Reggio Emilia – “Echi ad incastro” di Franco Santamaria

*** Collaboriamo tutti per una nuova umanità senza ingiustizie e violenze sull’uomo, sugli animali, sulla natura!

Sabato 28 marzo 2009, alle ore 17.00, a Reggio Emilia, presso la sede dell’Associazione Culturale “Blugaf” in Via Bismantova 2/C (poco distante dall’ospedale S. Maria Nuova – Ponte S. Pellegrino), Annalena Foracchia e Giulia Troise presentano il libro “Echi ad incastro” di Franco Santamaria (Joker editrice, Novi Ligure 2004).
Quest’opera rappresenta un continuum poetico, dopo “Storie di echi” (Ferraro, Napoli), di un progetto di poesia rivolta al “sociale”, la singolare predisposizione del poeta a indagare la realtà per rilevarne problemi e sofferenze e farli diventare sue personali inquietudini. Lontana dall’essere come tanta poesia di denuncia o intimista, la poesia di “Echi ad incastro” è lirica pura, dove l’ “io” del poeta è sovrastato dal “noi” dell’umanità sofferente per ingiuste cause, della quale Santamaria si fa voce o meglio cassa di risonanza degli “echi” che da essa provengono e s’incastrano nella sua coscienza.
Sono echi di dolore, ma anche di speranza e di reazione vitale che si intrecciano in una trama fitta di figure retoriche (primeggiano la metafora e l’analogia) che fugano il pericolo della caduta in declamazioni ideologiche o in banale commiserazione dell’angoscia esistenziale.
Le letture sono a cura di Annalena Foracchia e dell’Autore.
Info: Giulia Troise, cell. 329 1360116; e-mail: giuliatroise@libero.it

L’OPERA
Franco Santamaria: ECHI AD INCASTRO
Prefazione di Sandro Montalto
Joker, Novi Ligure 2004
ISBN 88-7536-007-3; pp.72, euro 11,50
L’opera di Franco Santamaria – in poesia come in pittura, disciplina nella quale l’autore concretizza con accesa espressione le proprie angosce – è eminentemente politica, sociale: si fa coraggiosamente e caparbiamente carico delle sofferenze altrui non immaginando di sottrarle al prossimo ma condividendole ed approfittando con generosità della propria facoltà, essendo egli un artista, di levare il proprio canto sopra la palude di conformismo ed oppressione che smorza il grido di chi artista non è. Non c’è, tuttavia, nell’opera di Santamaria la componente dell’illusione: egli sa bene che l’artista proprio in quanto tale è costituzionalmente ostacolato, messo a tacere, eliminato, e proprio per questo egli sfrutta al massimo ciò che il comune nemico (la mediocrità, l’egoismo, lo strapotere…) gli permette di esprimere, organizzandolo in forme verbali o pittoriche le quali si nutrono sempre di un sanguinoso agon, di una lotta incessante, corpo a corpo, violenta e senza esclusione di colpi.
Una componente della poesia del lucano Santamaria è certo la sua connotazione fortemente meridionale (…), esaltata dalla propria apertura e dalla propria profonda escavazione e metabolizzazione degli stilemi tipici della poesia meridionalistica più lontana da semplici confessioni o stucchevoli pittoricismi.
[…]
Soprattutto la poesia di Santamaria conserva di certa poesia meridionale la capacità di evocazione e simultaneamente sospensione del tempo. Ma allora, si dirà, queste oasi liriche o comunque di calma allontanano il poeta dai drammi della quotidianità, allentano quella tensione che dovrebbe essere ininterrotta: ebbene no, egli opera piuttosto come faceva Beethoven, componendo simultaneamente la quinta e la sesta sinfonia, rispettivamente il trionfo delle sofferenze e dell’utopia umana e la placida imperturbabilità della natura che tutto circonda e tutto, probabilmente, tornerà a divorare (…).
Un contrasto provocato, insomma, che è nutrito e ad un tempo nutre l’osservazione e la riflessione. Ecco: direi che alla base dell’operazione artistica del nostro sta la provocazione di occasioni di riflessione, il gesto consapevole di chi ben sa come a cadere nell’oblio si faccia in fretta, di come rimandare significhi lasciar morire.
[…]
L’atavico si fonde con l’ideale, la memoria si potenzia alla luce della sacralità della vita e dei valori fondamentali, e così la rievocazione ai limiti dell’edenico del sud si tramuta seduta stante in un desiderio di valori duraturi.
[…]
Legittimamente in questa poesia c’è la denuncia ma anche la speranza nella rinascita, l’espressione dell’angoscia ma anche lo sprone a rifondare le basi del mondo: è ciò che nobilita l’opera di Santamaria e la distingue dal vago mormorio di tanta sedicente poesia di protesta, non meno liberticida di ciò che vorrebbe denunciare. Santamaria sa farsi corda vibrante per simpatia, sconfiggendo quel soggettivismo soffocante che l’uomo coltiva da sempre, un’interpretazione della propria sofferenza come riflesso del patire umano, sofferenza esistenziale più che condizione di dolore personale. Ecco cosa distingue, anche, questa poesia da quella di un Pasolini (…).
Come salvarsi? Ricorrendo, come il nostro fa, frequentemente alla metafora e all’analogia, procedimenti che permettono di esorcizzare il rischio di un appiattimento descrittivo, della volgarità del “volantinaggio poetico” e della asettica riproduzione della realtà. Così facendo ogni testo di Santamaria (e, crediamo, molte sue immagini) non è strettamente la rappresentazione di una situazione ma è soprattutto l’evocazione di un reticolo concettuale conscio della necessità di una riforma a tutto campo.
[…]
(Dalla Prefazione di Sandro Montalto)
LA CRITICA.
Si sono diffusamente occupati di “Echi ad incastro”:
Anna Aita, Fabiano Alborghetti, Marco Baiotto, Massimo Barbaro, Federico Batini, Mariella Bettarini, Monica Borettini, Reno Bromuro, Alessandro Cabianca, Luigi Cannillo, Sandra Cervone, Antonia Chimenti, Alberto Dell’Aquila, Mariella De Santis, Raoul Elia, Matteo Fantuzzi, Mauro Ferrari, Gianfranco Franchi, Massimo Giannotta, Giacomo Guidetti, Giulia Iannucci, Lino Lista, Maria Teresa Manganiello, Piera Mattei, Gian Domenico Mazzocato, Raffaele Messina, Sandro Montalto, Federico Moro, Giovanna Mulas, Claudio Perillo, Mariacristina Pianta, Raffaele Piazza, Franco Piri Focaldi, Thomas Pistoia, Gian Mario Quinto, Paolo Ragni, Alfredo Rienzi, Maria Teresa Santalucia Scibona, Francesca Santucci, Spectator/Dreams, Adam Vaccaro, Marina Zatta.
L’AUTORE FRANCO SANTAMARIA, scrittore e pittore, è nato a Tursi, cittadina della provincia di Matera. Dopo lunghe permanenze a Taranto, Napoli, Afragola (Napoli), ora risiede a Poviglio-San Sisto (Reggio Emilia). Ha pubblicato: Primo lievito (poesie – Gastaldi, Milano), Storie di echi (poesie – Ferraro, Napoli), Echi ad incastro (poesie – Joker, Novi Ligure), Se la catena non si spezza (racconti – Bastogi, Foggia), Passaggi d’ombra (racconti – El Taller del Poeta, Pontevedra-Spagna); su Internet (www.modulazioni.it): Parola e Immagine (opera sperimentale di poesia-pittura), L’Immagine (catalogo dei dipinti) e alcune opere ancora inedite di poesia e di narrativa.
È presente in numerose riviste e antologie letterarie, in decine di siti web e in gallerie d’arte. È presente, altresì, in antologie critiche, tra cui “Forme concrete della poesia italiana” di Sandro Montalto (Joker, 2008).
In qualità di pittore, ha esposto con successo sia in Italia che all’estero. Alcune sue opere fanno parte di collezioni private. Un’opera è stata donata alla BNL Gruppo Paribas per Telethon 2006.

INFO
Franco Santamaria
Scrittore, Pittore, Membro Onorario CDAP-UPCE
www.modulazioni.it – frasmari_fs@alice.it

COMUNICATO/INVITO

Franco Santamaria
Via Parma 149 – Poviglio-San Sisto (Reggio Emilia)
www.modulazioni.it – frasmari_fs@alice.it

Categorie: Libri

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