Quelle antiestetiche macchie sulla pelle a gomiti e ginocchia, talvolta anche estese a tutto il corpo o al cuoio capelluto, spesso associate ad artrite peggiorano con l’obesità. Lo sanno bene i dermatologi della Federico II. «La psoriasi è una delle dermatosi infiammatorie croniche con elevato impatto sulla qualità di vita dei pazienti affetti e molteplici studi hanno messo in evidenza una stretta correlazione tra psoriasi, insulino-resistenza e obesità». Così spiega la prof.ssa Gabriella Fabbrocini, direttore di Dermatologia e Venereologia presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli.
«Siamo stati i primi a pubblicare su questa relazione già un po’ di anni fa e da alcuni mesi, in collaborazione con la dott.ssa Sara Cacciapuoti, dottoranda della clinica, e il dott. Luigi Barrea, esperto di nutrizione e ricercatore dell’endocrinologia della Federico II, abbiamo iniziato uno studio sul ruolo della dieta chetogenica nel migliorare le manifestazioni cutanee psoriasiche e su quelle articolari. – continua la Fabbrocini -Un’alimentazione priva di cibi infiammatori ad alto indice glicemico sembra ridurre uno dei fattori di rischio esenziale ossia lo stato di infiammazione cronica associato all’incremento (ipertrofia) del tessuto adiposo. Questo è, infatti, a tutti gli effetti un organo endocrino che comunica con vari altri organi e tessuti, compresa la cute. Sappiamo che diversi mediatori liberati dal tessuto adiposo possono, ad esempio, modificare la risposta immunitaria, favorendo l’innesco di alcuni meccanismi di autoreattività tipici di alcune malattie cutanee».
«La ricerca si sta quindi concentrando sulla possibilità di modificare l’andamento di alcune di queste patologie con alcune modifiche delle abitudini alimentari che potrebbero, pertanto, costituire una fondamentale integrazione alla terapia farmacologica classica» conclude.
«Forte di questi primi risultati – continua la dott.ssa Cacciapuoti, – ci si è anche chiesti se la capacità dell’organismo di rispondere ad infezioni virali possa in qualche modo essere influenzata dal tipo di alimentazione adottata. Poco prima dell’esplosione della pandemia da COVID-19, un gruppo di ricercatori ha dimostrato come il modo in cui il corpo brucia i grassi per produrre corpi chetonici dal cibo che mangiamo può alimentare il sistema immunitario aiutandolo a combattere le infezioni influenzali. In particolare, esperimenti condotti su topi hanno evidenziato che questo regime dietetico attiva un sottogruppo di cellule T nei polmoni, migliorando la produzione di muco dalle cellule delle vie aeree che possono effettivamente intrappolare il virus».
«Si apre quindi un ulteriore strategia contro il virus soprattutto nei nostri pazienti obesi paoriasici per i quali il virus può costituire un problema se si pensa all’elevata incidenza delle infezioni di covid19 tra i diabetici (circa il 30% della casistica)» conclude la prof.ssa Gabriella Fabbrocini.
La dieta chetogenica è un vero e proprio presidio terapeutico e va gestito in quanto tale da esperti della nutrizione, di qui la collaborazione tra la dermatologia e l’endocrinologia della prof.ssa Annamaria Colao. Ma diverse evidenze concordano nel supportare l’ipotesi che, riducendo lo stato di infiammazione sistemica indotto dall’eccesso di cibi ad alto contenuto glicemico e la disbiosi intestinale da questo provocata, le diete a basso contenuto di carboidrati migliorano l’efficienza del nostro sistema immunitario, preparandoci ad affrontare infezioni di vario genere, Coronavirus compreso.
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