La terra torna ad essere traino per l’economia della Campania
di Valeria Bellocchio
Marcianise. La terra torna ad essere traino per l’economia. Tre anni di produzione, un incremento del 30% di grano Aureo e 60mila tonnellate totali di grano duro. Per oltre cento aziende campane, che per un triennio si sono assicurate continuità lavorativa, la terra è diventata nuovamente fonte di reddito. Questi i presupposti di un accordo siglato ieri tra gli agricoltori campani e il gruppo Barilla.
Un impegno che diventa volano per l’economia regionale e una garanzia per il consumatore di trovare prodotti con grano, al cento per cento italiano, sugli scaffali sia dei grandi supermercati che delle botteghe.
Alla base di questa collaborazione «le radici profondamente italiane del gruppo parmense», ha ricordato il direttore dello stabilimento casertano della Voiello, Pasquale Di Sarno, «la conoscenza delle aziende campane con le quali i rapporti lavorativi vanno avanti anche da quindici anni», e il vantaggio di poter ricorrere ad incentivi del Mipaf che finanzia fino a cento euro all’ettaro le aziende che si impegnano in contratti pluriennali. Un beneficio per tutti insomma. Per Barilla che ha chiuso un investimento di oltre 62 milioni di euro quando il prezzo del grano sul mercato era in picchiata e per gli agricoltori, non escludendo l’intera filiera, che si sono assicurati – seppure a prezzi vantaggiosi
– tre anni di prodotto venduto, tre anni di lavoro continuativo, tre anni di respiro dopo le batoste di questi ultimi tempi.
Un comparto in rinascita. Parole che tradotte in termini economici significano un rilancio del comparto regionale che in pochi anni ha già avuto una crescita esponenziale dei terreni coltivati a grano duro che sono passati da poche centinaia di ettari ai cinquemila di oggi. E che in termini socialisignificano un’occupazione stabile. Con l’accordo triennale Barilla inoltre sostituirà la produzione di grano proveniente dall’Arizona con quella campana con un risparmio in ambito ambientale di
20 milioni di metri cubi di acqua – le coltivazioni non necessitano di
irrigazione- e una fortissima riduzione di Co2, oltre al fatto che viene rimessa in moto in maniera autonoma e massiccia la produzione regionale e l’indotto di una filiera che “serve” il prodotto base della dieta mediterranea.
Terra dei fuochi. Un clima di fiducia verso il futuro che fa apparire lontane le polemiche scoppiate solo poco tempo fa su Terra dei fuochi e su un’agricoltura, per tempo vanto dell’intera regione, messa al bando globalmente seppure fosse chiaro che il fenomeno di inquinamento riguardava un’area delimitata e certo non così imponente come fatto passare.
Tempi lontani che questo accordo spazza via definitivamente grazie anche ai controlli accurati. «Ogni chicco di grano viene analizzato – ha precisato Luigi Ganazzoli, responsabile agli acquisti di Barilla – E non solo. Perchè i nostri controlli sono a breve e a lungo termine e vanno anche oltre il rapporto di fiducia con gli agricoltori che pure provvedono singolarmente agli esami sulla materia prima. Per cui tutto è in massima sicurezza».
(dal Roma, 22 febbraio 2017) Valeria Bellocchio giornalista associata Arga Campania valeriabellocchio@gmail.com;


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