PARLIAMO DI CLIMA….

13 dicembre 2013
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“Da Strategia Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici” a “ Strategia Nazionale di Arresto dei Cambiamenti Climatici”. Il Cambiamento è Imperativo Categorico.
di Antonio D’Acunto
Il 31 dicembre prossimo si chiuderà la “consultazione pubblica” sul documento “Elementi per una Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.”, promossa dal Ministro dell’Ambiente nello scorso settembre.
Fra i tanti “settori d’azione” che vengono indicati, ve ne è uno, che alla prima lettura appare incredibile per la sua identità, ma che invece esprime compiutamente la filosofia stessa dell’essere stato e del futuro essere del modello di società e di sviluppo dominanti rispetto al Clima: il settore energia ed in particolare la produzione termoelettrica.
Il Clima ha – in uno con la “Cancellazione del Verde” – nella Combustione delle Energie Fossili, il suo killer; ora accade che tale killer è anche il killer di se stesso e cioè i cambiamenti climatici generano grandi difficoltà per il corretto funzionamento delle centrali termoelettriche. Ed allora a quale strategia si ricorre? Non alla eliminazione del killer, ma ad azioni per dargli forza per farlo sopravvivere e cioè per poter continuare a bruciare, bruciare sempre di più petrolio, metano, carbone, scisti bituminosi fino alla ultima goccia da estirpare dagli abissi del mare o dal più remoto spazio di tuttora incontaminate terre.
Naturalmente quando ci saremo “adattati” – ma sarà possibile? – ai cambiamenti climatici dei prossimi anni, per le stesse azioni di adattamento che faremo, avremo nuovi cambiamenti climatici e quindi studieremo nuovi adattamenti ai nuovi cambiamenti e così sempre di seguito: fin dove e fin quando? Nel documento di adattamento questo non ci viene detto, anzi non viene posto neanche come problema.
Qui sta la chiave di lettura di un documento e di una strategia, peraltro con connotati anche europei, di una pericolosità estrema perché della Crisi del Pianeta e di un suo primario indicatore “i cambiamenti climatici” ne elude completamente l’Archè, il “principio”, il “comando”, il “potere”, la “forza che determina il divenire e il mutare del mondo” (l. Severino Filosofia antica), come direbbero Anassimandro ed Anassimene e molta parte della filosofia presocratica; quanto abbiamo perso in 2500 anni di corretta speculazione scientifica sulla Natura.
Ancora più grave è forse il fatto che il documento non è scritto da negazionisti (come brillantemente li ha definiti più volte il Prof. Nebbia) della crisi ecologica, che ormai sono sempre più rari, ma da persone, del mondo scientifico, culturale, economico, politico consapevoli delle catastrofiche conseguenze del modello di sviluppo e di società oggi dominanti: “La comunità scientifica internazionale”, recita il documento, “è consapevole che il nostro Pianeta dovrà affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, alcuni già in corso ed altri che potranno accadere in un futuro anche prossimo …..infatti secondo le evidenze scientifiche presentate sia nell’ultimo rapporto di valutazione dell’IPCC (AR4-WGII) del 2007, sia nel recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (European Environment Agency, EEA) “Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012 – An indicator-based report” del 2012, nei prossimi decenni la regione Europea ed in particolare la regione del Mediterraneo dovrà far fronte ad impatti dei cambiamenti climatici particolarmente negativi, i quali, combinandosi agli effetti dovuti alle pressioni antropiche sulle
risorse naturali, fanno della regione del Mediterraneo una delle aree più vulnerabili d’Europa (EEA, 2012).”
E così, si enunciano gli effetti dei cambiamenti climatici sulla perdita in qualità e quantità della disponibilità delle Risorse Idriche, sulla Desertificazione, sul Degrado del Territorio e sulla Siccità, sul Dissesto Idrogeologico, sull’impoverimento e la perdita della Biodiversità degli Ecosistemi Terrestri, Marini, delle Acque interne e di Transizione, sulla Salute, sulle Foreste, sull’ Agricoltura, sulla Produzione Alimentare, sul Patrimonio Culturale: un quadro che, nonostante l’intensa attenuazione fatta nella esposizione, dovrebbe far rabbrividire e far esplodere l’allarme rosso: ovvero un piano vero fatto di concrete, radicali scelte per fermare tutto ciò che ha già portato il Pianeta all’attuale catastrofico stato.
Il fatto che alla rinuncia alla negazione della estrema gravità cui si è portato il pianeta e della potenziale apocalisse non corrisponde invece nulla di nuovo sul piano delle scelte assume una duplice tragica valenza negativa: la inelluttabilità e la insostitubilità dell’attuale modello culturale, economico, produttivo, sociale e politico dominante e la certezza di potersi “adattare” alle sue conseguenze.
Il totale vuoto del documento sulle scelte vere del Paese è fondato su una profonda mistificazione, una vera teoria: l’essere “oggetti diversi” la Strategia Nazionale di Adattamento (SNA) ed il Piano Nazionale di Adattamento (PNA). “Talvolta”, si legge nel documento, “nella letteratura scientifica e nel linguaggio comunemente utilizzato dai decisori politici i due termini Strategia Nazionale e Piano Nazionale sono utilizzati indistintantamente. Le esperienze maturate nei Paesi che hanno adottato una SNA e stanno dando attuazione ad un PNA, nonché la recente Strategia Europea di Adattamento ai Cambiamenti Climatici mostrano che si tratta di “oggetti” diversi. E in particolare “una Strategia Nazionale di Adattamento deve…. (naturalmente il successivo è un mio inciso) chiaccherare e far chiacchiere, (spesso con lauto compenso), “scienziati ed esperti”, “protestatari”, “addetti ai lavori” per generare rapporti, relazioni inutili o, quando serie, senza conseguenze, convegni, incontri per realizzare successivi incontri di approfondimento per i successivi incontri mentre il Piano deve fare le scelte concrete, allocare le risorse, individuare gli attori.
Nnaturalmente i piani, o non ci sono o quando ci sono vanno in direzione esattamente opposti a quelle che dovrebbero scaturire dalle Scelte Strategiche: che ci si perde da parte di un Ministro dell’Ambiente e dei Governi a dilettarsi a scrivere in un documento di “elementi di strategia” che “gli impatti negativi attesi nei prossimi decenni sono correlati principalmente ad un innalzamento eccezionale delle temperature medie e massime, all’aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi, alle alterazioni del regime idrogeologico e all’aumento del rischio di frane e flussi di fango e detriti, al crescente rischio di inondazione ed erosione delle zone costiere, all’innalzamento del livello del mare?”, cose tutte scritte nel documento. Basta poi che nei Piani, nelle leggi e nei finanziamenti che li promuovono e li regolano, si scelgano TAV e grandi opere, energie fossili e perforazioni, inceneritori e circolazione di materia vergine, nuovo consumo di suolo e cicli di cemento, “sviluppo” (edificatorio) per spiagge e litorali, aree verdi ed agricole, paesaggistiche e naturalistiche.
Ora il Ministro, come detto, ha attivato la pubblica consultazione sul documento presentato; non ci credo molto che ad essa veramente voglia darsi peso nella sua scrittura finale, ma proviamo a dargli fiducia, intervenendo e proponendo le necessarie radicali modifiche.
Come risponderà quando Gli proponiamo di cambiare l’attuale titolo del documento, “Elementi per una Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.”, denominandolo “Elementi per una Strategia Nazionale di Arresto dei cambiamenti climatici e di Adattamento ai cambiamenti climatici in corso”?
Come risponderà quando, ponendola quale questione centrale, Gli proponiamo di rovesciare il contenuto della premessa scrivendo “la Strategia Nazionale di Arresto dei Cambiamenti Climatici e di Adattamento ai cambiamenti climatici in atto” si attua attraverso Piani annuali e pluriennali, con la definizione di obbiettivi definiti in termini di contenuti, di risorse impiegate, di tempi di attuazione e con la verifica dei risultati ottenuti?
e che tali Piani sono approvati in uno con le leggi di Stabilità e di Bilanci Pluriennali dello Stato?
e che ogni legge o decreto del Parlamento e del Governo che possono avere conseguenze sul Territorio, sulla Biodiversità, sull’Ambiente vanno rapportate alla predetta Strategia Nazionale di Arresto dei Cambiamenti Climatici e devono essere con essa coerenti?
Come risponderà quando Gli proponiamo di rapportare l’intero documento all’Archè della catastrofe in atto, quale sua filosofia portante? E che è naturale così esprimere:
“Energia dal Sole, conservazione e chiusura del cerchio della materia e della sua qualità in ogni suo processo, tutela della Biodiversità costituiscono la triade delle necessità per la continuità della meravigliosa Vita del Pianeta, creatasi in miliardi di anni, e della sua evoluzione secondo le Leggi della Natura: le sole Universali ed Eterne.
Ma le leggi dell’Economia, lo sfruttamento dell’Uomo sull’Uomo e dell’Uomo sulla Natura e sulle altre Forme di Vita hanno stravolto, annullato il necessario Primato della Ecologia e le “attività” dell’Uomo, nelle sue scelte di fondo, hanno smarrito, ignorato il riferimento alle Leggi della Natura, le sole che possono dare credibile e duratura risposta ad ogni problema della Umanità, del Pianeta e dell’Ambiente in cui Esso è immerso e dei suoi profondi mutamenti, che trovano la loro innaturale manifestazione nei cambiamenti climatici.
I Cicli della Natura si chiudono sempre compiutamente in simbiosi e sinergia tra di loro, generando nei loro percorsi le armonie delle vite naturali, vegetali ed animali; il solo bisogno al ciclo della materia circolante è l’energia che gli viene dal Sole. La evoluzione e la mutazione, la moltiplicazione e la riduzione dei cicli vanno sempre nella direzione dell’equilibrio della “circuitazione” laddove invece lo “sviluppo”, i percorsi produttivi dell’Uomo, così come progressivamente determinatisi, si dissociano profondamente da tale Naturalità e vanno sempre più in conflittualità insanabile con essa. La circuitazione della materia dei cicli naturali viene sostituita, in un percorso senza fine, all’estirpazione permanente di nuove risorse e dal contestuale abbandono di quelle già utilizzate: il Volto stesso del Pianeta è profondamente sfigurato, abbruttito, sporcato come lo è l’indicatore dello Spazio Vitale in cui Esso è immerso: il Clima.
Arrestare i Cambiamenti Climatici è perciò l’imperativo categorico che oggi si pone alla Umanità, cambiando radicalmente il modello di sviluppo, di economia, di cultura, di società e di organizzazione del potere oggi dominanti; la transizione ad un nuovo Orizzonte di Armonia della Umanità con la Natura richiama la necessità di un percorso di “adattamento” alle catastrofiche alterazioni del Pianeta e ai mutamenti climatici già in atto”.
Come risponderà conseguentemente quando per il settore energia gli proponiamo semplicemente di sostituire il tutto del documento con la legge di iniziativa popolare della Campania sulla cultura e diffusione della Energia Solare, ponendo semplicemente Italia al posto di Campania.
“ L’Italia sceglie il Sole come sua primaria fonte di energia per ogni sua attività, civile e produttiva; promuove la diffusione delle energia solare nelle sue diverse forme e tecnologie su tutto il suo territorio, in armonia con la migliore fruizione e conservazione di esso in rapporto ai bisogni complessivi della sua Popolazione, e della piena tutela della Biodiversità naturalistica, storica e culturale e della piena compatibilità con l’agricoltura ed il verde nella sua complessiva accezione”.
Facciamo ciò nella piena consapevolezza che essa unitamente alla tutela e alla crescita del Verde è la VIA Maestra per la salvezza del Clima e dando, a tal fine, la piena disponibilità ad ogni sfida culturale, scientifica, produttiva, tecnica ed economica.
E così di seguito sia per tutti gli altri settori di cui è stata enunciata nel documento del Ministro, come detto pur fortemente ridimensionata, la estrema criticità già oggi presente a partire dalla tutela della Biodiversità e sia per altri ignorati, dal consumo del suolo con i suoi valori naturalistici, storici, culturali, ai rifiuti e all’avvelenamento del suolo e dell’atmosfera.
Cambiare radicalmente la filosofia del documento sulla “Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici” non è certo garanzia del reale cambiamento; nella sua ovvietà, è bene sottolinearlo. Ma può avere, anzi ha, una grande valenza di “cornice globale” legislativa e istituzionale come di movimento e di lotta su tutto quanto, escluso l’immateriale, nel Paese, direttamente o in rapporto ad altri Paesi, viene fatto, perché tutto viene ad incidere sui “Cambiamenti Climatici”
Credo perciò che sia un limite grande di tutte quelle energie positive presenti nel Paese e delle forze politiche e sociali e dei movimenti che le esprimono, nell’ignorare o estranearsi, come sostanzialmente sta avvenendo, dall’intervenire su tale questione, ritenendola puramente teorica se non proprio astratta rispetto alla concretezza dei “problemi reali del Paese” e delle “cose da fare”: un limite che è necessario superare rapidamente proprio per dare ai problemi reali del Paese e alla cose da fare le giuste e durature risposte globali per il presente e per il futuro, prossimo e remoto.
Antonio D’Acunto
Napoli, 13 dicembre 2012

lA NOTA
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Carissime/i, il 31 dicembre prossimo si chiuderà la “consultazione pubblica” sul documento “Elementi per una Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.”, promossa dal Ministro dell’Ambiente nello scorso settembre; al fine di una necessaria, radicale modifica della globale impostazione e delle azioni conseguenti, ho scritto il contributo allegato, presente sui siti www.laciviltàdelsole.org; www.terraacquaariafuoco.it
Nel sottolinearvi quanto, a mio parere, sia molto importante una più vasta iniziativa di interventi per modificare la predetta strategia, chiederei a chi lo condivide di darne diffusione; Vi ringrazio, affettuosamente, Antonio D’Acunto.

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VARSAVIA, 11-13 novembre 2013
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La prossima Conferenza sul Clima di Varsavia e la Civiltà del Sole e della Biodiversità.
di Antonio D’Acunto
Dall’11 (lunedì prossimo) al 13 novembre si terrà a Varsavia la diciannovesima! Conferenza sul Clima (COP 19, dove COP sta per Conferenza delle Parti).
La conferenza come noto, ( forse poco?), fu istituita nel 1994 nell’ambito ONU ed avrebbe dovuto attivare un concreto percorso mondiale per salvare il Pianeta dai catastrofici cambiamenti climatici, non più solo potenziali, ma in atto.
Quale insignificante valore, a livello mondiale, europeo e nazionale, rivesta la Conferenza, appare evidente dal come ad essa si stanno rapportando quelli che dovrebbero essere i suoi maggiori riferimenti e dai pochi documenti preparatori di essa: la linea evidente che sempre più esplicitamente viene espressa è quella di un ….rinvio di qualsiasi importante impegno alle prossime Conferenze: quella di Lima del 2014 e di Parigi del 2015.
Il Segretario Generale dell’Onu, il Sud Coreano Ban Ki Moon, anziché indicare un reale percorso di proposte e di impegni su cui confrontarsi alla prossima Conferenza, ha annunnciato difatti (già a settembre scorso) che “intende convocare.. per il prossimo anno un vertice senza precedenti di capi di Stato e di Governo sul clima, per preparare un accordo per contrastare il riscaldamento globale ed evitare alla Conferenza internazionale sul clima di Parigi del 2015 un flop clamoroso come quello avvenuto a Copenaghen nel 2009”.
Il Presidente Obama, ormai a pochi giorni dalla Conferenza non ha dato alcun effettivo seguito all’ “esplosivo” annuncio del 23 giugno scorso alla Georgetown University sul Climate Action Plan ed alla sua incoraggiante sintesi agli studenti “Sappiamo che dobbiamo fare di più e noi faremo di più. È per il bene delle generazioni future che la nostra deve intraprendere un patto globale per affrontare i cambiamenti climatici prima che sia troppo tardi. Questo è il nostro lavoro. Questo è il nostro compito. Dobbiamo metterci a lavorare.”
Il Presidente della Conferenza, il Ministro dell’ambiente polacco Marcin Korolec, interessato chiaramente unicamente a tutelare lo sviluppo delle miniere di carbone della Slesia, in Commissione Ambiente dell’Europarlamento, ha espressamente dichiarato che  «a Varsavia si porranno le basi dell’accordo globale del 2015. Con i partner peruviani e francesi spianeremo la strada per la riunione di Parigi del 2015”.
Di pari livello e indirizzo e con ancor maggior silenzio è l’azione della quasi totalità degli altri Paesi extra UE – dalla Russia alla Cina, dall’India al Giappone – che sostanzialmente hanno ritenuto e continuano a ritenere Kyoto come le Conferenze sul Clima, sulla Biodiversità, sulle Zone Umide e ogni altra ad esse afferente come una dovuta scocciatura da superare indenni per continuare come finora fatto.

La Ue ha approvato, una risoluzione per la 19.ma Conferenza, che è …la stessa di quella che era stata approvata per la 18.ma Conferenza di Doha (Qatar), che era a sua volta la stessa di quella che era stata approvata perla 17.ma Conferenza di Durban (Sudafrica) e prima, a Cancun, Copenhagen, Poznan, Bali, Nairobi. Montreal, Milano (si anche Milano nel 2003), Marrakesh, Bonn, l’Aja, Kyoto, Ginevra, fino alla prima conferenza, la COP 1 di Berlino del 1995: una risoluzione, costituita da una montagna crescente per aggiungere sempre quelli degli anni precedenti, di “visti, premesso, considerato, osservato, auspicato”, totalmente priva di concrete e soprattutto vincolanti scelte; vale la pena di leggerla per capire il totale vuoto che in tal senso è in essa.
In Italia regna il più totale silenzio istituzionale: nessuna iniziativa Parlamentare, né di Governo, non una parola è stata detta dal Presidente della Repubblica, né dal Presidente Letta, che di parole ne spende non certo poche, né dal Ministro dell’Ambiente; probabilmente la importante discussione in atto è quella di scegliere chi “premiare” per la gita di Varsavia.

Dopo ben 18 Conferenze tenutesi e con i risultati ottenuti e purtroppo attesi e già dichiarati della prossima 19.ma di Vasavia, non si può non concludere che le Conferenze sul Clima, così come sono oggi, costituiscono un rituale, utile per un bel business per gli alberghi e le attività commerciali della città che le ospita – e non è un caso la lotta per ottenerle – e per autentiche scampagnate per le rappresentanze dei diversi paesi partecipanti, ma del tutto inutili anzi fortemente controproducenti per il Clima perché profondamente mistificatorie su impegni ed azioni dei diversi Paesi, che invece sono del tutto assenti.

E purtroppo così assumono sempre più – non certo per chi le ricerca e le espone – la valenza di meri rituali le drammatiche denunce della Scienza, della Cultura, di tante infinite associazioni e movimenti su quanto di catastrofico è già in atto e su quello che accadrà in un futuro ormai prossimo, intendendo per prossimo già i primi decenni di questo secolo; notizie da assorbire e da metabolizzare nell’arco breve di qualche giorno, al più di qualche settimana sono così: il raggiugimento del valore della CO2 nell’atmosfera pari a quella di almeno tremilioni di anni fa (è notizia del maggio scorso, chi ne parla più?); il ritmo della perdita della Biodiversità del Pianeta pari anche a 1000 volte quella naturale; la crescente desertificazione che ormai interessa la quasi totalità dei Paesi del mondo; la drastica riduzione dei ghiacciai con le catastrofiche irreversibili conseguenze sull’effetto valanga dell’ ulteriore surriscaldamento del Pianta e l’innalzamento del livello del mare valutato già per il 2050 fino a 7-8 metri; la libera uscita del metano – gas serra trenta volte più efficace della CO2 a produrre effetto serra- dal permafrost, il suolo ghiacciato delle terre più a nord del pianeta – Siberia, Alaska, Canada – surriscaldato dal surriscaldamento del Pianeta ed esso stesso ancora fattore di un effetto valanga del surriscaldamento,( uno dei più gravi rischi per il Pianeta di “catastrofe annunciata” dagli scienziati russi della l’Università dell’Alaska-Fairbanks”); i mutamenti dei cicli, della durata, della intensità delle stagioni , delle piogge, dei venti, delle perturbazioni atmosferiche, dei cicloni e degli uragani, di forza e frequenza nettamente superiori ai limiti storicamente risontrabili.

Ogni stagione che ritorna, ogni spazio del Pianeta, ogni essenza della Sua vita ci esprimono l’accelerazione in atto verso la catastrofe: l’accelerazione ha un significato fondamentale e cioè che la velocità della incidenza delle cause del degrado e della distruzione di oggi è superiore a quella di ieri, che a sua volta è superiore a quella del tempo precedente fino alla constatazione dell’abnorme insostenibile, oltre ogni limite, valore dell’alterazione di oggi del Pianeta rispetto a quello della sua naturalità; la salvezza del pianeta, della Umanità come della sua Biodiversità richiama la urgenza di una radicale inversione, il solo arresto dell’accelerazione non è ormai più sufficiente.
E’ con tale universale consapevolezza della Umanità che bisogna costruire e lottare per un Manifesto per il Clima con cui la Assise Mondiale dei governanti e dei potenti è costretta a confrontarsi.

Il κλιμα, una volta, tanto e tanto tempo fa! – direi alla dolcissima mia nipotina Ileana, che ama spesso ascoltare tante favole da me raccontate ancor di più di vederle sullo schermo TV (e si comprende quale immensa gioia sia per me) – era determinato dall’inclinazione (donde la sua etimologia) dei raggi solari sulla superficie della Terra al variare della latitudine e delle stagioni, dall’insieme dell’habitat del Pianeta e dalla natura chimico fisica dell’atmosfera, risultati della sua stessa vita naturale da quando essa era nata.
L’azione dell’Uomo non ha potuto incidere (almeno finora in maniera significativa) sul primo dei tre “fattori” del clima, ma è stata determinante sugli altri due: la natura dell’ atmosfera e l’habitat del pianeta: un Manifesto per il Clima come una vera Conferenza sul Clima non può non riferirsi unitariamente a tali fattori
L’aumento della CO2, come degli altri gas serra nell’atmosfera è la conseguenza sia dell’abnorme quantità di emissioni dovuti alla combustione delle fonti fossili e ad altre attività antropiche sia della planetaria riduzione del Verde, nell’accezione globale di capacità di attivare il meraviglioso cammino della vita rappresentato dai processi clorofilliani della trasformazione della inerte CO2 in organismo vegetale vivente.

Ed è già questo il primo assurdo della Conferenza sul Clima: si ignora completamente la esponenziale crescita della cancellazione e della perdita del Verde dal Pianeta. chiaramente lo si fa non certo per “ignoranza” o “inconsapevolezza” della fondamentale valenza di essa sulla crescita della CO2 e sul surriscaldamento del Pianeta, e sui cambiamenti climatici, ma naturalmente per gli immani, incalcolabili affari che verrebbero ad essere messi in discussione legati alla distruzione delle foreste, quelle immense ed ancora integre tropicali come quelle dei boschi locali, ai land grabbing (furti di terra)- più di 100milioni di ettari all’anno di cui almeno 20 milioni per riprodurre con i biocarburanti il modello e gli interessi delle fonti fossili – alle immani perdite di suoli agricoli e cementificazioni di infiniti luoghi “là dove era il verde”. Far divenire la Conferenza sul Clima una cosa seria avrebbe significato fortemente anche questo, aprire un conflitto con i potentissimi soggetti economici e politici, legati a tali affari: uno, emblematico per tutti: il governo e le imprese private della Corea del Sud sono proprietari di almeno 2.300.000 ettari di terre all’estero; il segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon è coreano; non è certo difficile intendere il suo silenzio!
Appare chiaro invece che una conferenza sul clima vera dovrebbe indicare il quadro mondiale della perdita di Verde e dettare linee inderogabili del suo controllo, del suo arresto e della sua inversione: già allo stato attuale della condizione della CO2 non vi è altra cura possibile per la salute del Pianeta se non il recupero della sua Bellezza, costituta dalla infinita sua Biodiversità. La Conferenza sul Clima potrebbe in tal senso chiamarsi la Conferenza sulla tutela e la rigenerazione della Bellezza del Pianeta giacché per il Pianeta Etica ed Estetica sono coincidenti.

Ma naturalmente tale cura ha efficacia se si arresta la causa prima del suo male: le emissioni di CO2 e degli altri gas serra e tossici. Che cosa realmente si è fatto da Rio nel 92 e poi da Kyoto, nel 94? Sostanzialmente poco o nulla: una grandissima infinità di chiacchiere, di falsi o interessati conflitti ed in sostanza nessuna vera decisione vincolante realmente nell’interesse generale della tutela del Clima e del Pianeta, per cui ciascun Paese o singolo operatore, soprattutto se forte e potente, continua a fare quello che ha sempre fatto. Se osserviamo attentamente, l’unica vera decisione è quella sullo scambio – commercializzazione di emissione di gas serra, che, come era da prevedere, porta ad una ulteriore forte crescita delle emissioni giacchè ogni eventuale “risparmio” per scelta o necessità, rispetto invero ad inesistente fabbisogno, viene venduta nel libero mercato del soffocamento del Pianeta, portando così alla sommatoria dei massimi autorizzati al singolo Paese o operatore. Immane è il business legato a tale decisione: nel solo 2008 (l’ultimo dato disponibile; nessuno ne mette fuori altri, giacché meno si sa meglio è) sono stati impegnati nella

compravendita di quote di emissioni di CO2 ben 126 miliardi di euro che “sembrano destinati a crescere considerevolmente”.

Siamo poi alla follia pura quando addirittura si cerca di camuffare il mantenimento delle fonti fossili immaginando immani discariche nel sottosuolo per la CO2 e gli altri gas serra e tossici: il cosiddetto meccanismo del Carbon Capture and Storage – CCS (Cattura e stoccaggio geologico del carbonio): si continuerebbero a costruire centrali termoelettriche, come prima più di prima finchè vi sono combustibili fossili a partire dal carbone, con una… grande novità: i camini capovolti dal suolo verso stoccaggi geologici! La Terra con le sue regole del sottosuolo, i suoi equilibri e “tremoti”, con le sue falde, starebbe proprio a guardare? E chi potrebbe vivere con un minimo di tranquillità in tale area e quella circostante per centinaia e centinaia di chilometri quadrati? Non siamo alla fantascienza o meglio, per molti di noi, al fantaterrorismo perché questa è strategia primaria del piano UE 20 -20- 20 ed il “contenzioso” con la Polonia non sta nella costruzione o meno di due unità a carbone ciascuna da 900 MW nella centrale di Opole nella Slesia, ma sull’attuazione della strategia del CCS! *

Le Conferenze sul Clima hanno eluso e continuano ad eludere le vere questioni fondamentali sulla realtà ed il conseguente controllo mondiale sulle emissioni: la prima è quella della totale assenza di limitazioni e vincoli sulle quantità globale a livello mondiale e di ciascun Paese della estrazione e produzione di iascuna fonte fossile: è evidente che tutto quanto estratto viene commercializzato e consumato e mistificatoria è ogni affermazione ed impegno sulla riduzione delle emissioni perché la loro entità è …stechiometricamente definita e potrebbe calcolarla senza alcun problema un normale studente di chimica di un’istituto superiore.
Il libero mercato, senza vincoli, della estrazione e della commercializzazione delle fonti fossili è la causa prima dell’aumento della CO2: le multinazionali, molte di più delle sette sorelle dei tempi di Mattei, ed i paesi che ne hanno il dominio, non rinunceranno certo ai loro immani interessi e solo fortissimi vincoli ed obblighi potrebbero avere importanti risultati ed a questo avrebbero dovuto servire il potere dell’ONU e le Conferenze sul Clima.

Che senso ha fare una Conferenza sul Clima, quando non si pongono vincoli e limiti sui luoghi dove fare ricerca ed estrarre petrolio, metano, carbone, scisti bituminosi sempre pià sporchi ed inquinanti, per cui è consentito di massacrare, nella piena legalità e con totale sostegno di governi ed istituzioni, il volto stesso della Terra dalle Calotte polari al fondo degli abissi marini, dalla incontaminata Ammazzonia alle nostre sacre e preziose terre e mari?

Che senso ha fare una Conferenza sul Clima quando non si affronta la questione – dalle enormi implicazioni per la Pace, gli equilibri internazionali, i costi, in primo luogo ambientali – della realizzazione delle grandi reti di trasferimento delle fonti fossili dai luoghi di estrazione a quelli del consumo distanti migliaia e migliaia di km, come i grandi oleodotti- per citarne solo alcuni “USA” (ma ci stanno invero tutti, dal Regno Unito al Giappone, dalla Norvegia alla Francia e all’Italia) ..) dall’Azerbaigian al Mediterraneo, attraverso Georgia e Turchia, “Russo” Transfer (ma anche qui ci stanno ..tutti, ancora USA, Giappone, Filippine…) e metanodotti, in attività e soprattutto in fase di realizzazione o progettazione dalla micidiale rilevanza strategica geopolitica: White stream, Nord Stream, South Stream, Nabucco, Galsi , TAP – Gasdotto Trans Adriatico: centinaia di migliaia di km interessati, milioni di miliardi di Euro, tutti i paesi del mondo! Si possono minimamente immaginare scelte sull’energia e conseguentemente sul Clima estranee a tale sistema, a tali interessi, al potere, immane al di là di ogni immaginazione, se esse non vengono universalmente messe in radicale discussione?

Che senso ha una Conferenza sul Clima, che non affronta la questione dell’incenerimento dei rifiuti come se la CO2 e gli altri gas serra e velenosi emessi andassero in un’atmosfera diversa da quella dove vanno tutte le altre emissioni e non si sommassero a tutte le altre emissioni!,

Che senso ha una conferenza sul clima che tace su catastrofici incendi di foreste e boschi con la duplice valenza negativa di produrre gas serra e di diminuire la capacità di assorbimento della CO2.

Che senso ha una Conferenza sul Clima quando viene approvata dal Parlamento Italiano una “Strategia Energetica Nazionale” fondata sul raddoppio della produzione nazionale di idrocarburi, con via libera alle perforazioni – perfino con la riduzione della distanza minima dalle coste per l’estrazione a mare – e sull’obiettivo di fare dell’Italia un “hub” del gas per l’Europa, con nuove infrastrutture, rigassificatori e depositi!

Naturalmente è fondamentale avere la consapevolezza che il sistema nel suo insieme e ciascuno dei suoi fattori che agiscono sul clima ha un volano e conseguentemente una inerzia di smisurata entità accumulatisi nel corso di tantissimo tempo e sicuramente per capire i mutamenti climatici di oggi è di fondamentale importanza capire la formazione di tale inerzia sotto ogni aspetto, culturale come materiale; ovviamente non è dentro a questo contributo tale ricerca, ma un dato è immediatamente certo e cioè che pur nella consapevolezza della estrema gravità della condizione del Pianeta, il cambiamento non è ipotizzabile ad horas, ma richiama, questo sì ad horas, un importantissimo percorso di transizione: la salvezza della Umanità, della Biodiversità, del Pianeta sta dentro a questo percorso di transizione, che implica chiaramente da una parte la necessità della definizione – qualificazione della direzione della transizione e dall’altra le tappe concrete per tale transizione. Questo percorso e i predetti suoi fondamenti dovrebbero essere l’essenza delle Conferenze sul Clima; invece essi sono stati e sono sempre più, rispetto alle prime edizioni, nella sostanza indefiniti se non proprio del tutto assenti.

Un Manifesto Universale per il Clima e le tappe per la sua attuazione che certo possono, anzi devono essere le Conferenze ONU, cioè di tutti i Paesi ed i Popoli della Terra deve chiaramente esplicitare la Verità Scientifica, Culturale, Economica, Sociale che la salvezza del Pianeta sta nella progressiva Creazione della Civiltà del Sole e della Biodiversità, costruita sulla fonte, rinnovabile per un tempo senza fine, dell’energia del Sole e sulla conservazione e la tutela della Bellezza, della Materia e della Vita del Pianeta, che implica amore, rispetto e solidarietà dentro la Umanità dell’Oggi e del Futuro e di Essa verso tutta la Biodiversità; ogni allontanamento da tale Orizzonte è necessariamente crisi profonda del Clima e del Pianeta.

Antonio D’Acunto
Napoli, 9 novenbre 2013

*Per avere una idea di che stiamo parlando, ho fatto riferimento allo studio (del tutto scientifico) della Polish Climate Coalition (la importante organizzazione ecologista polacca), che ha calcolato la quantità di CO2 emessa in 55 anni di attività della centrale (evidentemente il tempo presunto del funzionamento della centrale) in 1,5 miliardi di tonnellate.

Tale quantità riportata in volume significa, a pressione atmosferica e temperatura ambiente, oltre 800 kmcubi ovvero un serbatoio sotterraneo lungo Napoli – Roma, largo 2 km ed alto 2 km! Nel corso del funzionamento ogni anno occorerebbe una nuova disponibiltà di un serbatoio lungo 15-16 km, largo e alto 2 km.
Naturalmente si può innalzare la pressione per ridurre, si fa sempre per dire, il volume, ma creando le condizioni per un epocale catastrofico botto.

LA NOTA di Antonio D’Acunto
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Care tutte/i, lunedì prossimo e fino al 13 novembre si terrà a Varsavia la diciannovesima Conferenza sul clima, divenuta purtroppo sempre più un inutile, anzi dannoso rituale per la salvezza del Clima e del Pianeta; Vi rimetto un mio contributo per i siti www.laciviltadelsole.org e www.terraacquaariafuoco.it;
naturalmente sono molto grato a chi, condividendolo, ne dà diffusione. Grazie, Antonio D’Acunto

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28 e 29 novembre 2013
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Alleanza per il Clima – Invito Conferenza Politiche, Strumenti ed Esperienze per il Patto dei Sindaci
Gentili Colleghe e Colleghi,
il Patto dei Sindaci entra in una nuova fase, caratterizzata dalle sfide che si presentano durante l’attuazione dei Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile e dall’inserimento delle azioni per le energie intelligenti in una politica climatica integrata, che comprende anche l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Nel pomeriggio del 28 e la giornata del 29 novembre discuteremo a Bologna riguardo “Politiche, Strumenti ed Esperienze per il Patto dei Sindaci 2.0”.*
Di seguito trovate il programma di un evento che intende riunire tutti gli attori decisionali per portare avanti insieme il Covenant of Mayors, elemento cruciale di uno sviluppo integrato sostenibile. Cordialmente
Karl-Ludwig Schibel
Coordinatore Alleanza per il Clima Italia
*È gradita l’iscrizione scrivendo a coordinamento@climatealliance.it
Alleanza per il Clima


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