CAMPANIA 2016: IL VESUVIO, MARSILI, CAMPI FLEGREI, IL RISCHIO SISMICO e la protezione civile

28 dicembre 2016 – Paura per i Campi Flegrei: la pressione del magma preoccupa gli studiosi
Nuovi studi sulla zona della caldera descrivono fenomeni che potrebbero evolvere verso un’eruzione ma lo stato di allerta resta giallo. I Campi Flegrei – Nessun pericolo imminente, recita il bollettino mensile dell’Osservatorio Vesuviano, ma sta di fatto che i Campi Flegrei cominciano a destare maggiore attenzione del solito. Come racconta Il Mattino, nel corso di novembre sono stati registrati tre terremoti di bassa magnitudo (massimo 0.4), è vero che non si osservano deformazioni del suolo significative (un centimetro al Rione Terra) e i parametri geochimici rientrano nei trend. Il bollettino mensile dell’Osservatorio Vesuviano è quindi tranquillizzante. Il monitoraggio dell’area dei Campi Flegrei permane dunque a un livello di attenzione, o meglio uno stato di allerta di livello giallo (sono quattro livelli di allerta previsti dal piano di emergenza predisposto dalla Protezione Civile, e giallo è un gradino più su del Vesuvio che si trova al livello verde, quello di quiete).
Nuovi dati su una possibile eruzione
Tuttavia ultimamente l’area flegrea anima un acceso dibattito nella comunità scientifica perché le conoscenze tecnologiche più avanzate stanno mettendo a disposizione informazioni sempre più precise, dati che stanno facendo sorgere nuovi interrogativi sull’attività del sistema vulcanico dei Campi Flegrei e su una possibile eruzione. Ciò che preme sapere a chi vive a ridosso della caldera è cosa c’è sotto le proprie case e se il monitoraggio consentirà di sapere in anticipo di un’eventuale attività eruttiva. E qui l’Osservatorio Vesuviano, ente preposto alla sorveglianza dei nostri vulcani, risponde sempre allo stesso modo: «non è possibile prevedere quando ci sarà la prossima eruzione» ma tuttavia «tenendo sotto osservazione un vulcano è possibile rilevare con ampio anticipo l’insorgenza di fenomeni precursori, che generalmente precedono un’eruzione».
Segnali precursori
Prima di un’eruzione, in effetti, si verificano precisi fenomeni precursori determinati dal movimento del magma in profondità. Si tratta di sciami sismici, eventi sismici a lungo periodo, tremore vulcanico, deformazioni del suolo, variazioni nei gas emessi dal suolo o da fumarole. Attraverso lo studio di questi segnali e l’analisi della loro evoluzione temporale è possibile capire in anticipo se si sta per verificare una eruzione. Questi fenomeni devono però essere opportunamente analizzati e interpretati e proprio su questo punto ci sono aggiornamenti estremamente importanti per far luce su un sistema vulcanico tra i più complessi al mondo e tra i più studiati.
Napoli e la caldera
Il dirigente di ricerca dell’Osservatorio Vesuviano-Ingv, Giuseppe De Natale, ha appena pubblicato i primi risultati dello studio stratigrafico nel pozzo del progetto “Campi Flegrei Deep Drilling Project” che ha ricostruiito l’evoluzione dell’attività eruttiva nel settore orientale dei Campi Flegrei, fino a circa 47 mila anni fa. De Natale spiega che «mentre sino ad oggi la quasi totalità della letteratura scientifica ipotizzava che la caldera dell’Ignimbrite Campana contenesse anche la parte centrale della città di Napoli, i nuovi dati indicano nella collina di Posillipo il limite orientale della caldera flegrea, sia per il Tufo Giallo Napoletano che per l’Ignimbrite Campana. L’identificazione di Posillipo come limite orientale della caldera per tutte le eruzioni di collasso rappresenta un’indicazione importantissima per determinare correttamente la pericolosità vulcanica nel centro cittadino».
Stime probabilistiche delle eruzioni
Un altro studio coordinato da Augusto Neri, direttore della Struttura Vulcani dell’Ingv, ha recentemente permesso di capire la frequenza dell’attività eruttiva della caldera dei Campi Flegrei, attraverso un’analisi quantitativa storica. Al centro della ricerca, due modelli probabilistici per studiare statisticamente il passato di questo sistema vulcanico e poter quindi fornire delle stime probabilistiche sul suo possibile comportamento futuro.
I vulcani che dormono sono i più pericolosi
A questi due studi si è da pochi giorni aggiunto un terzo in cui si ammette che i vulcani che “dormono” devono essere studiati ancora di più. È infatti di sommaria importanza comprendere i processi che avvengono all’interno dei vulcani quiescenti che presentano evidenze di risvegli, al fine di intensificare ulteriormente le attività di sorveglianza e di ricerca scientifica.
La soglia di pressione del magma
Un gruppo di ricercatori italiani e francesi, coordinato dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha pubblicato i risultati della ricerca su Nature Communications evidenziando, per la prima volta, l’esistenza di una soglia di pressione durante il processo di ascesa del magma nella crosta. Una volta raggiunta questa soglia si ha un risveglio (tecnicamente “unrest”) vulcanico che potrebbe evolvere verso una condizione critica.
Il rischio eruzione
«Obiettivo dello studio – spiega Giovanni Chiodini, dirigente di ricerca di ricerca Ingv e coordinatore del lavoro – è comprendere i processi che avvengono all’interno dei vulcani quiescenti che, presentando evidenze di unrest vulcanico, potrebbero evolvere verso una eruzione, come nella caldera dei Campi Flegrei». La risalita dal profondo di magma è una delle cause dei risvegli vulcanici. Risalendo verso la superficie, il magma perde pressione e rilascia parte delle specie volatili o gassose, disciolte nel fuso. Da qui l’idea di caratterizzare i meccanismi di rilascio delle specie volatili magmatiche principali, acqua e anidride carbonica, durante il processo di depressurizzazione per avere maggiori informazioni.da: Redazione Tiscali e foto
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3 dicembre 2016 – Il supervulcano dei Campi Flegrei a Napoli ha un’attività eruttiva a ‘singhiozzo’, dalla frequenza irregolare: lo indica un modello messo a punto da Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), università di Pisa, Scuola Normale Superiore di Pisa, università di Napoli Federico II. Pubblicato sul Journal of Geophysical Research – Solid Earth, il modello ha avuto l’obiettivo di studiare la storia dei Campi Flegrei e fornire stime sul suo possibile comportamento futuro.
Per cercare di prevedere il comportamento del vulcano più pericoloso d’Europa, i ricercatori hanno studiato le circa 70 eruzioni degli ultimi 15.000 anni e visto che queste si sono concentrate in tre epoche eruttive della durata di alcuni secoli o millenni, alternandosi a periodi di quiescenza durati millenni.Spesso le eruzioni vicine nel tempo hanno formato gruppi vicini anche geograficamente, prevalentemente lungo i bordi della caldera e nella sua zona centro-orientale. L’ultima di queste eruzioni è quella di Monte Nuovo, avvenuta nel 1538, dopo oltre 3.000 anni di quiescenza, e i ricercatori sono partiti da questa per ipotizzare due scenari. «Assumendo che l’eruzione di Monte Nuovo abbia segnato l’inizio di una nuova epoca eruttiva della caldera, il modello fornisce una stima media di poco più di un secolo del tempo di attesa prima del prossimo evento calcolato da oggi, ma con una grande variabilità della stima», ha spiegato Augusto Neri, direttore della Struttura Vulcani dell’Ingv. In particolare, ha aggiunto, «il tempo di attesa può variare tra diversi anni fino ad alcune centinaia».
Viceversa, nello scenario in cui l’eruzione di Monte Nuovo non segni l’inizio di una nuova epoca eruttiva, «queste stime crescono significativamente, arrivando anche a tempi di attesa previsti per la prossima eruzione superiori al millennio». Le stime realizzate, ha osservato l’esperto, sono di carattere statistico e basate esclusivamente sulla conoscenza della storia eruttiva del vulcano, nell’ipotesi che il suo comportamento passato sia rappresentativo di quello futuro. Sono comunque complementari alle previsioni di breve termine, che sono invece possibili con il monitoraggio del vulcano e lo studio dei processi che governano la risalita di magma nel sottosuolo.
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1 novembre 2016 – Terremoti, al via bandi da 25,6 milioni per prevenzione sismica
Sono stati pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania numero 71 del 31 ottobre (sezione Decreti dirigenziali -Dipartimento 53 delle Politiche Territoriali – D.G. 8 Direzione Generale per i lavori pubblici e la protezione civile), bandi pubblici per complessivi 25 milioni e 600mila euro destinati alla prevenzione sismica e alla messa in sicurezza del territorio.
Si tratta di tre tipologie di interventi: microzonazione sismica, miglioramento/adeguamento sismico o demolizione e ricostruzione di edifici e infrastrutture di interesse strategico; rafforzamento locale, miglioramento sismico, demolizione e ricostruzione di edifici privati.
I finanziamenti sono destinati ai Comuni che, successivamente, per quanto riguarda la messa in sicurezza degli edifici privati, pubblicheranno a loro volta bandi pubblici.
Questo il dettaglio delle risorse:
– 1,3 ml di euro sono destinati alla microzonazione sismica;
– 20,7 ml per la messa in sicurezza di edifici pubblici strategici di proprietà comunale, rilevanti ai fini di protezione civile
– 3,6 ml per gli edifici privati.
La graduatoria che sarà redatta dagli uffici alla stregua delle domande pervenute per gli interventi previsti, andrà a scorrimento. E sarà tenuta presente anche per l’attribuzione delle ulteriori risorse in arrivo dal Dipartimento per questi stessi obiettivi, pari ad altri 19 milioni di euro
Assessorato Protezione civile e Lavori Pubblici Regione Campania Centro Funzionale Multirischi e Sala Operativa Protezione civile Direzione Generale 08 Lavori Pubblici e Protezione civile, ufficio stampa e comunicazione Via De Gasperi, 28 – Napoli 3926686262 Fb: Uffstampa ProtezioneCivile Llpp RegioneCampania
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13 ottobre 2016 – www.REGIONE.CAMPANIA.IT – 500 bus 220 treni per evacuare 700 mila persone. Il piano Vesuvio 13 Ott 2016 Campania, Vesuvio, Vincenzo De Luca. La Regione Campania e la Protezione Civile presentano il nuovo piano di sicurezza in caso di eruzione del Vesuvio.Con 500 bus e 220 treni al giorno, in 72 ore potranno essere evacuate le circa 700.000 persone, abitanti nei 25 comuni interessati.Le zone di indirizzo riguardano diciannove regioni.Il presidente Vincenzo De Luca si è speso in prima persona e ha dichiarato che, entro la fine di ottobre, si avrà il completamento del piano, ovvero quando tutti i comuni coinvolti avranno presentato i rispettivi piani alla Protezione Civile.“Abbiamo istituito un fondo di rotazione di 40 milioni di euro e altri 40 sono pronti per i Comuni, dando preferenzialità a quelli della zona rossa”, ha concluso il governatore.Alla presentazione del piano a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione, era presente anche il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio.Foto: eruzione del Vesuvio nel 1944.di:Riccardo Trecca autore giornalista e blogger. da: Tiscali e foto
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12 ottobre 2016 – PIANO EVACUAZIONE, MANFREDI: FINITA L’ERA DELL’EMERGENZA, LA REGIONE PUNTA ALLA PREVENZIONE. Si esce dalla logica dell’emergenza per puntare alla prevenzione». Con queste parole il deputato Pd, Massimiliano Manfredi ha commentato il piano per l’emergenza Vesuvio illustrato oggi dalla Regione Campania. «Dopo la tragedia che ha colpito il Centro Italia, la Regione Campania si interroga e si mette subito in moto con un piano straordinario per essere pronta con tutti i mezzi necessari ad affrontare eventuali calamità anche grazie alla sinergia con i sindaci dei territori che appronteranno e approveranno i piani per ciascun Comune. E superando così i ritardi non più accettabili degli ultimi anni».Ufficio stampa: 3480031476 Da:Massimiliano ManfrediA:massimiliano.manfredi;
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11 OTTOBRE 2016 – “PIANO EVACUAZIONE VESUVIO”, IL 12 OTTOBRE INCONTRO IN SALA GIUNTA CON IL PRESIDENTE DELLA REGIONE E IL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE.
Domani, alle ore 11, il Presidente della Regione Vincenzo De Luca e il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale Fabrizio Curcio, incontreranno gli organi di informazione in Sala Giunta, a Palazzo Santa Lucia, per illustrare il “Piano Evacuazione Vesuvio”.[http://www.sito.regione.campania.it/loghi/regionecampania/Logo%20ReCA%20CMYK%20b_chiara.jpg]
Giunta Regionale della Campania – Ufficio StampaVia Santa Lucia, 81 – 80134 Napoli
Tel. 081 7962383 – fax 081 7962385 e-mail: ufficio.stampa@regione.campania.it
www.regione.campania.it
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30 Set 2016 Sensazionale scoperta. Ci sono altri sei vulcani nel Golfo di Napoli
Riccardo Trecca golfo di Napoli, vulcani. Durante la campagna oceanografica condotta da un gruppo di studiosi dell’INGV, del CNR e dell’Università Federico II, sono stati scoperti sei vulcani sottomarini.
Questi sono situate a 3 chilometri dalla costa, di fronte al Vesuvio, tra Torre Annunziata ed Ercolano.
La scoperta è stata pubblicata questo mese sulla rivista scientifica americana Geophisical Reserch Letter.I coni hanno un diametro di circa 800 metri e sono state notate tracce di colate laviche, risalenti al periodo medievale.Queste scoperte, secondo gli addetti ai lavori, dovrebbero essere tenute presenti nei piani di rischio.
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1 settembre 2016 -A quasi un mese dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, centinaia di esperti geomorfologi provenienti da tutta Italia si sono incontrati nel Geoparco del Cilento, per tenere l’assemblea generale dell’Associazione Italiana di Geografia e Geomorfologia (AIGeo) e ricordare che in Italia esiste una condizione di multi-rischio: c’è pertanto, la necessità di considerare in modo integrato il rischio idrogeologico congiunto a quello vulcanico e sismico.«Il Marsili è un vulcano attivo che sta nel mare. Il pericolo di una esondazione è reale. Il vulcano c’è e non è spento. Siamo a rischio». Ne è convinto il professore Francesco Dramis dell’università Roma tre. L’esperto di geomorfologia ha lanciato l’allarme a chiusura di un incontro che si è svolto nei giorni scorsi a Ceraso.
Tra i «mostri» da tenere sotto osservazione anche il Marsili, il più grande vulcano attivo situato nelle acque del Mediterraneo tra la costa del basso Cilento e la Calabria. Un vulcano sommerso ma ancora attivo che se dovesse risvegliarsi potrebbe diventare pericoloso per tutte le popolazioni che abitano le zone tirreniche, costa cilentana e golfo di Policastro compresi.
Una scossa di terremoto di magnitudo 3.2 con epicentro vicino al vulcano è stata registrata mercoledì mattina a poche ore dall’intervento del professore Dramis a Ceraso. Altre scosse erano state registrate nei giorni scorsi. Il sisma avvenuto in mare aperto non è stato avvertito sulla costa o dagli abitanti delle isole vicine ma preoccupa per la vicinanza dell’epicentro al Marsili. Come evidenziato dal Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e dell’Ingv, il Marsili ha una natura esplosiva e viste le sue dimensioni un’eruzione violenta provocherebbe uno tsunami che in meno di trenta minuti colpirebbe le coste di Campania, Calabria e Sicilia. «È una realtà – ribadisce il professor Dramis – in merito alla quale ci sono diverse posizioni da parte degli studiosi. Ma il Marsili è attivo per cui può risvegliarsi in qualsiasi momento. Lo stesso discorso vale per il Vesuvio a Napoli. In caso di allarme la gente non farebbe neanche in tempo a scappare». Per il professore Dramis l’unico modo per convivere con questo «pericolo» è conoscerlo. Il rischio non si può eliminare, solo mitigare.da: Il Mattino 26 settembre 2016
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