“Così piccolo, così indifeso. Pochi giorni fa era sbucato dalla tasca di un redattore de Il Mattino. «L’ho trovato per strada, stava finendo sotto la ruota di un’auto…». Merlino, pochi giorni di vita e una fame da lupo, sembrava avercela fatta. Poi, all’improvviso, il suo cuoricino è impazzito, gli occhietti si sono chiusi e non li ha più riaperti. Che fare quando ci capita di raccogliere un uccello caduto dal nido? «Va detto prima di tutto che le specie selvatiche sono patrimonio dello Stato, vanno protette e devono vivere in libertà», spiega Marcello Zannotti, attivista del Centro recupero animali selvatici del Wwf agli Astroni di Napoli. Due varietà. Vi sono due tipi di nidiacei: nidicoli e nidifughi. I primi (passeri, merli e colombi) quando nascono sono totalmente inetti e per sopravvivere hanno bisogno delle continue cure dei genitori. Invece i nidifughi (anatre, oche) appena nati vanno via dal nido e, sempre aiutati dai genitori, cominciano la loro vita. In questo caso bisogna lasciarli nel loro ambiente, salvo che non siano feriti. Primo soccorso. Se l’uccellino cade dal nido, secondo l’esperto, bisogna cercare di rimetterlo al suo posto o comunque di lasciarlo il più vicino possibile al nido, magari in un punto alto per sottrarlo ai pericoli. I genitori continueranno a seguirlo e alimentarlo. Se ciò non è possibile (ambiente disturbato, automobili, predatori…), allora è meglio prelevarlo. La «tana». La prima cosa da fare è mettere il piccolo uccello in una scatola con all’interno un morbido panno, che però non abbia fili pendenti che potrebbero avvolgersi attorno al corpo, e con dei fori per l’aria. Prendetelo in mano il meno possibile per non stressarlo e contattate un centro specializzato a cui consegnarlo. Se non potete portalo immediatamente in uno di questi centri allora è necessario prestargli le prime cure. Dategli da bere dell’acqua (mai del latte), soprattutto se fa caldo. Il cibo. Cercate di capire di che specie si tratta in maniera da poter scegliere l’alimento adatto. Ci sono uccelli granivori e insettivori: per i primi è in vendita nei negozi per animali un preparato in polvere di colore giallo (uova e miele) che va impastato con acqua. Se è un insettivoro bisogna acquistare un apposito mangime che va anch’esso miscelato con acqua. L’imbeccata. L’alimentazione è la fase più laboriosa. Se siete fortunati il pulcino aprirà spontaneamente il becco facendovi capire che ha fame, ma a volte questo non accade e allora si dovrà procedere a una somministrazione forzata, aprendo delicatamente il becco con le mani e facendosi aiutare da una seconda persona che gli darà il cibo. L’operazione va effettuata nella giornata con intervalli, tra un’imbeccata e l’altra, di 20 minuti per i più piccoli. Col passare dei giorni la frequenza delle imbeccate va ridotta, fino a quando l’uccellino saprà cibarsi da sé. In Campania ci sono due importanti centri per il recupero della fauna selvatica. Il primo è situato nell’oasi Wwf degli Astroni (Napoli); l’altro nella riserva protetta, sempre del Wwf, di San Silvestro (Caserta). In entrambi troverete persone esperte, capaci di prestare a questi orfani e ad altri animali selvatici le cure più adatte secondo la specie a cui appartengono”. (Marcello Zannotti, attivista del Centro recupero animali selvatici del Wwf)

Categorie: Ornitologia

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