“Vie del mare, tra ingorghi e lunghe scie di rifiuti galleggianti. Dal molo Beverello all’imbarcadero di Mergellina per gli aliscafi si vive tra resse, scippatori, borseggiatori e questuanti di una variegata umanità. Stress da fine settimana. Povero Golfo come ti hanno ridotto. Capri, Ischia, Procida appaiono più lontane del solito. Si possono raggiungere tra mille difficoltà. Bisogna districarsi nel traffico come in via Marina, corso Umberto o la tangenziale nelle ore di punta. Altro che tranquillità. Sole e calura mandano in ebollizione la testa degli umani. Provate ad uscire in barca per godervi uno spaccato insolito di Napoli o per ascoltare la “voce del silenzio”. Inconsapevolmente, piombereste in un girone infernale. Il codice della navigazione sembra un optional per numerosi “capitan malaventura”. E’ allucinante ciò che capita sotto gli occhi di chi vuole rispettare le regole. Barche e barchette di ogni tipo sembra che abbiano un unico obiettivo: quello di scatenarsi in folli corse. Ospite sul gozzo di un amico volevo inebriarmi di sole, luce e iodio nel triangolo “Napoli-Capri-Sorrento”. Eravamo ad appena un giorno dall’operazione “cielo-mare” con cui l’Arma ha inteso riportare il rispetto delle regole tra costa e largo. Tranquilli, insomma. I sogni, però, svaniscono all’alba. La prudenza, infatti, dopo poche miglia ci ha fatto invertire rotta e ritornare al Borgo Marinari da dove eravamo partiti. Ha ragione il generale Vincenzo Giuliani, comandante provinciale dell’Arma, nell’imporre ai suoi uomini la tolleranza zero. In mare, purtroppo, si stanno registrando le stesse prepotenze e violenze che l’automobilista corretto subisce sulla viabilità ordinaria. Gli acquascooter sembrano quei motorini e motociclette che, in virtù di una consuetudine tutta partenopea, stravolgono il codice della strada. E, così in mare te li ritrovi sfrecciare in acque non consentite. In questo contesto c’ è anche chi decide di continuare la sua attività feriale con qualche abbordaggio e rapina. Nuova versione, insomma, dei predoni del mare. A protestare non sono soltanto i marinai delle barche a vela o di piccolo cabotaggio, ma anche i comandanti di traghetti e aliscafi. Il loro stato di allerta non conosce sosta. L’operazione cielo-mare varata per conferire sicurezza a diportisti e bagnanti speriamo che non si areni. Le forze dell’ordine, purtroppo, sono impegnate su più fronti con organici ridotti dalle ferie. Questi blitz, anche se ottengono risultati d’immagine ed effetto, non risolvono il problema. Soltanto una presenza costante con l’utilizzo di un ingente numero di uomini e mezzi potrebbe dissuadere gli attentatori dell’incolumità altrui. Ma si sa che ciò non è possibile. Incoscienti e mascalzoni ritengono, purtroppo, che il mare sia una distesa da conquista dove i comportamenti illegittimi trovano forma e sostanza nella scellerata convinzione del “tanto nessuno ci vede”. E la statistica dei controlli dove risulta che su ogni dieci barche c’ è un pregiudicato al timone dovrebbe imporre convincenti restrizioni alla normativa vigente. Il mare non è la terraferma. Un incidente, il più delle volte, provoca una drammaticità maggiore. Non a caso Pulcinella, maschera espressiva della filosofia popolare, soleva ripetere che in “mare non ci sono taverne” dove ripararsi. Come dire: fate attenzione. Ma contro la follia umana c’è poco da difendersi. Bisogna tenere gli occhi bene aperti per evitare qualche “siluro”, nella fattispecie di un barchino lanciato a folle velocità. E’ questa l’estate che ritempra? Crediamo proprio di no. Il mare è vita, allegria non follia”. Francesco Landolfo, presidente Arga della Campania.
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