Ecco la Napoli del terrore. Il bollettino di guerra quotidiano evidenzia come la sicurezza del cittadino sia messa a dura prova in tutte le
ore. L’episodio del medico che ha dovuto impugnare la pistola, legittimamente detenuta, ed esplodere due colpi per difendere la moglie
da un rapinatore, è l’ultimo anello di una catena di violenza che sta soffocando il capoluogo e il suo hinterland. Pensate, per un solo istante, se il professionista avesse ammazzato il delinquente. Il garantismo legislativo, probabilmente, avrebbe trasformato
l’aggressore in vittima e chi aveva opposto resistenza in… bandito. La cronaca passata e recente, purtroppo, ha visto un medico di Aversa passare una brutta avventura perché aveva osato difendersi da una rapina sulla strada degli americani. Era sera, tornava dallo
studio e ad una di quelle rotonde, armi in pugno gli volevano sottrarre l’auto. Possedeva porto d’armi e pistola con la quale fece fuoco. Uccise il rapinatore, ma ci fu chi gli contestò l’eccesso di legittima difesa perché nell’oscurità non si era accorto che chi lo minacciava
aveva una pistola, perfetta imitazione di quella reale. Arrestato e processato ha visto la sua vita distrutta. E che dire di quel poliziotto che transitava per Scampia e fu costretto a fare la stessa cosa perché volevano portargli via la moto? Pagine orrende della vita di una
metropoli.Perché un professionista sente la necessità di armarsi? È un interrogativo cui dovrebbero rispondere coloro che sono preposti all’ordine
pubblico. È bene evidenziare subito che nessuna persona della società civile intende trasformarsi in giustiziere di turno. Però, quando la
sicurezza diventa un optional, allora, è quasi una necessità dotarsi di un qualcosa che, almeno, faccia difendere dignità e persona. Ecco il motivo per cui non pochi professionisti hanno pensato, nel rispetto della legge, di armarsi. Per un certo periodo anch’io giravo armato
per difendermi. Poi rinunciai e non rinnovai più il porto d’armi. Mi convinse un mio compagno delle elementari, con una semplicissima
frase: ”Sei abituato a scrivere, non a sparare. E quando s’impugna un’arma non bisogna esitare a colpire chi ti sta di fronte. Tu, come altri professionisti non avete la cattiveria selvaggia dei rapinatori. È meglio che ti disfi di tutto”. L’ascoltai e gliene sono ancora grato.Viviamo, purtroppo, in un’epoca dove sono tramontati diversi valori. Non sai più di chi fidarti perché tradimenti e agguati sono dietro
l’angolo. Ora ci sono tutti i presupposti per chiedere di armarci collettivamente. Bande delinquenziali micro e macro hanno trasformato la quotidianità in un inferno. La gente reclama di vivere, giustamente, in un modo meno pericoloso. Bisogna togliersi quell’ansia di essere
aggrediti e rapinati. Ma quale “medicina” utilizzare? L’esempio viene da piazza San Domenico Maggiore, dove la gente ha bloccato un rapinatore e lo stava quasi linciando. Bisogna reagire sperando che le forze dell’ordine con una loro presenza assidua contribuiscano a ristabilire la tranquillità perduta. Diversamente, sarà giocoforza armarsi per difendersi.
Francesco Landolfo


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