Fabrizia Criscuolo ”Minolli-Una seconda vita” Momu Molino Museo Via S.Teresa Montenero Valcocchiara (Is)
Preview 9 giugno 2016 ore 17,00 Vernissage 11 giugno 2016 ore 17,00
Recuperare, riciclare e sensibilizzare i visitatori è lo scopo di Fabrizia Criscuolo che con il suo progetto artistico “Minolli” mira alla salvaguardia territoriale. Attraverso una rivisitazione di materiali di scarto, riadattati in differenti contesti e forme, l’artista, prende in considerazione l’ambiente. I suoi “Minolli”,(Il minollo è un animale immaginario “inventato” da Massimo Troisi in un famoso sketch de La Smorfia intitolato “La Fine del Mondo”allo scopo di convincere Lello Arena – che nella scena impersonava un Noè pesantemente miope – e suo figlio Sam (Enzo Decaro)a lasciarlo salire sull’Arca per salvarsi dal diluvio universale). realizzati con legno, pietre, oggetti trovati e abbandonati nella natura, vengono assemblati insieme per donargli nuova identità. “Abbiamo giocato-spiega l’artista- tutti a dare forme concrete alle nuvole, io lo faccio con vecchi legni e pietre recuperati in campagna, nei boschi, nei cantieri abbandonati …Raccolgo solo quelli che, al mio occhio, dichiarano subito la loro identità, e con l’aiuto di qualche pezzo di metallo come cerniere, serrature, vecchi attrezzi da cucina e da falegname realizzo quelli che, con un temine preso in prestito da Troisi, definisco i miei “minolli”.” Oggetti abbandonati dall’uomo e rifiutati diventano nuovi elementi, frammenti della civiltà nati per caso assemblati giocando in continuo movimento che si ricompone per raccontarci simbologie, descrizioni, emozioni, ma soprattutto per ricordarci del nostro precario equilibrio o della nostra insostenibile leggerezza.
“Mi piace dare una “seconda vita” al legno-continua-, ma proprio perché lo “amo” non fermo il suo naturale processo di invecchiamento, quindi muffe, tarlature, e quant’altro, rimangono visibili e non trattati.” Come un “archeologo” del quotidiano, Criscuolo tenta attraverso i suoi lavori di esprimere le proprie sensazioni ed emozioni con la consapevolezza di chi sa che le nostre radici primigenie sono sempre lì pronte ad alimentarci per poter affrontare meglio il presente e il futuro. Il tutto avviene con una trasformazione dei materiali per riuscire ad osservare con più attenzione ciò che accade intorno, ma soprattutto per riuscire a trasmettere l’amore per l’ambiente che ci circonda e per il nostro pianeta maltrattato. Del resto “chi lavora con le sue mani è un lavoratore, chi lavora con le sue mani e la testa è un artigiano, chi lavora con le sue mani la testa ed il cuore è un artista.” (San Francesco). La mostra sarà visitabile fino al 24 giugno 2016.
da: Daniela Ricci [dricci62@gmail.com]
Categorie: Mostre
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