MARIO TALARICO, UNA DINASTY PARTENOPEA
Di Laura Caico
Un binomio inscindibile. Mario e Mario, Senior e Junior, zio e nipote, “Nomen Omen”, un nome e un destino: due talenti ineguagliabili, quelli di Mario Talarico sr. 86 anni, nato a Napoli il 5-10 32, segno zodiacale Bilancia e di Mario Talarico jr. nato a Napoli l’11 maggio 81, segno zodiacale Toro, gli “ombrellai dei Papi”: una coppia ormai indissolubile che ha realizzato preziosi manufatti per ben tre pontefici, principi regnanti, ambasciatori di mezzo mondo, autorità di ogni paese.
Chi sono i vostri clienti?
“In questa umile bottega, rimasta inalterata per due secoli – racconta il Maestro, ancora in piena attività – sono passati tutti, industriali, aristocratici, vertici delle forze Armate, politici, artisti, giornalisti, scrittori, soubrette e grandi star dello spettacolo: l’azienda venne fondata però in via Trinità degli Spagnoli nel 1860 dal capostipite Achille che comandava ben ottanta operai, per passare poi sotto la guida di mio padre Giovanni che nel 1924 aprì insieme a mia madre un nuovo laboratorio in Vico Due Porte a Toledo 4/b, in cui ci troviamo adesso”.
Quali sono i vostri capolavori?
“Sono sempre stati apprezzati gli ombrelli con il gambo in legni pregiati come castagno e hirory, essenza di ciliegio o limone, di Malacca del Giappone, corniolo, bambù o canna da zucchero, con tessuti in seta pura.: con il nostro brand nascevano anche ventagli rifiniti con bacchette di tartaruga, per non parlare poi dei bastoni da passeggio in argento, legno di palissandro e ormai proibitissimo avorio, tutti pezzi “su misura”, personalizzati e assolutamente unici.”
Voi siete unanimemente apprezzati senza barriere di lingua, razza o culture: chi vi ha messo maggior soggezione venendo qui in bottega?
“Ancora oggi vanto una clientela bellissima, della nobiltà internazionale, che comprende cos’è l’ombrello, con mio immenso piacere, cosa che mi dà più forza nel lavoro, malgrado i miei 86 anni: nei miei ricordi di bambino, rivedo con emozione Totò e anche Eduardo seduti su questo sgabello, vicino al banchetto del mio bisnonno – mai mosso da quella posizione in 205 anni – che aspettavano pazientemente la messa in opera dei loro ombrelli e, intanto, discorrevano di Napoli, del teatro, della vita, del mondo che avevano girato e delle cose che avevano visto”.
Questi racconti vi hanno messo voglia di viaggiare?
“In verità, io non ho mai viaggiato: gli unici spostamenti che mi hanno allontanato dalla terra di Partenope sono stati quelli che mi hanno portato in gioventù a Milano e a Bergamo per insegnare il mestiere ad artigiani locali”.
Qualche sogno nel cassetto?
“I sogni sono stati tanti nella mia lunga vita ma sono rimasti perlopiù solo sogni, come quello di aprire dei negozi col mio marchio a Roma e Milano, dove avevo forti richieste in tal senso: sfortunatamente sia io che mio nipote siamo essenziali in questa bottega che richiede tutta la nostra attenzione.
Entrambi scendiamo prestissimo in negozio e lo teniamo sempre aperto perché i turisti arrivano a tutte le ore, dalle isole, dalle navi da crociera, da Positano con macchine in affitto per comprarsi gli ombrelli, anche di domenica: sogno ancora di andare in Islanda perché mi affascinano i panorami nordici, ma non so se ci riuscirò, ma, soprattutto, sogno di assistere alla ripresa in salute della mia carissima moglie Adriana, con cui sono sposato da 60 anni”:
Ma, date le richieste, riuscite ad accontentare tutti?
“La voglia di lavorare non mi manca e, in questo, ho ricevuto un grande insegnamento da mio padre per cui, sul suo esempio, ho passato l’intera vita in bottega: venivo a lavorare di domenica, pure quando era vietato aprire e i vigili venivano a multarmi, costringendomi a chiudere. Gli orari di lavoro erano massacranti ma per mia scelta perchè realizzare ombrelli di pregio richiede molto tempo, accuratezza e pazienza; così la domenica pomeriggio, senza neanche mangiare, mi mettevo a dormire stanchissimo, fino al lunedì. Grazie al cielo, ho avuto la grande fortuna di avere un nipote di cui sono fiero, Mario jr. che ama l’ombrello e il lavoro anche più di me, che è già un maestro capacissimo e si può dire che mi ha superato.”
E allora chiediamo a Mario Jr. come sono le sue giornate…
“Anche io, come mio zio, dedico una gran parte della mia giornata alla creazione di ombrelli ma cerco anche di non trascurare la mia famiglia composta da mia moglie Svetlana Negrova, di origine russa, e da mio figlio Jan di 9 anni: quest’estate, infatti, mi sono ritagliato una settimana per portarli al mare, in un villaggio vacanze dove anche io mi sono divertito, facendo animazione, imitazioni e giochi musicali”.
Quanti ombrelli escono quotidianamente dalle sue mani?
“Io riuscirei a realizzare anche 6 ombrelli di èlite al giorno se potessi seguire solo il laboratorio ma, dovendo stare al pubblico, ricevere i clienti e consigliarli, va da sé che forse riesco a farne giusto un paio; poi, tutto dipende dai modelli e dalle rifiniture che variano da pezzo a pezzo, perché non dimentichiamo che sono completamente lavorati a mano, con i manici a collo d’oca infilati su aste che vanno affinate e tornite, utilizzando acciaio, carbonio e fibre tecnologiche per la stesa dei tessuti e molle in acciaio armonico per completare il meccanismo. Se poi l’ombrello dev’essere particolare vi è una nutrita serie di dettagli che va curata, come l’applicazione di puntali in metallo o in corno, di canole e di placche, di guarnizioni in tessuto come la calzettina, il riccetto, le rosette, di nastrini, anelli metallici e bottoni di madreperla,”.
Ma questo mestiere dà soddisfazioni?
“Se la giornata fosse solo di lavoro sarebbe un vero divertimento perché io amo gli ombrelli e mi piace anche dipingerli e creare nuove varianti nei disegni ma, invece, si uniscono altre cause di stress che appesantiscono il ritmo delle giornate: più si va avanti e più crescono le difficoltà perché diminuiscono le mani ma aumentano le richieste.”
C’è qualche novità nella produzione?
“Sì, sto realizzando un ombrello-oggetto a motore: si tratta di un divertissement con il Bluetooth, un carosello con la giostra di 8 cavalli intagliati in cuoio e ricoperti di strass, in cui l’ombrello costituisce la cupola della giostrina che si accende, con la musica, direttamente dal telefono. E’ il mio modo personale di stare al passo con i tempi mantenendo comunque viva la tradizione e dando spazio all’estro artistico che non può mancare a un artigianato di altissimo livello come quello made in Naples”.”
Categorie: Attualità
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