente Mediterraneo
LORO SEDI
Saluto le SS.LL. con vivo piacere e, nel contempo, comunico le iniziative culturali organizzate da Ambiente Mediterraneo di prossimo svolgimento:

1.AGROPOLI, 20 settembre:
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Aula Castello Aragonese, ore 9.00
INGRSSO GRATUITO
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Coste del Mediterraneo-Ambiente, cultura e storia di uno spazio incontro delle civiltà.
PROGRAMMA DEI LAVORI
Chairman
Pasquale De Toro, Università degli Studi di Napoli Federico II
Ore 9.00-Inizio lavori
Introduzione e saluti
Franco Alfieri, Sindaco di Agropoli
SPEAKERS
Maria Grotta
Gli habitat costieri italiani
Micla Pennetta
Il paesaggio costiero mediterraneo: una risorsa naturale da tutelare e valorizzare
Maurizio Trogu
La tutela dell’ambiente e del patrimonio ittico marino
Luigi Valiante
La Posidonia oceanica: una prateria marina a difesa delle coste

2.PADULA,28/settembre:
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Aula Consiliare – Piazza Umberto I
28 settembre 2013 ore 10.00
INVITO – INGRESSO GRATUITO
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I giorni della pietra-Simposio di arte scultorea per la valorizzazione della pietra di Padula-II edizione.
PADULA (SA)

CHAIRMAN
Antonio Ferrara, Giornalista de La Repubblica
SALUTI AUTORITA’
1.Paolo Imparato, Sindaco di Città di Padula
2.Maria Grotta, Vice-Presidente di Ambiente Mediterraneo
3.Matteo Bottone, Assessore al Patrimonio, Cultura e Beni Culturali, Provincia di Salerno
4.Guido Arzano, Presidente Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, Provincia di Salerno
5.Eufemia Baratta, Soprintendenza BAPSAE Salerno
6. Barbara Cussino, Direttrice Musei e Biblioteche della Provincia di Salerno
7.Amilcare Troiano, Presidente Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni
8. Maria Gabriella Alfano, Presidente Ordine Architetti Provincia di Salerno
9. Presidente, Ordine Ingegneri Provincia di Salerno
10. Fernando Goglia, Direttore Dipartimento Scienze e Tecnologie, Università degli Studi del Sannio
11.Vincenzo Morra, Direttore Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Napoli Federico II
12.Tiziana Bove Ferrigno, Assessore alla Cultura Città di Padula
GLI SCULTORI
• GIULIO CALANDRO
• MARIO CAPO
• CHICCO SABBATELLA
• WENNDY SEMPERTEGUI
TESTIMONIAL DELLA MANIFESTAZIONE
• VERENA MAYER TASCH, vincitrice del I° premio della Edizione Premio di Scultura di Padula 2012

PROGRAMMA DEI LAVORI
RELAZIONI SCIENTIFICHE
• Il potere comunicativo delle sculture
Italo Abate, Presidente di Ambiente Mediterraneo
• La statua loricata di Marco Aurelio dal ninfeo di Aeclanum (AV)
Antonio Mesisca, Archeologo
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
Le pietre storiche della Campania: dall’oblio alla riscoperta
• Prof. Maurizio de Gennaro, già Ordinario di Geo-risorse minerarie e applicazioni mineralogico-petrografiche per l’ambiente e i beni culturali, Università degli Studi di Napoli FEDERICO II.
• Prof. Domenico Calcaterra, Ordinario di Geologia Applicata, DiSTAR – Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli FEDERICO II, Napoli.
• Prof. Piergiulio Cappelletti, Associato di Geo-risorse minerarie e applicazioni mineralogico-petrografiche per l’ambiente e i beni culturali, DiSTAR – Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli FEDERICO II.
PREMIAZIONE DEGLI SCULTORI
MANIFESTAZIONE SCIENTIFICA CON IL PATROCINIO DI:
e inoltre:
Soprintendenza BAPSAE Salerno
Università degli Studi dii Napoli Federico II – Dipartimento di Scienze della Terra

SIMPOSIO di ARTE SCULTOREA
per la VALORIZZAZIONE
della PIETRA di PADULA
II Edizione 2013 – 25-28 settembre
CULTURA MEDITERRANEA
ORGANIZZANO
L’evento
si sviluppa nell’ambito di un più vasto panorama culturale di ricerca tecnico-scientifica che intende promuovere, valorizzare e diffondere la storia, la cultura e l’identità della pietra ornamentale di Padula la cui massima espressione artistica e architettonica è presente nella Certosa di San Lorenzo.
La proposta, forte dell’interesse scientifico e culturale suscitato nella precedente Edizione 2012, si appresta ad allocare nella cittadina cilentana un gruppo di scultori di riconosciuta fama artistica, in armonia con la ricerca scientifica sulla pietra ornamentale locale.
Il tema assegnato agli scultori è La scultura in pietra tra tradizione e arte dal quale dovranno estrapolarsi sculture intellegibili sia sul piano artistico, sia su quello comunicativo e culturale; obiettivo che sarà sostenuto da alcune relazioni introduttive di esperti del settore sul Potere comunicativo delle sculture e dalla presentazione di studi e ricerche sulla Statua loricata in pentelico di Marco Aurelio dal ninfeo di Areclanum.
Nel contesto della manifestazione sarà anche presentato, in anteprima, una raccolta di studi sulle pietre ornamentali, “Le pietre storiche della Campania: dall’oblio alla riscoperta”, testo scientifico curato da un gruppo di docenti dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. L’iniziativa, organizzata da un team complementare – Comune di Padula, Ambiente Mediterraneo e lo scultore Giovanni Cancellaro – si propone come momento formativo di grande interesse culturale e scientifico, capace di orientare il capitale intellegibile su un percorso di sviluppo dell’artigianato lapideo e dell’ars sculptorea di un’area ricca di un patrimonio edilizio storico-monumentale. L’iniziativa, organizzata da un team complementare -Comune di Padula, Ambiente Mediterraneo e Giovanni Cancellaro- si propone come momento formativo di grande interesse culturale e scientifico, capace di orientare il capitale intellegibile su un percorso di sviluppo dell’artigianato lapideo e dell’ars sculptorea di un’area ricca di un patrimonio edilizio storico-monumentale. Focalizzare l’attenzione sulla Pietra di Padula significa liberare la stessa da quelle incrostazioni di carattere commerciale che la relegavano ad inerte materiale di cava, mentre le sue qualità la collocano oggi tra quelle che la cultura classica inserirebbe tra le pietre ornamentali da utilizzare per la statuaria, i ritratti o gli arredi marmorei di una domus nobiliare come simbolo di nobilitas.
Le sculture settembrine dei Giorni della Pietra, con il supporto di esperti e studiosi, dovranno veicolare il messaggio di una rinascenza della pietra di Padula, intesa non come luccichio degli ottoni ma come rinascita di uno splendore legato alla Certosa di San Lorenzo.

PRESENTAZIONE
Sarebbe considerata cosa altamente gradita la partecipazione delle SS.LL. agli eventi sopraindicati nel cui ambito sarà reso disponibile uno spazio comunicativo nel dibattito di approfondimento delle tematiche, oltre ad essere graditi ospiti dell’Amministrazione comunale.
Indi, si comunica la pubblicazione dell’editoriale di Settembre di Ambiente Mediterraneo riportante
“L’Opinione di … “ Luigi Valiante, Biologo marino, Direttore de il Museo Vivo del Mare di Pioppi (SA):
Le praterie di Posidonia oceanica: una risorsa da tutelare.
In allegato si trasmettono i relativi file, in ogni caso consultabili sul sito www.ambientemediterraneo.it
Sarebbe altresì utile se le SS.LL. potessero disporre l’invio dei file nell’ambito della propria rete di relazioni.
In attesa di poter salutare di persona le SS.LL. gradiscano i miei migliori saluti.Cordialmente
Italo Abate

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L’OPINIONE DI…
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Luigi M. Valiante, Biologo marino, Direttore del Museo Vivo del Mare di Pioppi (Pollica – Salerno)
Le praterie di Posidonia oceanica: una risorsa da tutelare
La Posidonia oceanica è una pianta superiore endemica del Mediterraneo; essa forma raggruppamenti monospecifici chiamati praterie (fig. 1) che ricoprono più del 2% della superficie sommersa del Mediterraneo, vale a dire circa 20.000 miglia quadrate, da Gibilterra alla Turchia e dalle coste settentrionali dell’Africa all’Adriatico, occupando la piattaforma continentale dalla zona più superficiale fino ai 30-40 metri di profondità.
Essendo una pianta superiore, la Posidonia oceanica è costituita da radici, rizomi (fusto modificato) e foglie, organi deputati ognuno ad una funzione specifica.
Le radici servono ad ancorare la pianta al substrato oltre che assorbire sali nutritivi dal sedimento inviandoli poi alle foglie tramite il tessuto vascolare del rizoma.
Il rizoma coopera al fissaggio della pianta ed è deputato anche ad immagazzinare riserve nutritive; esso può accrescersi sia in senso orizzontale (rizoma plagiotropo) sia in senso verticale (rizoma ortotropo). A differenza delle altre fanerogame marine, il cui rizoma può accrescersi solo orizzontalmente, tale capacità le permette di adattarsi alle diverse condizioni ambientali adottando l’una o l’altra strategia di crescita. La crescita plagiotropa è la prima a presentarsi e serve alla colonizzazione di nuove aree; successivamente compaiono i rizomi ortotropi che con la loro azione evitano l’affossamento della prateria. In questa maniera la Posidonia può colonizzare ampie aree del fondale marino e innalzarsi a formare un “terrazzo” chiamato matte (fig. 2).
La matte è formata da un intreccio di rizomi, vecchie radici e sedimenti rimasti intrappolati, intreccio fortemente consolidato e disposto in più strati. Il ciclo di crescita delle matte è stato valutato intorno al metro ogni 100 anni e dipende principalmente sia dalla velocità di crescita della Posidonia che dalla presenza di correnti marine e moto ondoso più o meno forti.
Lungo il rizoma si dipartono ciuffi formati mediamente da 4-8 foglie. Le foglie, nastriformi, sono larghe in media circa 1 cm con una lunghezza che può superare i 150 cm in dipendenza del momento del ciclo vegetativo. Le foglie sono l’organo capace di effettuare la fotosintesi clorofilliana, il processo fondamentale con cui anidride carbonica e sali minerali, con l’ausilio della luce, vengono convertite in nuova materia organica. All’interno del fascio le foglie sono disposte tipicamente a ventaglio presentando fillotassia distica, ciò vale a dire che, le giovani foglioline in alternanza, germogliano da un lato e dall’altro dell’asse centrale del fascio, in modo che le più vecchie si trovano all’esterno mentre quelle più giovani occupano vengono le posizioni più interne (fig. 3).
La Posidonia oceanica si riproduce sia attraverso modalità vegetativa sia sessuata. La prima, che rappresenta il principale metodo riproduttivo di questa pianta, avviene grazie al processo di “stolonizzazione”, per cui si originano da un rizoma plagiotropo altri rizomi plagiotropi recanti ciuffi di foglie; la seconda avviene con la formazione di fiori e frutti. La fioritura non si verifica tutti gli anni, essa è legata al riscaldamento delle acque. Nelle praterie superficiali i fiori (fig. 4) compaiono nei mesi di settembre-ottobre; i frutti raggiungono la maturazione nei mesi di marzo-aprile. Nelle praterie profonde la fioritura e la fruttificazione hanno luogo con circa due mesi di ritardo rispetto a quelle superficiali.
Il frutto è chiamato oliva di mare (fig. 5) poiché dell’oliva ha all’incirca, le dimensioni e l’aspetto. Giunto a maturazione completa, esso si distacca dalla pianta madre e galleggia sulla superficie del mare, in quanto l’involucro esterno (pericarpo) è poroso e ricco di sostanze oleose. Successivamente viene trasportato anche molto lontano dalle onde, dal vento e dalle correnti e, una volta aperto il pericarpo, esce il seme che cade sul sedimento e, se incontra condizioni favorevoli, può germinare, dando origine ad una nuova prateria.
Le praterie di Posidonia oceanica sono un vero e proprio ecosistema e possono essere considerate un anello molto importante della rete trofica. In esse si trova un notevole numero di specie animali e vegetali, in quanto sia le foglie sia i rizomi sono considerati ambienti che donano rifugio e nutrizione. Oltre a offrire protezione, le praterie sono un ambiente ideale anche per la riproduzione di molte specie, oggetto di pesca, di Pesci come Salpe, Serrani, Saraghi, Tracine, Scorfani, di Crostacei come gamberi e di Molluschi come polpi e seppie.
Le praterie di Posidonia oceanica rivestono un ruolo fondamentale nella creazione e nel mantenimento degli equilibri degli ecosistemi costieri del Mediterraneo. Esse infatti:
• rappresentano uno degli ecosistemi più produttivi del Mediterraneo, costituendo una fonte di cibo diretta e indiretta per numerosi organismi e sono il punto di partenza di una complessa rete trofica;
• contribuiscono in maniera cospicua all’ossigenazione delle acque grazie all’attività foto sintetica (fino a 20 litri al giorno per m2 di prateria);
• costituiscono un riparo ideale dai predatori per molte specie marine che trovano in tale ecosistema condizioni ideali per nascondersi e mimetizzarsi;
• rappresentano una fonte di cibo diretta e indiretta per numerosi organismi costieri e pelagici ed un punto di partenza di una complessa rete trofica: parte dell’alimentazione è costituita dalle foglie stesse della pianta e parte dagli “epifiti” che vivono adesi ad esse e ai rizomi;
• costituiscono un’area di riproduzione e deposizione delle uova, rappresentando una sorta di “nursery” per numerosi organismi e habitat permanente per numerose specie;
• stabilizzano i fondali marini attraverso lo sviluppo di un efficace apparato radicale e stolonifero, compattando i substrati mobili;
• modellano i fondali e proteggono i litorali sabbiosi dall’erosione, grazie alla riduzione dell’idrodinamismo, operata dallo strato fogliare e dalla “matte”, e allo smorzamento del moto ondoso a riva, dovuto alla presenza delle foglie morte (arrivano a dissipare per attrito circa il 60-70% dell’energia delle correnti e il 30-40% di quella delle onde). E’ stato calcolato che la perdita di un solo metro lineare di matte può comportare un arretramento del litorale sabbioso antistante di circa 20 metri.
• presentano caratteristiche idonee al ruolo di indicatore biologico poiché hanno un’accentuata sensibilità all’inquinamento.
Da qualche decennio, purtroppo, si sta manifestando un diffuso fenomeno di regressione delle praterie di Posidonia oceanica imputabile a cause di diversa origine (antropica o naturale).
Le attività umane rappresentano, senz’altro, un fattore di possibile degradazione e distruzione delle praterie minacciando anche la biodiversità degli ambienti marino-costieri.
I principali fattori di disturbo che contribuiscono alla regressione delle praterie di Posidonia oceanica sono:
• alterazione delle naturali condizioni fisico-chimiche delle acque;
• aumento della torbidità dell’acqua conseguente al trasporto in mare di detriti fluviali (fenomeno esasperato dal dissesto idrogeologico e da opere di “regimentazione” dei corsi d’acqua)
• interventi di edilizia subacquea (dighe, condotte, etc.)
• costruzione di opere portuali che tendono a modificare il regime delle correnti
• opere incaute di ripascimento del litorale
• fenomeni di eutrofizzazione con proliferazione di alghe infestanti
• insediamento di alghe alloctone (p.es. Caulerpa taxifolia)
• sistemi di ancoraggio dei mezzi nautici da diporto e dalla pesca a strascico
Nel 1990 la Posidonia oceanica è stata inserita, sotto il patrocinio delle Nazioni Unite per l’ambiente e dell’Alleanza mondiale per la natura, nella “lista rossa dei vegetali e dei popolamenti marini minacciati del Mediterraneo”, mentre nel 1992 è stata emessa una
specifica direttiva CEE in favore della protezione della specie e delle sue praterie (direttiva “Habitat” – 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992).
In particolare La Direttiva Habitat 92/43/CEE prevede che gli stati membri individuino aree che ospitano specie animali e vegetali e habitat, la cui conservazione è considerata prioritaria a livello europeo. Tali zone sono dette Siti di Interesse Comunitario (SIC). In Italia il D.P.R.357/97 recepisce la Direttiva Habitat 92/43/CE e prevede che le Regioni individuino i siti di interesse comunitario e ne effettuino una valutazione periodica per proporre al Ministero dell’Ambiente una lista dei siti sempre aggiornata.
Purtroppo, la maggior parte dei testi giuridici e le convenzioni sono troppo spesso eluse. La tutela giuridica delle Posidonia oceanica come specie, si è dimostrata più efficace e più restrittiva rispetto alla sua salvaguardia come habitat, di fronte alle forti pressioni spesso effettuati dalle autorità locali in materia ambientale. Questo perché la superficie di prateria minima per essere considerata un habitat da proteggere non è chiara, e questo è usato come un modo per eludere la legge, mentre con la tutela giuridica della specie, non c’è dimensione minima per essere formalmente protetta. Così, solo le praterie situate in aree marine protette sono specificatamente protette, mentre dragaggi e bonifiche in prossimità di praterie sono vietate nella maggior parte delle legislazioni nazionali dell’Unione Europea.
Appare, quindi, prioritario intraprendere azioni di salvaguardia e di tutela di questi ecosistemi che rappresentano un bene ecologico di grandissima importanza per l’equilibrio dell’ecosistema marino-costiero del Mar Mediterraneo.
La determinazione delle estensioni delle praterie, il monitoraggio dello stato di salute e la progettazione di eventuali azioni di salvaguardia e/o ripristino delle praterie di Posidonia oceanica, risultano propedeutici alla realizzazione di qualsiasi opera, dato l’immenso valore naturalistico e produttivo della risorsa “Posidonia”.
L’individuazione della dinamica produttiva della prateria permette, infatti, di poter formulare ipotesi gestionali a medio termine che tendano a minimizzare i rischi di regressione, diminuendo le probabilità di un collasso dell’ambiente marino oggetto di interventi antropici. Troppe volte, ormai, la realizzazione di opere che non tiene conto della realtà ambientale su cui si agisce ha determinato impatti catastrofici anche sugli ecosistemi limitrofi. La modificazione degli equilibri sedimentari, idrologici e produttivi di una zona di mare possono creare scompensi difficilmente controllabili anche in zone non interessate direttamente dagli interventi stessi.
Questo è il motivo per cui oggi la protezione e la gestione del patrimonio naturale delle praterie di Posidonia oceanica riveste un un’importanza fondamentale non solo a livello ecologico ma anche socio-economico grazie all’importanza nel panorama complessivo del Mar Mediterraneo.
Settembre 2013, Ambiente Mediterraneo-Cultura e Territorio

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COSTE DEL MEDITERRANEO
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Le coste del Mediterraneo rappresentano, nella realtà e nel racconto, non soltanto la linea di confine e l’area di transizione tra la terraferma ed il mare ma segnano anche la separatezza e, insieme, la contiguità e la connessione tra le culture che si sono sviluppate nell’entroterra e quelle che si sono proiettate verso l’infinito orizzonte del mare per il dominio delle acque.
Le coste mediterranee, più di ogni altro luogo, palesano il profondo intreccio tra cultura, storia e ambiente. Storia, letteratura e mito hanno, da lungo tempo, raccontato delle coste del Mediterraneo, decantando il fascino di un ambiente unico e di un paesaggio incantevole. Antesignano di tutti i narratori è Omero (IX-VIII secolo a.C.) che per voce di Ulisse, e nel racconto del suo avventuroso peregrinare nel mare internum, svela il fascino, le insidie e i popoli che lungo quelle coste hanno segnato la storia con la costruzione di porti, templi ed acropoli.
I porti rappresentano, nel passato come nel presente, i principali punti di contatto tra le diverse culture; gli scambi commerciali e le interazioni tra le diverse popolazioni dell’intero bacino erano, e rimangono ancora oggi, le principali modalità di diffusione delle merci, delle conoscenze, dell’arte e della scienza. I porti commerciali e le rotte marittime possono raccontare molto della storia dei traffici delle risorse alimentari della triade grano/olio/vino che hanno sostenuto le popolazioni antiche così come, in epoca successiva, il Mediterraneo è stato attraversato dalle vie del sale, della seta, delle spezie e dei profumi. In età romana il Mediterraneo era solcato non soltanto dalle navi annonarie (naves annonariae) ma anche dalle navi (naves lapidariae) che trasportavano blocchi, colonne, capitelli e sculture di marmi bianchi e colorati estratti nelle isole del mare Aegaeum o nelle lontane province microasiatiche. Gran parte delle conoscenze derivano dai resti dei numerosi naufragi che costituiscono oggi un prezioso patrimonio archeologico sottomarino. Da allora, gli scambi si sono sempre più sviluppati ed oggi il bacino del Mediterraneo è sede di intensi traffici provenienti dalle più lontane aree geografiche.
Allora come oggi, le coste del Mediterraneo sono disseminate di fari che segnalano la presenza di un pericolo o indicano un porto sicuro, dei resti dei templi e di antichi monasteri per la preghiera, la meditazione o la contemplazione, di fortezze militari per la difesa, di borghi marinari e città rivierasche, di isolate e splendide ville nel tipico stile mediterraneo.
La storia geologica ha forgiato le coste mediterranee in modo caratteristico e molto variegato: a distanza di poche decine di metri baie e lidi ciottolosi si alternano a scogliere o rupi che sprofondano nel mare dando luogo a promontori e grotte; isolotti, scogli e faraglioni si avvicendano a dune sabbiose e distese limose che si depositano alle foci dei fiumi; laghi costieri e lagune interrompono, qua e là, la linea di costa.
Ritroviamo una sintesi di tale diversità lungo la costa della Campania di soli 480 km, in cui spiccano gli incantevoli scenari della costiera amalfitana e cilentana, le splendide isole del Golfo di Napoli, le lunghe spiagge delle pianure casertana e salernitana.
Il mosaico del paesaggio ed il clima particolare – clima mediterraneo appunto – hanno determinato la presenza di vegetazione e fauna, sia marine che terrestri, del tutto tipiche, con specie tanto numerose da far sì che l’area del Mediterraneo si caratterizzi da elevata biodiversità.
La vegetazione costiera è segnata dalla presenza dell’olivo selvatico e delle querce sempreverdi (leccio e sughera) ma anche dal profumo del rosmarino e del mirto o dai caldi colori delle fioriture delle specie arbustive di macchia, cui si aggiungono le singolari specie dei litorali sabbiosi e delle dune.
In mare, a basse profondità, le praterie di Posidonia oceanica costituiscono la comunità climax del mar Mediterraneo. Questa pianta, a dispetto del suo nome, abita esclusivamente il Mediterraneo e le praterie di posidonia rivestono grande importanza ecologica poiché forniscono ossigeno alle acque attraverso la stessa fotosintesi delle piante terrestri, proteggono e nutrono gli animali erbivori innescando la catena alimentare marina, esercitano una notevole azione nella protezione della linea di costa dall’erosione per cui sono giustamente considerate un buon indicatore della qualità delle acque marine costiere.
Non meno peculiare è l’avifauna marina con specie endemiche come il Gabbiano corso (Larus audouinii) che vive esclusivamente nel Mediterraneo occidentale; l’Uccello delle tempeste mediterraneo (Hydrobates pelagicus melitensis) che nidifica a Lampedusa; la Berta maggiore mediterranea (Calonectris diomedea) delle piccole isole come Tremiti, Linosa, Lampione, Ventotene e Santo Stefano; la Berta minore mediterranea (Puffinus yelkouan) endemica del Mediterraneo centrale ed orientale. I voli di questi uccelli sono seducenti per l’osservatore e la grande varietà di colori e le loro attitudini arricchiscono il fascino del Mediterraneo.
Purtuttavia, a discapito dei pregi storici ed ambientali di grande potenzialità, le coste mediterranee non sempre godono di una protezione adeguata e subiscono lo sviluppo antropico e gli inquinamenti che si concentrano notevolmente in quest’area dove insiste anche la maggiore densità di popolazione. L’intervento dell’uomo ha alterato spesso l’equilibrio tra erosione e sedimentazione a discapito della seconda; ne è un esempio la riduzione annuale delle spiagge per deficit di apporto di sedimenti a seguito della cementificazione dei fiumi e delle costruzioni lungo costa che deviano le correnti. Si è calcolato che negli ultimi cinquant’anni è diminuito del 90% l’apporto di sedimento che raggiungeva il mare attraverso i fiumi.
L’inquinamento ed altre cause sono responsabili della diminuzione del pescato che costringe l’Unione Europea ad imporre sempre più frequenti periodi di fermo pesca; eppure la variegata popolazione ittica (acciuga, sarago, cefalo, cernia, orata, spigola, dentice, … ), magistralmente raffigurata nei mosaici romani di tutto il Mediterraneo, ha contribuito non poco a creare un’inimitabile tradizione culinaria. … .
Coste e mare che si raccontano da sole, che delimitano uno spazio incontro delle civiltà, che hanno scritto una storia millenaria senza fine, che segnano un mondo in cui sogno e realtà si alternano nel continuo divagare dell’esistenza umana.

Contatti:
Italo Abate
abateitalo@alice.it
Tel. 0824 84 13 67
Cell. 338.422 17 14
Italo Abate [abateitalo@alice.it]


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