UNIMPRESA. Le news
12 luglio 2014
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Pa. Unioncamere Campania e Unimpresa contro tagli a Camere commercio
Nasce il patto tra sistema camerale e imprese: correggere le misure inserite nella riforma della pubblica amministrazione
“No ai tagli alle Camere di commercio inseriti nella riforma della pa, che genererebbero, in tutto il territorio nazionale, pochi risparmi per le imprese e, allo stesso tempo, conseguenze negative su diversi fronti: servizi alle aziende, occupazione, economia e indotto”. Lo dichiarano Unioncamere Campania e Unimpresa Campania in relazione alle misure previste dalla riforma della pubblica amministrazione varata dal governo col decreto legge numero 90 del 24 giugno 2014. Nasce così il patto tra aziende e Camere di commercio per chiedere a governo e Parlamento un ripensamento e quindi una urgente modifica del provvedimento varato a giugno, ora all’esame della Camera dei deputati.
Secondo il presidente di Unioncamere Campania, Maurizio Maddaloni, “mettere fine ad un sistema di servizi alle imprese, partendo dal dimezzamento dei diritto camerale, fino all’ipotesi di trasferire il Registro delle imprese in capo al ministero dello Sviluppo e svuotando di fatto tutte le funzioni proprie e stabilite dalla legge nazionale, delle Camere di Commercio, significa smantellare di fatto un sistema che, in questi anni, è stato e continua ad essere un esempio di come un ente pubblico gestito direttamente dal mondo delle imprese, possa valorizzare le attività economiche dei territori in maniera efficiente e trasparente”. Secondo Maddaloni ”la strada intrapresa dal Governo procurerebbe – se percorsa fino alla fine inseguendo l’istinto ‘iconoclasta’ di leader politici fulminati sulla via della spending review – solo un ulteriore danno ed un aggravio certo di costi (scaricati questa volta tutti sullo Stato e quindi su lla tassazione dei cittadini e delle aziende) al sistema tutto delle imprese”.
Secondo il presidente di Unimpresa Campania, Raffaele Ottaviano, “quelle proposte dal governo sono norme non finalizzate a una seria razionalizzazione della spesa della pa, fondata – come sarebbe stato opportuno – su analisi approfondite, ma misure volte a tagliare i costi in maniera indiscriminata senza valutare a fondo le conseguenze sia sui servizi offerti alle imprese dalle Camere di commercio sia sul sistema camerale che comunque dà lavoro a migliaia di persone. Non solo: il pacchetto messo a punto a palazzo Chigi potrebbe avere conseguenze pesanti pure sull’economia e il cosiddetto indotto che oggi vive a fianco alle Camere di commercio. Tutto questo verrebbe controbilanciato da irrisori benefici per le imprese, misurabili in pochi euro annui di risparmi sui diritti camerali”.
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3 luglio 2014
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Crisi. Unimpresa, debito pubblico cresce di 8,6 mld al mese
L’analisi dell’associazione: fallisce la politica del rigore, il buco si allarga a un ritmo sempre maggiore. Longobardi: “Basta austerity, giù le tasse”
Corre sempre più veloce il debito pubblico italiano. Negli ultimi dodici mesi, tra aprile 2013 e aprile 2014, il “buco” nelle finanze statali è cresciuto di 103,5 miliardi di euro, pari a una media di 8,6 miliardi al mese. Un ritmo che lo ha portato a superare la quota di 2.146 miliardi. Tale media è più alta rispetto a quella registrata nel periodo aprile 2012-aprile 2013, quando il debito si allargava di 7,01 miliardi al mese. Questi i dati più rilevanti che emergono dal rapporto flash del Centro studi Unimpresa “Il debito pubblico italiano”.
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, negli ultimi due anni (da aprile 2012 ad aprile 2014) il “buco” nei conti della pubblica amministrazione è aumentato complessivamente di 187,6 miliardi di euro; oltre la metà dello stock aggiuntivo del periodo 2012-2014 è stato accumulato negli ultimi 12 mesi, arco di tempo nel quale il debito è salito di 103,5 miliardi. Nei dodici mesi precedenti la fetta di debito in più era stata pari a 84,1 miliardi. Dati che dimostrano una crescita costante e a una velocità sempre maggiore: alla fine del 2012 l’ammontare del debito era a 1.989,5 miliardi; alla fine del 2012 il debito era a quota 2.069,3 miliardi.
“Questi dati – dice il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – confermano che la politica del rigore attuata negli ultimi snno, si rivela insufficiente non solo per la salute dei conti statali, ma anche sulle prospettive. Le scelte dei vari esecutivi, Monti, Letta e pure Renzi, hanno colpito le poche speranze di ripresa dell’economia”. Secondo Longobardi, “per salvare le micro, piccole e medie imprese deve essere abbattuta la pressione fiscale con interventi seri e rigorosi, non più rinviabili. Adesso basta con l’austerity, giù le tasse”.
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2 luglio 2014
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Artigianato. Da Unimpresa e CCIAA di Napoli un progetto dedicato agli acconciatori
Si è tenuto presso l’Auditorium della sede di Unimpresa di Castellammare di Stabia, il convegno dal titolo “L’Acconciatore da mestiere a professione”, promosso dall’associazione, con il contributo della Camera di Commercio di Napoli, nell’ambito delle iniziative per la promozione del territorio e l’aggiornamento normativo.
Il progetto ha visto l’attivazione di sportelli informativi per la durata di tre mesi, che hanno erogato assistenza tecnico-legale, amministrative e normative a tutte le aziende interessate nei Comuni di Napoli, Castellammare di Stabia e Pozzuoli.
All’incontro hanno preso parte Raffaele Ottaviano, presidente di Unimpresa Area Metropolitana di Napoli, Vincenzo Longobardi, componente della giunta della Camera di Commercio di Napoli, Francesco Paolo Coda, responsabile dell’Area Fiscale di Unimpresa e Rosario Pirrò, responsabile Sistri e Gestione Rifiuti dell’associazione.
Ottaviano ha evidenziato l’importanza di essere vicini alle imprese, di fornire sempre maggiori informazioni sulle normative in vigore.
“La categoria di settore deve essere tutelata e rappresentata nel modo migliore così che le grandi professionalità non vadano disperse – ha spiegato – avendo nel contempo garantito alle imprese uno strumento di accesso rapido ed agevole alle sempre più stringenti normative emanate, ritenendo necessario la formazione professionale, la promozione di un codice comportamentale per innalzare il livello di qualità del servizio ed offrire maggiori garanzie di professionalità e tutela ai clienti consumatori”.
Longobardi ha portato i saluti del presidente dell’ente camerale di Napoli, Maurizio Maddaloni, evidenziando il ruolo delle Cciaa nell’affiancamento alle imprese, negli aggiornamenti normativi e sottolineando la vicinanza dell’ente anche nel campo del sostegno al credito, attraverso i Confidi.
“Da anni la categoria lamenta sofferenze – è intervenuto Coda – in relazione a due criticità tipiche del settore in quanto caratterizzato da un’elevata incidenza di manodopera: l’Iva sul costo del lavoro e gli oneri contributivi sul personale. I due aspetti sono strettamente interconnessi in quanto sul primo punto la categoria evidenzia che il servizio è caratterizzato da una forte componente di manodopera rispetto al prezzo finale. E, quindi, l’aliquota Iva, oggi al 22%, finisce per essere una tassa sul lavoro iniqua se paragonata ad altre categorie dove è stata adottata una misura di aliquota iva ridotta al 10%. Sul secondo punto è stato richiesto a viva voce dalla base associativa una normativa più snella e meno onerosa per l’assunzione di apprendisti, le “botteghe scuola”, la formazione professionale ed i tirocini formativi. Questi elementi sono tra le ca use fortemente incentivanti del lavoro nero e dell’abusivismo molto diffusi in questo settore. Le proposte più immediate attengono quindi alla necessità di ridurre l’aliquota iva al 10% e maggiore semplicità e facilità di inserimento delle figure professionali attraverso la riforma dell’artigianato e delle forme di formazione professionale”.
Al termine del convegno sono stati divulgati i dati raccolti durante le fasi di sportello territoriale, che hanno totalizzato circa 1500 contatti. I quesiti e le segnalazioni hanno riguardato accesso a credito (17%), confusione normativa (8%), elevato costo del lavoro e lotta all’abusivismo (29%), studi di settore e aliquota iva penalizzante (22%), riconoscimenti professionali (4%), segnalazioni di attività abusive (16%) e un restante 4% di altre voci.
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1 luglio 2014
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Fisco. Unimpresa Napoli: Pos, strumento inutile ed aggirabile
“L’obbligo del Pos in vigore da oggi è una misura inutile che non porterà alcun vantaggio sul versante della lotta all’evasione fiscale. La misura, infatti, che per l’altro non è agganciata ad alcuna sanzione in caso di violazione, è facilmente aggirabile: professionisti, artigiani e commercianti potranno proporre uno sconto ai clienti che pagano in contanti e aggireranno il pagamento elettronico, evitando così la tracciabilità della transazione. Né più né meno di quanto non avviene già quando non si emette lo scontrino o non si rilascia la fattura. È inutile prendersi in giro. Sorprende, pertanto, che una banale analisi di questo tipo non sia stata fatta dal legislatore che, alla fine, ha varato l’ennesima norma pasticciata e senza senso”. Lo sostiene il Centro studi Unimpresa, in relazione all’obbligo di Pos (point of sale) in vigore da ieri per profession isti, commercianti e micro imprese. “Gli unici ad avvantaggiarsi – sottolinea il presidente di Unimpresa Area Metropolitana di Napoli, Raffaele Ottaviano – saranno le banche e i produttori dei Pos che vedranno aumentare il loro fatturato. Non è certo questa la strada per contrastare i cosiddetti furbetti delle tasse, obiettivo perseguibile solo con un serio piano volto all’abbattimento della pressione tributaria che grava sia sulle famiglie sia sulle imprese”.
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23 giugno 2014
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Criminalità, aziende subiscono estorsioni da 10 mld l’anno
I dati sul racket contenuti nella seconda edizione del libro “I costi dell’illegalità e la lotta alla criminalità organizzata” che sarà presentato domani 23 giugno, al convegno di Unimpresa “Legalità dove sei” con il Procuratore nazionale antimafia Roberti.
Oltre 200mila i commercianti e gli artigiani colpiti dall’estorsione che pagano il 65% del pizzo italiano, 6,5 miliardi. Con l’usura tassi fino al 1.500% annuo
Vale 10 miliardi di euro l’anno il
“giro d’affari” del racket che grava sulle imprese italiane. La quota più ampia è a carico dei commercianti costretti a pagare alla criminalità organizzata un pizzo pari a 6,5 miliardi (il 65%).
Sono oltre 200mila i negozianti e gli artigiani colpiti dall’estorsione.
Sono alcuni dei dati contenuti nella seconda edizione del libro dal titolo “I costi dell’illegalità e la lotta alla criminalità organizzata”, edito da Unimpresa, che saranno resi noti domani, lunedì 23 giugno, alle ore 11, presso la sala del consiglio della Camera di Commercio di Napoli, nell’ambito della presentazione del volume.
“L’estorsione – Luigi Scipione, autore del libro, professore universitario e membro del Comitato di presidenza di Unimpresa – al di là dei suoi ritorni in termini economici, è l’attività criminale che più di ogni altra induce assoggettamento e conferma la posizione di supremazia sul territorio dell’associazione”.
Secondo Scipione “l’atto del pagamento del pizzo (praticamente un gesto automatico) da parte di quasi tutti gli operatori economici presenti su di un dato territorio, rappresenta nel modo più plastico la posizione di diffusa ed indiscussa soggezione verso la criminalità organizzata da parte della società civile e del tessuto economico che esprime.
Assoggettamento, posizione di supremazia, controllo del territorio, rappresentano l’essenza del potere criminale. E questo, a sua volta, è la premessa, il formidabile fluidificante che consente, poi, alla organizzazione di fare ed imporre sempre nuovi affari, di entrare sul mercato imprenditoriale e conquistarlo (e, su altro versante, di entrare in quello politico ed assumere un ruolo di primo piano). Sebbene rimanga invariato il numero dei commercianti e piccoli imprenditori taglieggiati non possiamo non notare una contrazione del numero delle attività legali e una crescita di quelle di proprietà mafiosa”. Per quanto riguarda l’usura, Scpione osserva che “la sensazione più diffusa e raccapricciante è che esistano settori in cui l’usura si va facendo sempre più sofisticata ed indipendente anche rispetto alla criminalità organizzata, in particolare il settore professionistico e, a certi livelli, lo stesso sett ore bancario”.
Ai lavori, aperti da Maurizio Maddaloni, presidente della Camera di Commercio di Napoli e da Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, prenderanno parte don Tonino Palmese, vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Napoli, Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia, Luigi Scipione, autore del libro e docente di Diritto dell’Economia alla Federico II di Napoli, Filippo Beatrice, procuratore aggiunto della Repubblica di Napoli, Francesco Antonio Musolino, prefetto di Napoli, Guido Marino, questore di Napoli, Gaspare Sturzo, magistrato e presidente del Ciss, il Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo.
Il dibattito sarà moderato dal vice direttore del Tg1, Gennaro Sangiuliano mentre le conclusioni sono affidate a Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania.
“Il presente lavoro è la seconda tappa di un’attività di ricerca volta a dimensionare il grado di esposizione dei nostri territori e delle nostre imprese alle insidie alimentate dal dilagare dell’illegalità nel tessuto socio-economico del paese – si legge nell’introduzione al libro – Nel solco tracciato dalle numerose iniziative intraprese da Unimpresa, l’indagine condotta si muove con cifra innovativa, rivolgendosi agli imprenditori “soffocati”, al mondo giudiziario, a quello economico-finanziario, a quello della scuola e della formazione delle giovani generazioni. D’altra parte lo studio di queste complesse relazioni tra economia illegale e criminalità non ha solo un interesse speculativo. Da esso dipende sia l’efficacia delle politiche volte a combattere fenomeni sociali degenerativi che minacciano la nostra convivenza civile e il progresso e sia l’idea stessa che abbiamo del nostro vi vere collettivo e, in definitiva, dei valori, delle identità e degli interessi del mondo in cui viviamo”.
Ufficio Stampa Unimpresa
a cura dell’Ago Press
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