Rifondare l’Utopia
di Antonio D’Acunto

“In fumo i sacri ulivi olimpici – La Grecia brucia la sua storia” è il titolo centrale che “il Giornale.it- Esteri ” del 31 dicembre scorso ha ripreso dal giornale ateniese Kathimerini Aris Koutakis, “fiero rappresentante di una Rete di Associazioni Culturali Cretesi”.
“Si brucia il passato più sacro per sopravvivere oggi: anche questo sta succedendo nel freddo inverno greco; nella piazzetta di Amari, paesino ai piedi del monte Psiloritis, nell’isola di Creta, gli anziani sono indignati”: «Vengono di notte in gruppi organizzati e tagliano ulivi vecchi di 2000 anni. «Approfittano del fatto che qui ad Amari siamo rimasti a vivere solo noi ottantenni».
Sono gli stessi ulivi che avevano fornito nel 2004 i ramoscelli per la corona del vincitore della maratona delle Olimpiadi del 2004.
Io con la mia amata sposa Ileana li ho visti, quando Creta e la Grecia, lontane dall’Euro, nel loro bel Dracma vivevano di epicurea felicità: una sacralità immensa, immagine della infinità ed unitarietà del tempo e delle stagioni, diffusa dalla maestosità del loro meraviglioso corpo, delle insenature e delle sporgenze, dei ramoscelli di accoglimento e di gioia del nuovo Sole, rinnovo di forza e vita. Tali meraviglie della cultura, della storia e della natura avevano resistito al tramonto di Atena, loro Dea sacrale; erano stati rispettati e protetti in invasioni, saccheggi, guerre, carestie: la crisi di oggi e l’aumento del prezzo del petrolio sono stati per loro più distruttivi di ogni altra precedente catastrofe.
Sempre nello stesso articolo del Giornale del 31 dicembre vi è un’altra sconvolgente notizia sulla distruzione del patrimonio archelogico-storico-ambientale della Grecia e stavolta riguarda… Apollo: “Ai primi di dicembre è stato venduto a un consorzio internazionale di emiri arabi e di imprenditori turchi uno dei più affascinanti golfi della costa attica, quello di Vouliagmeni – a meno di 50 chilometri da Atene. A Vouliagmeni, a picco sulla spiaggia, sorge da 2500 anni un tempio dedicato ad Apollo”.
I nuovi proprietari musulmani, che hanno speso 400 milioni di euro per comprare il terreno vogliono costruirvi “due alberghi degni delle Mille e una Notte, più 20-25 ville private” .
A livello mondiale la catastrofe del “land grabbing”, furto di terra non è nuovo, con le conseguenze drammatiche sulla Biodiversità e sulla condizione di via delle popolazioni indigene, come anche io ho più volte cercato di comunicare*.
La novità, sempre più triste e drammatica, è che i grandi nuovi capitali, i nuovi padroni del Mondo che si uniscono ai loro predecessori, agiscono sfruttando la crescente povertà per accaparrarsi senza resistenza alcuna, aree di immenso pregio di Paesi come la Grecia (lo stesso accedrà sempre di più per l’Italia), abbastanza immuni fino a poco tempo fa: e che, in nome dello “sviluppo”, ciò viene fatto con un elevato grado di consenso politico e sociale: non ci si compra soltanto l’Inter o il Paris Saint German, ma anche la Storia, la Cultura l’Ambiente.
Il silenzio e l’indifferenza che regnano su vicende come queste che segnano irreversibilmente il destino di territori e popoli sono di pari livello di gravità dell’evento in sé.

Ma il 31 dicembre scorso vi sono stati anche i messaggi di auguri delle forze “politiche e delle più alte rappresentanze dello Stato”: ne hanno detto di tutti i colori i Presidenti della Camera e del Senato, quello del Consiglio e della Repubblica, i sedicenti rinnovatori a partire dal vecchissimo giovane Renzi; ma non una sola riflessione o anche una parola sul rischio reale di apocalisse del Pianeta, sul Clima, sull’esaurirsi e sulla insostenibilità delle risorse, sulla Perdita della Biodiversità. E ancora una volta, negli ultimi tempi, come ricordato nel particolarmente interessante articolo di Ermete Ferraro“il Triangolo della Pace”**, il messaggio del Papa è il solo a parlare di Natura, di Risorse e Ambiente nei messaggi di auguri. Lo fa con due passaggi complessi, introdotti forse per la prima volta nei vari Suoi interventi sulla Natura, “La visione cristiana della creazione comporta un giudizio positivo sulla liceità degli interventi sulla natura per trarne beneficio” “insomma la natura è a nostra disposizione… da mettere a servizio dei fratelli,”, che però se lascia ancora incerti e indefiniti il fin dove e il fin quanto della liceittà dell’intervento e “la Identità della Natura e della Biodiversità come Infinito Valore Universale”, esplicita condizioni e finalità di essa quando aggiunge , “a patto di agire responsabilmente, cioè riconoscendone quella “grammatica” che è in essa inscritta ed usando saggiamente le risorse a vantaggio di tutti, rispettando la bellezza, la finalità e l’utilità dei singoli esseri viventi e la loro funzione nell’ecosistema. Insomma, la natura è a nostra disposizione, e noi siamo chiamati ad amministrarla responsabilmente. Invece, siamo spesso guidati dall’avidità, dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non custodiamo la natura, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura e da mettere a servizio dei fratelli, comprese le generazioni future”.

Quanto avviene fuori e dentro il nostro Paese – le testimonianze della Grecia come gli auguri politici ed istituzionali di fine anno da me riportati ne esprimono minima testimonianza- dà una risposta immediata a quella che è la domanda centrale, che l’Umanità nel suo insieme e soprattutto il sistema di potere che la governa dovrebbe porsi: E’ ipotizzabile un percorso di uscita dall’attuale crisi in maniera indistinta rispetto ai possibili diversi Orizzonti di Natura e di Biodiversità, di Società, di cultura egemonica, di produzione e lavoro, di distribuzione delle risorse e, conseguente al tutto, di Economia?
Come detto, osservando tutto quanto avviene e soprattutto si esprime sul piano politico ed istituzionale, a livello nazionale come di gran parte degli Stati, la risposta appare omogeneamente affermativa e il “nuovo” indicato ed auspicato sta solamente nello spostare all’anno successivo la ripresa e la crescita e cioè il ritorno al modello ed al sistema “pre-crisi” ed il suo ripristino.
Si identifica l’attuale crisi come la solita crisi della chiusura di un ciclo per riaprirne un altro costruito sui precedenti fondamenti, modello di sviluppo, mercato, capitale, sia pure nella necessità oggettiva di rapportarsi ad uno scenario mondiale profondamente diverso per cui in pochi decenni è cambiata radicalmente la geogragia del potere economico e produttivo e la condizione sociale dei diversi Paesi: anche se “conservata” per molti aspetti nello stesso linguaggio delle Nazioni Unite, obsoleta, perché profondamente diversa dalla realtà è divenuta la stessa terminologia di “Paesi industrializzati”, una volta del G7 e poi del G8 ed oggi del G20, “Paesi emergenti”, “Paesi in via di sviluppo”, “Terzo Mondo”, “Quarto Mondo” e tutto ciò senza significare, come da infinite voci espresso, né un profondo superamento della povertà e delle ingiustizie del Mondo né un reale suo cammino.

Il sistema, nel suo insieme – fatte cioè poche eccezioni, che tendono a ridursi sempre di più, come attestano alcune emblematiche scelte e percorsi dell”altra America” – cioè si compatta nel rigettare la crisi come crisi di rottura di un determinato cammino di “progresso e benessere”, economico, produttivo, sociale, dell’homo sapiens sapiens, mai avvenuta nella storia della Umanità perché ritrova la sua origine non dentro ai suoi meccanismi di evoluzione e crescita, ai suoi interessi e conflitti o in maniera rilevante non solo in essi, ma nel sistema “naturale”, di spazio fisico e di disponibilità di risorse in cui Essa trova la stessa esistenza.
L’Umanità, il percorso della sua storia, materiale ed immateriale si trovano davanti al limite insuperabile dell’essere la Terra entità finita; limite , che rende insostenibile*** fino al rischio dell’apocalisse il modello ed il sistema, economico e produttivo divenuto oggi dominante, fondato sul primato della Economia rispetto alla Ecologia, sul capitalismo, sul libero mercato, ed il consumismo.

La realtà è sempre più inconfutabilmente così, e tende a divenirlo sempre più intensamente; se questa crisi in una certa qualmaniera dovesse essere “superata”, riproducendo la precrisi ed attivando il residuo del sistema naturale ancora disponibile, la prossima crisi per l’accentuarsi di tutte le condizioni che hanno portato alla crisi attuale sarebbe già vicina e sempre più ci avvicineremmo ad uno stato di crisi permanente e sempre più irriversibile e crescente per l’effetto valanga di tanti suoi fattori.

La realtà è che ci si rifiuta di immergersi nei possibili scenari post crisi, rifuggiandosi – basta un giorno che lo spread cali – in fantasiosi rilanci di fiducia dei mercati e dei consumi, in una indefinita, sotto ogni aspetto, crescita.

La distinzione tra le diverse forze politiche, tra conservatori e progressisti, tra destra e sinistra, e la conseguente dialettica ideale, culturale, economica, sociale, politica dovrebbe perciò avere essenza centrale proprio nella risposta che si dà alla identità del percorso di uscita dalla crisi ed alla conseguente Utopia sottesa.
Il percorso della conservazione è noto ed è quello che ci ha portato all’attuale crisi: noti sono gli immani interessi ed i protagonisti, nazionali come internazionali.
Non chiaro e definito è quello alternativo:
La gran parte del Pianeta è stata sottratta e viene tuttora costantemente sottratta alla vita naturale; quel poco che resta lo si lascia integro o anche esso, dalle Calotte Polari alla Amazzonia, dalle foreste tropicali del Congo alle aree verdi e verdibili delle zone dismesse occidentali ed orientali, del parco collinare e del centro storico di Napoli, lo si destina alla cementificazione, alla speculazione ed al saccheggio? La condizione del Pianeta, come delle singole realtà territoriali è tale che non sono più possibili l’una e l’altra soluzione, ed occorre scegliere se accelerare il percorso verso il Pianeta ad una sola Dimensione quella dell’Uomo Solo, grigia e monotona, oppure quello della infinita ricchezza e bellezza della Biodiversità, cui l’Uomo ed i valori da Esso creati appartengono. Scegliere questo orizzonte significa concretamente agire nella Politica, nelle Istituzioni, nella Economia, nella “Urbanistica come nella Produzione”, nelle Leggi come nelle Delibere, nella consapevolezza che l’Uomo deve cercare la soluzione ad ogni sua esigenza e bisogno nell’attuale suo spazio vitale, non invadendo, ma al contrario, ampliando e tutelando ogni spazio ed habitat di Biodiversità e Natura.

In meno di due secoli, soprattutto nell’ultimo mezzo secolo, l’Umanità ha consumato la energia che la Terra aveva accumulato in intere Ere geologiche, ovvero in centinaia di milioni di anni; a tale quantità e qualità di energia consumata si è associato un modello economico, produttivo, di consumo che è quello oggi dominante – con le apocalittiche conseguenze già in atto sull’intero habitat che permea la Terra di vita, di luci e di colori – divinità mostruosa, insaziabile divoratrice di materia e bellezza e generatrice di mortali, venefici escrementi: un modello ed un sistema contro Natura che per gli interessi sottesi, non ha dato, né poteva dare anzi spesso aggravandola, nessuna risposta alla domanda di giustizia e di pace nel mondo, di equa distribuzione di risorse, di benessere globale e la cui continuità per l’esponenziale esaurirsi delle fonti primarie richiama sempre più la costituzione di potentissime oligarchie di potere, di guerre,di perdita di autonomia dei Paesi, di democrazia.
Tale modello, con la immane forza della immagine propagandata dall’esterno e con la ricerca interna della sua attuazione, ha contribuito significativamente a cancellare o annientare la incommensurabile Utopia concreta del Comunismo, ieri dell’Unione Sovietica, oggi, ancora di più, per i valori totalmente negativi che esprimono della Cina e degli altri paesi cosiddetti comunisti del Sud est Asiatico, a distruggere culture ed economie viventi anche da decine di migliaia di anni, a creare i “flussi della disperazione” di milioni e milioni di Persone, impoveriti sempre più fino alla fame nei loro paesi saccheggiati per la sociatà dei consumi ed alla ricerca della loro fortuna proprio nel mondo che li ha saccheggiati. Al di là del vicinissimo easaurisi delle risorse fossili è minimamente sostenibile tale modello?

Il sistema di potere, del capitalismo, del libero mercato, del consumismo, delle multinazionali non ha Morale; non si pone questione alcuna sul futuro della Umanità e del Pianeta: guarda solo al come rafforzarsi ulteriormente rispetto al passato per agire sempre più senza condizionamenti e vincoli: L’accordo**** di partenariato transatlantico (Ttip) negoziato a partire dal luglio 2013 tra Stati Uniti e Unione Europea…. prevede che le legislazioni in vigore sulle due coste dell’Atlantico si pieghino alle regole del libero scambio stabilite da e per le grandi aziende europee e statunitensi, sotto pena di sanzioni commerciali per il paese trasgressore, o di una riparazione di diversi milioni di euro a favore dei querelanti” Il Ttip unisce aggravandoli gli elementi più nefasti degli accordi conclusi in passato. Se dovesse entrare in vigore, i privilegi delle multinazionali avrebbero forza di legge e legherebbero completamente le mani dei governanti. Impermeabile alle alternanze politiche e alle mobilitazioni popolari, esso si applicherebbe per amore o per forza poiché le sue disposizioni potrebbero essere emendate solo con il consenso unanime di tutti i paesi firmatari …..Sicurezza degli alimenti, norme sulla tossicità, assicurazione sanitaria, prezzo dei medicinali, libertà della rete, protezione della privacy, energia, cultura, diritti d’autore, risorse naturali, formazione professionale, strutture pubbliche, immigrazione, ogm, clima: non ci sarebbe una sfera di interesse generale che non passerebbe sotto le forche caudine del libero scambio istituzionalizzato”
Non è certo immaginabile un improglio mondiale politico-istituzionale più grande di questo, che, almeno come appare, è sostenuto e soprattutto coperto da tanta parte delle forze elette, negli USA come nella Unione Europea, quali democratiche e progressiste, a partire dallo stesso Obama! Per il Pianeta e l’Umanità diventerebbe l’Apocalise finale: il richiamo all’Europa fatto oggi per motivare tante scelte diventerebbe rispetto a tale trattato un battito d’ali di una farfalla rispetto ad un uragano di categoria 5.
In questo e in omogenei trattati già in atto, ci sta il tutto dello sfruttamento della Natura e della Biodiversità e dell’Uomo sull’Uomo, dal diritto al risarcimento alle multinazionali e ai paesi acquirenti per mancato “rispetto” dei furti di terra al risarcimento alle società investitrici per l’aumento di salari minimi, dal diritto di non inserire nelle etichette di prodotti alimentari OGM, al risarcimento per rinuncia alla energia nucleare, dalla soppressione di ogni controllo pubblico sul volume, la natura e l’origine dei prodotti finanziari messi sul mercato al diritto di limitare le emissioni. Il Mondo a tal punto è anche formalmente, sul piano istituzionale, governato dalle multinazionali e dai grandi gruppi di pressione degli specifici settori. Il Pubblico, l’interesse collettivo, le volontà popolari, le democrazie non hanno più non solo valore e peso, ma ragione alcuna di esistere: sempre più ogni Persona Umana tende a divenire robot funzionale alla esistenza ed all’espandersi di questa immane, aliena mostruosità.

Ma naturalmente dalla crisi si può uscire anche diversamente nella direzione opposta della Umanità e della Biodiversità, della Solidarietà e dell’Amore verso la Terra, della Democrazia e della continuità della Vita.
Se uscire dalla crisi è consueta, inflazionata, ripetitiva promessa, il richiamo, lo slogan da enunciare in ogni luogo, occasione, programma, totalmente opposta è la riflessione sul come uscirne e dunque proprio sul diversamente.
La grande sfida, la nuova Utopia, dopo la caduta del “Muro di Berlino” deve essere proprio questa, partendo da una universale, globale constatazione di quanto avvenuto ed avviene da assurgere a Pensiero, Idealità, Filosofia Politica trainante del tutto;
Non può esservi progresso e crescita culturale e sociale, economica e produttiva che non abbia al centro la Ecologia nell’accezione più ampia e, contestualmente, non è pensabile una tutela della Natura, della Biodiversità, della Storia e della Cultura e dei suoi Valori, che non sia strettamente legata alla realizzazione di un Mondo di equa distribuzione delle risorse, di pace, di solidarietà, di rispetto e di amore delle diversità, di un Mondo, la Civiltà del Sole e della Biodiversità che senza problema o preoccupazione puà essere chiamato “Comunismo”: un Comunismo nuovo, il Comunismo Ecologico, che sta tanto anche nella voce del Papa, che è il superamento radicale, ma non la negazione, di un pensiero e di un modello che ha inseguito il modello capitalistico, mercantile, consumistico, uscendone alla fine completamente sconfitto.

No!, tutto ciò no non è mera, astratta elucubrazione, ma l’esatto opposto, ovvero l’orizzonte per un concreto, urgente programma politico, di governo, di movimento, di iniziativa e di lotta, che al ricatto dello spread e del debito pubblico e monetario della “banca centrale” sostituisce il diritto dello Stato e della Unione europea a emettere moneta quanta necessaria per la tutela della Natura e della Biodiversità e per un fattibile e sostenibile percorso di progresso e di benessere, che ponga perciò la centralità ed il primato del Pubblico rispetto al Privato, che affermi coerentemente come valore, produzione e lavoro, la Scuola e la Educazione, la Università e la Ricerca, la Sanità e la Solidarietà Sociale, la Cultura e i suoi Valori passati e presenti, la Energia del Sole e la Rinnovabilità ed il Riciclo della Materia quali fondamento per ogni Attività Umana civile e produttiva, che sostituisca all’Usa e Getta la Qualità e la Positività delle merci, alla produzione delle armi, al loro mercato, alla guerra ed alle distruzioni, la saggezza della Pace e della Cooperazione, alla “meritocrazia” ed alla “cultura dell’homo hominis lupus” il Diritto al Lavoro per Tutti e alla realizzazione di ciascuna Persona nel perseguimento del benessere collettivo e della tutela della Natura.

Certo per cultura, idealità, valori di riferimento ma soprattutto per immani interessi, si possono non condivedere tali concrete scelte e contenuti e lottarli fino in fondo, ma resta inesistente una risposta vera della loro negazione , che abbia la ragion d’essere in leggi universali ed immutabili, che appartengono solo alla Natura.
Occorre forse avere solo la volontà di Rifondare la Utopia
Napoli, 9 gennaio 2014
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Antonio D’Acunto,
Presidente Rete Campana, Civiltà del Sole e della Biodiversità
*. “Amare e ritrovare la perduta Biodiversità”, oggi sul sito www.teraacquaariafuoco.it
** Ermete’s Peacebook
*** sulla “insostenibilità dello sviluppo sostenibile e “ verso il comunismo ecologico* , oggi sul sito www.terraacquaariafuoco.it
**** Dall’articolo de “Le Monde Diplomatique, novembre 2013 di LORI WALLACH, riportato da Giorgiol Quarantotto su Rete Noinc; l’articolo è di grandissima importanza.k

da: antonio d’acunto [adacunto@alice.it]


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