WWF: Sara Bragonzi
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La PECCEI LECTURE 2015 avrà luogo il 4 giugno nella sede di UNICREDIT, Tower A, Piazza Gae Aulenti, Milano alle ore 10.30, organizzata dal WWF Italia in collaborazione con il Club di Roma, e la Fondazione Aurelio Peccei con il supporto di Unicredit, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2015 che, quest’anno, su richiesta delle Nazioni Unite, avrà luogo in Italia a Milano.
L’iniziativa è svolta in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare e UNEP il programma ambiente delle Nazioni Unite.
La Lecture sarà tenuta da Claude Martin, naturalista ed ecologo, che ha operato in India e in Ghana, è stato direttore generale del WWF Svizzero e poi, dal 1993 al 2005, direttore generale del WWF Internazionale.
È stato membro del China Council for International Cooperation on Environment and Development, è membro del Club di Roma, Chancellor dell’International University di Ginevra e presidente di Natur, il forum svizzero sulla sostenibilità.
La Lecture “Save the Forests, Save the Humans. Lo stato e il futuro delle foreste tropicali nel mondo” sarà anche l’occasione per presentare l’ultimo rapporto al Club di Roma scritto da Claude Martin dal titolo “On the Edge. The State and Fate of the World’s Tropical Rainforests” edito da Greystone Books.
Il libro tratta di un tema di grande attualità che rientra nei dibattiti negoziali in sede ONU per l’elaborazione dei nuovi Sustainable Development Goals (SDGs) che saranno lanciati dalle Nazioni Unite nel 2015 e nei negoziati in sede della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite per i Cambiamenti Climatici.
Il programma prevede:
10.30-10.50
• ROBERTO PECCEI Vice presidente Club di Roma e Presidente Fondazione Aurelio Peccei – Club di Roma, Italia
• MICHELE CANDOTTI Chief of Gabinet UNEP
• MAURIZIO BERETTA Head of Group Identity & Communications Unicredit
• GIANFRANCO BOLOGNA Direttore scientifico WWF Italia e Segretario generale Fondazione Aurelio Peccei – Club di Roma Italia
10. 50 –11.30
• LECTURE DI CLAUDE MARTIN
11.30 –12.10
• RICCARDO VALENTINI Direttore divisione Impatti, Centro Euro Mediterraneo Cambiamenti Climatici (CMCC) e Professore ordinario di Ecologia forestale, Università della Tuscia, Viterbo, lead author IPCC
• MARINO GATTO Professore ordinario di Ecologia, Politecnico di Milano
E’ stato invitato il Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, GIAN LUCA GALLETTI
12.10 – 12.30 DIBATTITO
da: Sara Bragonzi WWF [s.bragonzi@wwf.it]

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20 ottobre 2014
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SALVIAMO I FIUMI ALPINI, 89 SU 100 SONO STATI MODIFICATI DALL’UOMO
TESTO E DOSSIER http://www.wwf.it/news/notizie/?11300/Salviamo-i-fiumi-alpini
“Save the Alpine Rivers!”
Il WWF presenta il primo studio panalpino sullo stato dei fiumi negli ultimi 10 anni e propone una strategia di intervento, anche per far fronte ai cambiamenti climatici
http://awsassets.panda.org/downloads/wwf_study_save_the_alpine_rivers__c__wwf_2014_1.pdf
Solo un fiume su dieci in Europa è abbastanza in salute da fornire acqua e riuscire a far fronte ai cambiamenti climatici, secondo il rapporto WWF
“Save the Alpine Rivers!” il primo studio globale sui sistemi fluviali dell’intero Arco Alpino, condotto in coordinamento con l’Università per le Risorse Naturali e le Scienze della Vita di Vienna.
Quello che il WWF ha rilevato è che pochissimi fiumi alpini sono ancora incontaminati. “Per i grandi corsi d’acqua la situazione è particolarmente grave” spiega Christoph Litschauer, a capo del Programma Acque del WWF European Alpine Programme. “In tutto ci sono solo 340 chilometri tra i grandi fiumi delle Alpi che mantengono uno stato ecologico elevato, in contrasto con i 2.300 chilometri che sono stati classificati come artificiali o che sono stati profondamente modificati dall’uomo” spiega Litschauer.
Litschauer, evidenzia i principali risultati dello studio: “Siamo messi di fronte al fatto che solo l’11% dei fiumi alpini è ancora ecologicamente intatto. Si tratta per lo più di piccoli corsi d’acqua, per la maggior parte minacciati dallo sviluppo di piccoli impianti idroelettrici”. Si tratta di risultati che pesano, se pensiamo che in Europa sono 14 milioni le persone che utilizzano l’acqua delle Alpi per gli usi domestici e per produrre energia.
“Quello che serve è costruire un dibattito qualificato, a livello panalpino, che chiarisca quali habitat vogliamo preservare in futuro. Questo significa che dobbiamo stabilire quali fiumi proteggere prima che gli effetti cumulativi dello sfruttamento idroelettrico e dei cambiamenti climatici creino impatti tali da essere disastrosi,” conclude Litschauer.
Lo Studio frutto del progetto panalpino del WWF STAR Save The Alpine Rivers presentato in questi giorni in vari stati alpini è costruito su un database completo che identifica e designa i tratti fluviali che ancora scorrono liberamente senza subire pressioni da parte dell’uomo e permette di evidenziare quei tratti vitali che dovrebbero essere la priorità per i futuri progetti di ripristino.Lo studio del WWF ha sviluppato un sistema di priorità d’intervento che si basa sui dati della Direttiva Quadro sulle Acque (Dir. 60/200 CE), sullo stato di protezione secondo IUCN e sulla presenza di piane d’esondazione naturali, in modo da poter rappresentare il grado di naturalità di ciascun tratto di fiume. Il sistema combina inoltre i principali dati sulle pressioni esercitate dall’uomo, in modo da stabilire un livello di urgenza per la protezione di fiumi come il Lech in Austria, la Soča (l’Isonzo sloveno) o il nostro imponente Tagliamento.
Oltre alla costruzione di dighe e la regolazione delle acque, molti argini vengono convertiti in aree urbane o agricole, riducendo la loro naturale capacità di far fronte alle inondazioni.
Anche i cambiamenti climatici sono stati identificato come una minaccia per i fiumi alpini nel report. Questo dati si aggiunge ai risultati di uno studio condotto per il governo austriaco, che ha trovato che l’aumento della temperatura nelle Alpi è molto più alta che in altre regioni del mondo. La temperatura nelle Alpi è aumentata di 2° C negli ultimi 200 anni, molto al di sopra l’aumento medio della temperatura globale di 0.85° C.
A seguito delle catastrofiche e costose alluvioni che hanno colpito l’Europa negli ultimi anni e negli ultimi giorni nel Nord italia, il WWF mette in evidenza la necessità di rafforzare la resilienza degli ecosistemi fluviali e chiede ai governi di preparare un piano d’azione per proteggere e ripristinare questi fiumi.
“Gli eventi meteorologici estremi sono sempre più probabili e dobbiamo proteggere e rafforzare la capacità delle nostre ‘infrastrutture verdi’, compresi fiumi e zone umide. L’ambiente sta cambiando e noi dobbiamo rispondere “, ha detto Litschauer.
Lo studio del WWF Internazionale arriva in un momento tragico per l’Italia, funestata dal maltempo e dalle alluvioni che hanno colpito profondamente Genova, la Toscana e varie parti del Nord. Aggressione al territorio, malgoverno e cambiamenti climatici sono le cause di questi tragici eventi. L’aggressione al territorio, tremenda e senza precedenti, è caratterizzata da un consumo di suolo, che in Italia viaggia a ritmi di 93 ettari al giorno, dalla canalizzazione dei corsi d’acqua e da un’estrema loro artificializzazione anche a causa dell’aumento vertiginoso delle concessione di derivazione a scopo idroelettrico che spesso insistono in Parchi o in aree di Rete Natura 2000. Tale situazione è testimoniata anche dalla recente procedura di accertamento (Eu Pilot 6011/14/Envi) aperta dalla Commissione Europea nei confronti dell’Italia a seguito di denunce per l’eccessivo sfruttamento per fini idroelettrici in particolare dei bacini alpini di Tagliamento, Oglio e Piave.
Il WWF Italia da anni denuncia il malgoverno delle nostra rete idrografica: l’Italia si ostina a non applicare correttamente le Direttive europee “Acque“ (2000/60/CEE) e “Alluvioni” (2007/60/CE), tanto che ad oggi non sono ancora istituite le Autorità di distretto, organismi fondamentali per riorganizzare un adeguato governo delle acque sul territorio.
Inoltre a seguito dei cambiamenti climatici in questi ultimi anni registriamo una tendenza all’aumento di episodi di precipitazione a carattere intenso, ma di breve durata, a differenza del passato quando esisteva una prevalenza di episodi a bassa intensità ma prolungati nel tempo.
Nonostante tutto questo, in Italia si continua a intervenire solo a seguito di emergenza, abdicando alla prevenzione, alla manutenzione del territorio e a una pianificazione che consenta anche di avviare politiche di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici.
L’attuale preoccupazione del WWF Italia è che, a seguito delle polemiche dopo le recenti sciagure, vengano sbloccati fondi per realizzare interventi a “pioggia”, di tipo “tradizionale” (canalizzazioni, coperture di alvei…), al di fuori di qualsiasi pianificazione e logica di bacino e, soprattutto, lontani dagli annunciati “ interventi integrati finalizzati alla riduzione del rischio, alla tutela e al recupero degli ecosistemi e della biodiversità e che integrino gli obiettivi della direttiva 2000/60/CE […] e della direttiva 2007/60/CE […]” del Governo indicati nella Legge di Stabilità 2014 (comma 111). C’è bisogno di altro e lo studio del WWF Internazionale sugli ultimi fiumi “naturali” deve essere il punto di partenza per un recupero della funzionalità ecologica dei nostri corsi d’acqua funzionale alla riduzione del rischio idrogeologico e alla tutela del nostro patrimonio naturale
Nonostante siano uno degli ecosistemi montani più densamente popolate al mondo, le Alpi contengono una varietà di luoghi selvaggi e incontaminati importanti per la biodiversità. Lo studio del WWF definisce zone interdette alle centrali idroelettriche e mette in evidenza i tratti fluviali che potranno essere rinaturalizzati.
Sara Bragonzi
ufficio stampa – content & community manager
WWF Italia ONG ONLUS
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