LA LEZIONE DI COSTUME DI SCHETTINO
Di Laura Caico
“Castigat ridendo mores”. Con la sua ultima performance “Simone Schettino Show” andata in scena al Maschio Angioino per la 28a edizione del Festival del Teatro Comico, Musica e Cabaret “Ridere” organizzata dal direttore artistico del Teatro Totò Gaetano Liguori, l’irriverente comico, cabarettista e mancato avvocato stabiese, classe 1966, ha confermato il mood a lui più congeniale, ovvero la satira di costume con cui far ridere ma anche riflettere: l’osservazione della quotidianità, della vita di un cittadino comune, di un qualsiasi “signor nessuno” è il fattore che lo influenza maggiormente nelle sue scelte di spettacolo. Portare in scena vizi, atteggiamenti, deformazioni del vivere sociale, problematiche delle nuove e vecchie generazioni, è il substrato che connette il flusso scoppiettante dei suoi monologhi che tengono incollati gli spettatori a quanto avviene sul palco, dove lui troneggia in solitaria: risate e battimani sottolineano le sue battute, talvolta fulminanti che riescono, con eleganza e pungente ironia, a ribaltarci “de visu” la parte oscura del nostro vivere giornaliero.
Schettino, autore e regista dello spettacolo, tocca tanti temi scottanti, dal bullismo nelle scuole alla solitudine tecnologica in cui si rinchiudono i giovani, sempre più connessi con le macchine e sempre meno a contatto con esempi genitoriali ed educativi che insegnino l’arte di vivere, dalle incongruenze della politica alle difficoltà economiche, sino alle sfegatate passioni sportive (in primis, il calcio) in cui esplode la grande e collettiva voglia di rivalsa, di affermazione individuale, di riscatto da situazioni di sofferenza sociale da dimenticare per la durata di una partita, di un week end di sfide internazionali, di un arco di campionato. Reduce da programmi televisivi di largo richiamo come Made in Sud, il “fondamentalista napoletano” racconta come l’omonimia con il comandante Francesco Schettino, a cui è attribuito il naufragio della Costa Concordia, gli sia costata una serie di insulti e minacce – malgrado non siano assolutamente parenti – che l’hanno costretto a chiudere intere pagine sui social.
Lo show è energico, ricco di momenti di puro divertimento ma anche di sferzate ai falsi idoli del nostro tempo, alle ambizioni divoranti che sottendono a certe carriere, agli inutili simboli di benessere materiale che rincorriamo: un quadro spiazzante di come conduciamo le nostre vite, le nostre famiglie, la nostra umanità, che deve farci fermare a pensare a cosa possiamo cambiare, smussare, migliorare – ognuno nel nostro ambito – per “fare la differenza” nella vita non solo nostra ma anche degli altri. Schettino illustra, tra il serio e il faceto, un retroscena della nostra epoca in cui – persi i grandi ideali sociali e politici – stiamo perdendo anche i valori morali, chiusi nei nostri egoismi, sordi alle richieste di aiuto del nostro prossimo, ciechi nell’individuare la rotta giusta su cui far convergere la nave su cui viaggiano le nostre anime. Lo spettacolo attesta il forte afflato del comico napoletano (che passerà l’estate in giro per l’Italia con i suoi monologhi, prima di approdare quest’autunno al Teatro Cilea con “Fondamentalmente Show 2.0” per la regia di Mauro Simone) con il foltissimo pubblico accorso ad ascoltarlo, che ha molto apprezzato il suo humour intriso di verità.
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